Si dice comunemente: L’Italia, il Paese della musica; probabilmente perché abbiamo avuto musicisti come Giuseppe Verdi, Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti e tanti ancora. Tutto questo viene presentato però, quasi come se negli altri Paesi non si conoscesse la musica e questa, fosse solamente una prerogativa tutta italiana. Davvero è soltanto l’Italia il Paese della musica? Non credo proprio!
A parte Johann Sebastian Bach, Ludwig van Beethoven, Wolfgang Amadeus Mozart (solo per citarne alcuni). che certo non hanno bisogno di presentazioni, trovo che negli altri Paesi esista un entroterra di cultura musicale, molto più corposo e spesso, che non da noi in Italia.
Lo possiamo notare quando si entra, ad esempio, in una chiesa della Svizzera tedesca (cito quel loco perché ci sono stato in vacanza); sistemati sopra i banchi, troveremo i cantici delle preghiere con al fondo della pagina, le note del pentagramma abbinate alle sillabe del testo.
Praticamente da quelle parti chiunque, anche i non musicisti, chiunque sa leggere la musica, esattamente come ognuno di noi sa leggere un giornale senza essere laureato in lettere.
Se entriamo in una chiesa italiana invece, nei cantici di preghiera troveremo soltanto il testo senza il pentagramma in quanto, durante la funzione, è il prete che dà l’intonazione ai fedeli dall’altare.
Mettere infatti le note del pentagramma sotto le sillabe dei testi infatti, non avrebbe senso perché nessuno nel nostro Paese, saprebbe decifrare tali simboli ovvero, le note musicali a meno che ovviamente non abbia frequentato delle specifiche scuole in questo senso.
Se la gente in Italia non sa leggere la musica è forse colpa sua? Davvero non credo ma piuttosto delle Istituzioni che, mi sembra, non fanno quanto è necessario o meglio, fanno (anche troppo) quanto è necessario per demolire indirettamente, ogni iniziativa rivolta in questo senso.
E’ interessante notare che anche in passato ad esempio, durante il periodo della Controriforma, in Italia si misero dei vincoli severissimi (all'epoca c'era il rogo), per chi voleva comporre della musica; ricordiamo la Messa che Palestrina scrisse in onore a papa Marcello nel tentativo di intenerirlo e commuoverlo (detto in termini moderni, insaponarlo) per ottenere da lui il permesso di scrivere musica come se la sentiva dentro e non come gli veniva imposto dalla legge di allora.
Se poi vogliamo essere ancora più completi e pignoli (l’ho letto su un interessantissimo volume di musica antica), tornando ancora più indietro nel tempo, noteremo che la musica era oltremodo osteggiata anche dagli antichi romani perché la vedevano come roba per femminucce...
Se qualche facoltoso mecenate costruiva a sue spese un Auditorium per concerti, non appena finita la stagione di questi concerti, il teatro veniva completamente raso al suolo ( in fondo, se erano finiti i concerti…) E’ noto infatti, che questi Auditorium, in genere venivano costruiti in legno e non in muratura appunto perché il mecenate, promotore dell’iniziativa, già sapeva che fine avrebbe fatto il suo teatro.
Non credo che da allora sia cambiato molto, a parte la forma esteriore e le dinamiche che comunque perseguivano e perseguono (mi sembra) sempre lo stesso fine: impedire con qualunque mezzo, che la cultura musicale superi un determinato livello, un tetto precedentemente stabilito.
Tutto questo, nel mio piccolo, lo posso ben dire con cognizione di causa perché insegno musica nella scuola media da oltre 20 anni.
Considerando quanto detto e guardando le cose da questa ottica quindi, credo sia proprio ridicolo affermare che l’Italia sia Il Paese della musica, del bel canto e chissà di che altro ancora.
Dopo questa premessa che avrebbe lo scopo di fare una panoramica d’insieme circa l’argomento musicale che voglio affrontare, ecco il punto.
Bisogna riconoscere che, allo scopo di sensibilizzare la musicalità nella gioventù, la musica venne resa obbligatoria nella scuola media già dal 1979, ora siamo entrati da qualche anno ormai, nel 3° millennio; ma davvero siamo diventati più musicali ?
Davvero abbiamo sviluppato il buon gusto e davvero siamo in grado di apprezzare il meglio che ci offre la vita? Intendo dire: il meglio a prescindere, e nel modo più assoluto, dal meglio che ci viene offerto e quasi imposto dall’influenza dei mass media? Mah………difficile rispondere.
Da come sono strutturate le cose invece, sembra (ho detto solo sembra ) che questa musica nella scuola media, debba essere solo un proforma ma che assolutamente non si debba imparare a fare veramente musica, pur se non a livello di Conservatorio, almeno indirizzati su quella strada.
Se l’insegnante accetta passivamente tale condizione, non avrà grandi soddisfazioni professionali, ma in compenso vivacchierà senza troppi problemi, fra un inutile Consiglio di Classe, ed un ancor più inutile Collegio Docenti, preoccupato solamente di non sforare il tetto massimo delle 80 ore annuali previste per queste riunioni.
Non credo oltre tutto, sia la questione delle 80 ore la cosa importante; ci fosse davvero un problema (uno serio) indipendentemente dalle 80 ore, ci si dovrà riunire per risolverlo, ma se non c’è il problema, cosa ti riunisci a fare, anche se non si sono raggiunte le 80 ore?
Al limite, a condizione ci sia un buon rapporto fra colleghi, per socializzare meglio si potrebbe di tanto in tanto, andare in pizzeria e passare un momento distensivo (guardandosi bene però, dal parlare di scuola) consumando in tale loco, oltre che la pizza, anche il restante delle 80 ore; trovo questo, molto più simpatico e anche più favorevole all’insegnamento.
E’ certo comunque che questa formalità inutile delle riunioni invece, completamente fine a se stessa, dequalifica notevolmente la cultura, l’arte e…la musica.
Questo genera, a mio avviso, una grande demotivazione nell’insegnante e da lì, possiamo immaginare le conseguenze negative sulla didattica.
Tornando al tema, che sarebbe quello di fare si, musica, ma non più di tanto; posso dire che nella mia carriera scolastica, più volte mi sono capitati soggetti molto dotati musicalmente ed io, come loro insegnante, mi sono sempre sentito in dovere di valorizzare ed evidenziare il loro talento naturale dandogli, in occasioni di concerti scolastici, delle parti solistiche più difficili ed impegnative.
E’ da non credere ma sovente, per questo, ho trovato delle opposizioni non indifferenti; ricordo a questo proposito, che una collega mi disse, subito dopo un concerto scolastico, che non avrei dovuto favorire così tanto questi alunni e dare loro la possibilità di esprimersi in modo così evidente in quanto, i ragazzini non bravi come loro, poveri piccini, ne avrebbero sofferto moralmente e avuto delle frustrazioni psicologiche.
A parte che quando non mi vengono messe contro le classi (come ho la sensazione che qualche volta succede), vedo che tutti gli alunni imparano a suonare uno strumento musicale leggendo le note sul pentagramma, ma certo, non tutti raggiungeranno gli stessi livelli; ora secondo questa collega io avrei dovuto obbligare questi alunni a suonare volutamente male, per non far soffrire di invidia (perché in fondo, è di quella che stiamo parlando) quelli meno dotati.
Un'altra collega mi disse, alla fine di un concerto scolastico tenuto al Museo del Risorgimento (con l’intervento della maschera torinese Gianduia, il dottor Flamini): “ Si d’accordo, tutto bene, ma non è giusto che tu porti avanti i più bravi con delle parti solistiche ed impegnative, e gli altri che rimangano nell’anonimato; o tutti o nessuno”.
Quindi io avrei dovuto obbligare quelli meno bravi, a fare dei brani difficili, non adatti a loro e ai più bravi, dare delle parti banali, unicamente per non far soffrire quelli meno bravi e livellare così ogni cosa in una statica e anonima mediocrità (ne troppo bene, ne troppo male).
Non credo che questo sia molto educativo; ognuno deve occupare il posto che è in grado di ricoprire.
Tra l’altro, in tanti anni di insegnamento, non ricordo di alunni che hanno sofferto per questo (a meno che non vengano manipolati dall’alto e che non parlino con bocca altrui) anzi, hanno sempre tenuto un atteggiamento come di tifosi, nei confronti dei loro compagni più dotati musicalmente .
Secondo il concetto filosofico di alcuni saggi greci (per la Grecia la musica era importantissima), soprattutto Socrate e Platone, la musica vissuta a livello amatoriale, era considerata un ottimo mezzo educativo perché stimola il senso dell’estetica, così che (parole testuali di Platone) il ragazzino che si esercita con la musica, imparando a suonare uno strumentino o a cantare una bella melodia, qualora sentirà una nota stonata o una brutta esecuzione, non la potrà sopportare.
Evolvendo così il concetto di bellezza, estrapolato per finire anche dalla musica stessa, questo ragazzino non sarà nemmeno più in grado di sopportare una cattiva azione, una azione negativa, anche se non perseguibile per legge, ovvero, una cosa che faccia soffrire il prossimo o che crea imbarazzo; in una parola, una azione di cattivo gusto
E’ questa la grandezza di Platone, uno dei padri del pensiero occidentale; le leggi ci devono essere, e devono essere assolutamente di impronta democratica per mille motivi; ma è proprio in una legge democratica che il malfattore troverà degli spazi per fare i suoi comodi, ossia del male.
Secondo Platone, questo inconveniente lo si risolve (perlomeno in buona parte) insegnando la musica ai ragazzini a livello amatoriale e questo, unicamente per il piacere di fare e sentire buona musica. I ragazzi dopo il necessario tirocinio, divenuti adulti, avranno in repulsione il male e si serviranno della legge in modo sensato, non per rispettare o far rispettare una legge fine a se stessa, ma soltanto come base e punto di riferimento per fare del bene (è questo lo scopo di una legge) in quanto sapranno istintivamente distinguere il bene dal male perchè prima, quando erano ragazzi, si sono esercitati a distinguere il “bello” dal “brutto”, studiando appunto musica.
Personalmente mi permetto di aggiungere alla grandezza del pensiero platonico, anche il mio punto di vista personale in quanto, come essere umano, sono anche io portato a pensare e quindi, pure a riflettere .
E’ risaputo che la mente, lo stato d’animo e le emozioni umane, non sono mai ferme, statiche, di conseguenza hanno sempre bisogno di un qualche cosa che le alimenti e che le guidino, o in positivo, o in negativo.
In sostanza, se al giovane non vengono offerte occasioni favorevoli che consumino positivamente la sua carica emotiva, questo giovane cercherà altre occasioni per consumare a modo suo, queste emozioni così che, ci saranno più probabilità che molti/e ragazzi/e prendano cattive strade. Nella scuola media l’insegnamento musicale troverebbe la sua giusta collocazione rispetto a quello che era il pensiero di Platone circa la didattica musicale.
Purtroppo però, come disse quel tale: Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani che tradotto musicalmente potrebbe significare: Abbiamo messo (sulla carta) l’obbligo dello studio musicale, ora dobbiamo metterla nella testa e soprattutto, nell’animo degli italiani, ossia degli stessi insegnanti (soprattutto quelli di altre materie), dei Presidi, dei genitori ecc… e invece, almeno per quanto mi risulta, non è sempre così anzi, il più delle volte tale materia è ridicolizzata ed insieme ad essa, anche il docente che l’insegna.
Ricordo che in passato, dovendo partecipare ad un Concerto se ricordo bene, di Settembre Musica, fui invitato a scrivere il mio Curriculum Vitae ed io, fra le altre cose, scrissi che ero docente di Ed. Musicale nella scuola media; il responsabile del Concerto allora, mi disse: “No..no..questo non lo devi dire altrimenti ci faresti una brutta figura…”.
Purtroppo con il tempo, mi resi conto che aveva perfettamente ragione. Certo è che tale mentalità, in un Paese che ha la pretesa di definirsi molto musicale, risulta perlomeno… curiosa . Attualmente, come detto, sempre da come vedo io le cose, l’insegnante di musica si troverà benino nella scuola dell’obbligo, soltanto se terrà in ordine il suo registro, se farà finta di svolgere una lezione (per avere l’opportunità di scrivere qualcosa sul registro), onde poter tirare a campare... Quando, e se agisce così però, la colpa non è sua perché se gli venisse mai l’idea di lavorare sul serio, si troverà a camminare contro corrente; vedrà se stesso, assieme alla sua materia (la musica), che nell’immaginario collettivo saranno diventate una cosa sola, completamente ridicolizzati e snobbati e da lì, potrebbero cominciare i problemi.
Uno dei problemi più comuni, è che potrebbe risultare strano, sia da parte dei bidelli e a volte, di qualche collega (non tutti chiaramente), il sentire nei corridoi della scuola, una bella melodia suonata al flauto dai ragazzi, proveniente da un’aula in cui si svolge appunto una lezione di musica. Ho notato che questo destabilizza molto di più che non il sentire, ad esempio, alunni urlare in modo esagerato, sempre nei corridoi.
Tali alunni magari ricevono blandi richiami, quasi affettuosi e materni, ma sentire della musica suonata sempre da questi ragazzi, allora no, questo è davvero troppo.
Così che, per tale motivo, ci sarà sempre qualcuno che sentirà il bisogno di entrarmi in classe per ricordare agli allievi di consegnare le verifiche, (guarda caso durante l’ora di musica) o per ricordare che qualche alunno deve ancora dare i soldi per la gita (ancora guarda caso, proprio durante l’ora di musica) oppure, per rimproverare gli alunni (naturalmente, sempre quando c’è l’ora di musica) perché non hanno consumato per intero la porzione della mensa. Tra l'altro, se quelli, in quanto figli di "papà" hanno sempre la pancia piena, anche se nel terzo mondo si muore di fame, non potranno comunque consumare per intero la loro porzione.
Una volta per questo, una Preside ha avuto il coraggio di frugare fra i rifiuti delle immondizie, recuperare cibi non consumati e piombarmi in classe nel pomeriggio per fare ai ragazzi una incredibile scenata sventolando come un trofeo, tali cibi non consumati e mandare a monte, a seguito del malumore, della demotivazione e dello scoraggiamento provocato nella classe, il concerto scolastico per il quale i ragazzi si stavano appunto esercitando.
Quindi, allorché sono riuscito ad ottenere dei risultati concreti (un’altra volta ancora: guarda caso), i vari Presidi di turno, hanno incominciato ad osteggiarmi in modo incredibile, sproporzionato, esagerato (a questo proposito, ho una nutrita documentazione scritta e protocollata, dove trapelano eccessi comportamentali fuori del comune).
Non so se sto parlando a nome dei colleghi di musica, ma è certo che sto parlando a nome di me stesso perché quanto sto dicendo mi è successo nella realtà.
Ho cambiato molte scuole, ma in ognuna di esse, poco più o poco meno, la politica anti-musica ha continuato la sua lunga tradizione, fedele al suo impegno preso chissà quando e chissà perché, assumendo aspetti, connotazioni e modalità diverse
Io credo che se davvero si volesse dare incremento a quest’arte, bisognerebbe includere come materia d’obbligo, un minimo di filosofia e soprattutto, la lettura e lo studio del libro Repubblica di Platone; per quanto riguarda matematica, collegare allo studio dei numeri e delle note, il fenomeno delle oscillazioni molecolari, il numero esatto di ognuna di esse e di conseguenza, la nota che viene generata dal numero esatto di queste oscillazioni e fare a questo proposito, esperimenti.
A livello di Ministero, preparare argomenti interdisciplinari obbligatori in questo senso che contengano la possibilità di questi agganci e di conseguenza, pianificare alcune ore della settimana di compresenza fra insegnanti coinvolti in queste materie.
Ecco qual è il posto che dovrebbe trovare, nell’immaginario collettivo italiano e la musica.
Chi lo sa, se davvero Platone avesse ragione (come io personalmente credo) e se davvero si dovesse fare tutto questo, potremo verificare nel nostro Paese e nel nostro quotidiano esistere, un bel salto di qualità, di miglioramento e di benessere.
Giulio...