PREFAZIONE
Io amo molto il concetto filosofico di Socrate che per me è stato uno dei più grandi della filosofia; trovo che la sua massima: "Io so di non sapere", è la base che apre tutte le porte del … sapere.
A me questa frase ha fatto un gran bene, forse perché quando andavo a scuola (era la metodologia di una volta), l’insegnante anziché stimolarmi nello studio interessandomi all’argomento, mi stimolava dandomi dell’ignorante, dell’incapace, e dicendomene di tutti i colori (mi consolavo perché non ero il solo ad essere trattato così).
Leggevo almeno una cinquantina di volte le pagine che dovevo portare per l’interrogazione perché, se non ero preparato (anche quella era l’usanza dell’epoca) erano sonori ceffoni. Una volta ho provato a parlarne con mia madre e per poco non ne prendevo delle "altre" (di botte intendo), perché mi disse: Vuoi che l’insegnante non ti dia più ceffoni? allora…. studia!!!!!! ….
Infatti io studiavo solo per evitare le botte, nemmeno per il voto, solo che in questa atmosfera particolarmente tesa, ovvero studiare per non prendere botte, sarebbe stato davvero troppo pretendere che l’allievo (cioè io) operasse anche dei collegamenti in modo sereno, intelligente ed autonomo, che si appassionasse a quello che stava leggendo, che facesse ulteriori ricerche, di sua iniziativa, per integrare quello che già conosceva ecc.
Quando io avevo imparato le pagine a memoria per l’interrogazione, avevo evitato schiaffoni, ero perfino riuscito a rimediare un…sei, cosa volevo di più dalla vita …un Amaro Lucano forse?
E' chiaro tuttavia che una volta che avevo superato la prova dell’interrogazione, avevo preso il mio sei, avevo evitato le botte, il giorno dopo di tutto quello che avevo memorizzato, non rimaneva nemmeno più l’ombra…E’ chiaro pure che questa non è cultura, soprattutto se in classe c’era chi, non so perché, era trattato con mille riguardi, presi sempre come modello per stimolare gli altri.
Una volta l’insegnante notando che nel compito di uno di questi tipi mancava la virgola, ha lasciato la classe per andare in sala professori a prendere dal suo cassetto una lente di ingrandimento, ritornare in aula, riesaminare con questa lente il compito, e ad un tratto esclamare quasi trionfante: "Si…la virgola c’è…era soltanto scritta in modo molto leggero". Insomma…quello la (il mio compagno di classe), era uno che non sbagliava mai….non so il perché, ma ancora oggi ricordo molto bene il suo nome……
Comunque sia, un po’ perché io studiavo molto mal volentieri per i motivi detti, un po’ perché quando l’interrogazione era terminata non ricordavo più nulla di quello che avevo risposto (e a volte, anche di quello che mi era stato chiesto), un po’ perché c’era sempre qualcuno più bravo di me che mi veniva fatto pesare in modo incredibile sia dai miei genitori, che dai miei insegnanti i quali, stando a quello che mi dicevano, lo facevano solo per il mio bene, per stimolarmi ecc, io sono cresciuto come un nemico dello studio e della cultura. Sono diventato infatti professore di musica solamente perché la musica mi piaceva al di la di tutte queste cose.
Che enormi squilibri comunque….adesso se il ragazzino non ha voglia di studiare, tu gli devi comunque dare un bel voto…diciamo che è meglio altrimenti dovresti fare una relazione a parte per scrivere gli interventi di recupero che hai operato nei suoi confronti e tante altre cosette così….. insomma…se il ragazzino è un somaro, la colpa è tua …Un bellissimo video di Antonio Albanese, rende magnificamente l’idea di quello che è lo stato d’animo dell’insegnante di fronte a certi elementi, e di quello che sono gli esami nella scuola media dopo la Riforma.
Quello che sto affermando ora, anche se è solo come introduzione e prefazione, trovo che già rientri non poco nel merito del tema del presente esposto. Infatti credo che possa essere normale, con il tempo, che avvengano leggere varianti nel pensiero umano (in questo caso, nella metodologia didattica), ma che nel giro di un paio di generazioni solamente, tutto debba essere rivoltato, ribaltato e purtroppo non certo in meglio in questa maniera, credo sia davvero preoccupante.
Questo dimostra che l'essere umano, malgrado abbia raggiunto notevoli progressi nel campo del sapere, non è per niente stabile nelle sue conoscenze che a volte, sono piuttosto errate.
Le sue conoscenze (quelle dell’essere umano), malgrado che gli esperti le facciano cadere molto dall’alto, con discorsi altisonanti, mirati più che altro a evidenziare la loro erudizione, la loro competenza e professionalità ecc. non sono esatte…lo dimostrano appunto, per parlare di scuola, questi continui cambiamenti di strategie metodologiche, didattiche e pedagogiche..
Non credo occorra essere dei super geni, saper fare sfoggio di cultura, di competenza e di grande abilità oratoria, con interminabili e pallosissime riunioni e seminari rivolti in questo senso, per capire che era sbagliato prima e lo è anche ora... due sistemi estremi esagerati; è chiaro che la cosa più giusta è la via di mezzo.
Una certa severità finalizzata più che altro, a mettere i ragazzi davanti alle loro responsabilità, ma senza arrivare ai metodi di una volta. Ho sempre notato che una idea anche se in un primo momento è giusta, se viene esagerata diventa oltremodo sbagliata.
Per tornare al tema principale di questo mio argomento, dirò che sono cresciuto con la frustrazione di avere una cattiva coscienza e un cattivo rapporto nei confronti della cultura (mi sentivo in colpa perché non volevo studiare in quanto non ne avevo assolutamente voglia) conseguentemente, di essere ignorante; un po’ perché me lo dicevano a scuola attribuendo la causa alla mia non voglia di studiare, e un po’ perché in effetti, non avendo appunto voglia di studiare, non potevo saperne un gran ché così, dopo diverse peripezie ideologico-culturali, come pure del mio quotidiano esistere, non venni a conoscere Socrate considerato, da me perlomeno, il padre del pensiero occidentale…..
Da Socrate venni a sapere, una volta compreso appieno il suo concetto, che praticamente per quanto tu studi, resterai sempre una grande ignorante (che bello….non ero più il solo…davvero fantastico). Infatti la prova galileanamente certa di questo è che se consideriamo come è grande l’Universo e come è piccola la terra in proporzione (e come è grande invece la terra rispetto a noi), quante sono le cose che ancora sfuggono agli scienziati e di quelle quattro cosette che sanno, neppure ne sono veramente sicuri perché il più delle volte sono di pareri contrari.
Anche parlando dell’uomo più colto della terra, se si dovesse mettere sulla bilancia tutte le cose che conosce da un lato, e dall’altro lato tutte le cose che non conosce ma che esistono e che per tale motivo determinano la sua ignoranza, vedremo come la bilancia penderebbe dalla parte dell’ignoranza (non per niente l’Universo viene anche chiamato…Infinito).
A questo punto non mi riesce di non pensare all’Apostolo Paolo il quale disse che la fine dei tempi sarà caratterizzata da una umanità che credendosi saggia, sarà in realtà divenuta pazza; vediamo infatti che la ragione, pretende di avere ragione anche su Dio, ovvero, saperne più di Lui (se non è pura follia questa…), oltre ad altre follie collaterali, tipicamente umane, che hanno praticamente portato alla rovina il nostro pianeta
SOCRATE
Il pensiero di Socrate quindi mi fece un gran bene e mi apri la porta per altre interessantissime considerazioni. La vera Porta, la Porta di tutte le porte ovviamente, è quella di Gesù, ma per veramente comprendere i Suoi insegnamenti, bisognerebbe riuscire ad estrapolare la sua immagine dalla religiosità cui siamo abituati a vederla; è necessario, perché Lui non era assolutamente un religioso, ne tanto meno, un bigotto.
Non dimentichiamo infatti che quelli che lo hanno messo in croce, erano le persone più bigotte e religiose del mondo di allora…(a proposito di religioni, sarebbe interessante approfondire quello che non è successo durante tutto il medio evo durante l’inquisizione, di come hanno tragicamente terminato la loro vita quelle povere vecchiette che hanno avuto la sfortuna di rimanere sole al mondo… e soltanto che, per il momento, non ho voglia di entrare nel merito di questi fatti….) Per ritornare a Socrate (e a tutti i liberi pensatori), non credo sia un male esaminare il punto focale di quelli che, anche loro, hanno cercato di dare un senso alla vita e hanno cercato…e sicuramente, qualcosa hanno trovato (come disse il Maestro di tutti i maestri: "cercate e troverete"…), soprattutto se la loro ricerca è stata condotta in modo onesto, sincero, sia con loro stessi che con gli altri.
Intanto se ci soffermiamo sul tema classico socratico: io so di non sapere, siamo obbligati gioco forza, a diventare più umili il che, è sempre una bella cosa; questo ci tranquillizza, ci toglie lo spirito di competizione e ci fa intendere la parola ignorante, non più come un insulto, ma come un semplice dato di fatto se si considera l’immensità delle cose che ci circondano, come dissero in passato anche altri grandi (senza tuttavia farne un concetto di base credo) ad esempio G. Pascoli che disse: "pace uomini, troppo grande è il mistero che ci circonda"…mistero sta a non conoscenza quindi…ignoranza.
Anche Shakespeare disse: "Fra cielo e terra esistono cose che le nostre meschinità umane nemmeno si immaginano"….anche: nemmeno si immaginano sembra piuttosto evidente che voglia dire ancora…ignoranza. Una cosa è certa, che se si interiorizzassero questi concetti, non solo si diventerebbe più umili perché si verrebbe ad essere più consapevoli della nostra ignoranza, ma si creerebbero i presupposti per diventare un giorno ... meno ignoranti nel senso che potrebbe nascere in noi il giusto desiderio di conoscere, di fare ricerche, di non adagiarsi sulle pochissime cose che si conoscono (a volte anche in modo sbagliato), di essere sempre in un atteggiamento di ricerca… in una parola, di crescere il che significa…. vivere.
PLATONE
Un altro personaggio interessantissimo che ebbi, come dire, l’onore di conoscere a seguito della conoscenza fatta prima con Socrate (quasi come se me lo avesse presentato egli stesso), fu Platone il discepolo prediletto di Socrate. Il bene che ne ho potuto trarre dalla conoscenza con questo nuovo personaggio, non è stato poco. Infatti il sottoscritto per guadagnarsi onestamente la pagnotta, insegna musica nella scuola media, un luogo che sembrerebbe (anzi…che è), il meno adatto per l’apprendimento di quest’arte raffinata, elegante, piacevole, che migliora la qualità della vita, che trasmette positive emozioni e questo, a causa dell’ambiente terra-terra che esiste sovente nella scuola dell’obbligo (soprattutto nelle scuole statali dell’Italia del nord), forse un po’ meno in quelle private credo...francamente non so.
Quando mi venne offerta la possibilità di insegnare nella scuola dell’obbligo, non mi chiesi certamente che significato potesse avere questa mia attività nell’ambito della società umana…quello che mi interessava, era solo lavorare. Quello di cui mi resi subito conto appena incominciata la mia carriera di insegnante, era di notare come fosse bistrattata tale materia (la Musica), in un ambiente dove la volgarità e la cattiva educazione veniva indirettamente…e a volte anche direttamente, esaltata.
Io giudicai la cosa come il risultato di una sottocultura tutta italiana; la cosiddetta cultura metropolitana. Quando un ragazzino (forse spinto da qualcun altro…magari dagli stessi genitori) mi chiedeva a cosa servisse la musica, io avevo una certa difficoltà a rispondere anche se tale materia era diventata obbligatoria già nell’anno 1978-79
Con la scoperta di Platone (a seguito di quella di Socrate), venni a sapere, nel suo pensiero portante, che l’educazione del giovane la si ottiene con l’educazione dell’ethos…ovvero del culto della bellezza, soprattutto musicale, perché il fanciullo (come lo chiamava lui) abituandosi alla bellezza della musica, non potrà più sopportare un’azione di cattivo gusto anche se quella con la musica, non ha più nulla a che fare. L’educazione musicale, come giustamente veniva chiamata fino a qualche tempo fa, integra praticamente la legge in quanto certe azioni che possono dispiacere, che creano imbarazzo e che fanno comunque del male, ma che a volte non costituiscono reato (ma che comunque fanno del male), saranno evitate in modo spontaneo da colui che, fin da ragazzo, ha studiato musica in quanto a livello istintivo, rifiuterà qualunque cosa che sia di cattivo gusto, sconveniente, che crea imbarazzo o fa appunto del male, a prescindere dalla legge stessa.Praticamente, educando il giovane in questo senso ovvero, con la musica, si potrà arrivare la…dove la legge non puo’ (e non deve) arrivare, in quanto deve essere di impronta democratica (guai non lo fosse), dove tale legge giustamente, dovrà avere per forza dei limiti….davvero una mente raffinata questo Platone, che mi ha aiutato a prendere consapevolezza dell’importanza del mio lavoro, quasi come se fosse una vera missione. Certo è che se avessi avuto colleghi e presidi più all’altezza della situazione, a parte alcuni casi isolati, nel mio piccolo avrei potuto fare molto di più per la società.
ARISTOTELE
E' inevitabile che dopo aver fatto la conoscenza con questi due personaggi, non facessi pure la conoscenza con Aristotele, il nipote didattico di Socrate; nipote perché era il discepolo prediletto di Platone. A onor del vero, devo dire che il pensiero portante di Aristotele non lo conosco ancora bene, ma so ad esempio (ecco un altro cervello decisamente raffinato) che secondo lui, la matematica non è assolutamente una scienza esatta a dispetto del famoso detto: La matematica non è un’opinione, ma una scienza secondo me, oltre modo approssimativa in quanto nella natura non esiste una cosa, o elemento, completamente identico all’altro; figuriamoci poi se questi elementi identici li consideriamo infiniti ....
Ricordo che un carissimo collega di matematica, al quale va tutta la mia simpatia, forse perché stufo di insegnare i soliti numeri con i soliti risultati scontati, volle insegnare qualche cosa di più oltre a quelli naturalmente, incominciò a dire nelle sue classi che nella realtà, due più due non fanno quattro ma un numero che più o meno gli assomiglia (questo perché non esiste un elemento completamente uguale ad un altro).
Questo professore benché a mio avviso, sia da stimare in quanto i suoi ragionamenti non seguivano solamente tracce prestabilite della cultura convenzionale, ma avevano il tipico iter di uno che ricerca le cose, commise comunque un grosso errore: quello di non tenere conto degli insegnamenti di un altro grande, anzi, del più grande di tutti ossia di Gesù il quale (è Lui che lo disse testualmente): "Non date le perle ai por…" ovvero, detto in altre parole meno dure: "Dobbiamo capire quando gli altri non capiscono e comportarci di conseguenza".
Infatti questo piccolo errore, gli costò non poco in quanto lo giudicarono non tanto bene (proprio uno che insegna matematica viene a dire queste cose?). Ci furono per questo, grandi contestazioni all’interno di quella scuola e i ragazzi, credendo di fare chissà quali grandi cose, magari sentendosi protagonisti di un avvenimento quasi storico, gli diedero non poco filo da torcere fra riunioni, assemblee, delegazioni, portavoci ecc. (era una scuola delle superiori) cose che un insegnante normale avrebbe evitato con grande cura…
Ma io credo invece, che questo insegnante abbia vissuto veramente perché, oltre che insegnare secondo il programma prestabilito, ha messo anche qualche cosa di suo, dimostrando così di essere vivo (come direbbe quel professore interpretato da Antonio Albanese)…Forse questo professore nel suo futuro, prima di parlare alla classe in un certo modo, valuterà meglio chi si troverà davanti e se ne varrà la pena.
Io credo che una cosa bella sarebbe, anche per aprire meglio la mente dei discenti, stabilire già nella programmazione di matematica, che gli elementi non sono tutti uguali e che pertanto, nei calcoli fra numeri altissimi, le differenze aumenteranno non poco, tanto da sfasare completamente i risultati se si dovesse procedere di conseguenza ma, per nostro comodo, noi faremo finta che tutti gli elementi siano identici, e questo all’infinito, in modo da poter fare tranquillamente le nostre operazioni… credo che una programmazione didattica di matematica con questa premessa, sia la cosa migliore nel rispetto della cultura, della democrazia culturale e del discente stesso ossia; dargli la possibilità di considerare lo spazio e i limiti per effettuare i suoi lavori e le sue considerazioni, però senza presunzione e senza nessuna esaltazione per la materia.
IL POST ARISTOTELICO
Nella Grecia antica, della cui cultura Roma si era innamorata tanto da rimanere a sua volta da lei conquistata, dopo averla in un primo momento conquistata militarmente, operavano molti filosofi alcuni dei quali a mio avviso, veramente interessanti…uno di questi è sicuramente Epicuro il quale pure lui, da delle dritte che potrebbero essere suscettibili di molti ulteriori sviluppi assolutamente, assai interessanti.
Poiché rischierei di andare fuori tema, mi limiterò ad accennare di lui solo alcune cosette che assolutamente ritengo siano da teneresi in considerazione. Per lui ad esempio, la felicità la si ottiene non tanto con le cose che riusciamo ad avere e che tanto avevamo desiderato, ma con lo stato d’animo che riusciamo a realizzare ovvero, con l’apprezzamento di quel poco o tanto che si ha o che si è. Purtroppo l’animo umano è di fatto ingrato, che considera come cosa scontata quello che ha quindi, incapace di apprezzarla. Ecco allora che la sua massima cade a fagiolo quando dice che la felicità altro non è che pausa al dolore; non avere qualche cosa di più, ma che il dolore cessi. In questo modo l’individuo, facendo il confronto di come si sentiva quando soffriva, può apprezzare meglio quando non soffre più…quando il dolore fa la sua pausa.
Personalmente l’ho sperimentato sulla mia pelle; infatti una volta avevo terribilmente sofferto un mal di denti, provando dolori inesprimibili poi, all’improvviso, non so nemmeno io per quale ragione, il dolore è cessato, non gradualmente, ma di colpo…non riuscivo a crederci… non mi sembrava vero…. La felicità che ho provato in quel momento, è stata molto più grande di tutte quelle volte che non ho sofferto il mal di denti
Tornando al discorso principale, è da notare una cosa che a me sembra davvero curiosa…Aristotele era della scuola di pensiero di Socrate, colui che disse che il saggio sa di non sapere; maccanismo mentale che apre le porte del sapere in quanto chi ne è cosciente, cercherà appunto di sapere. Ecco ora un grande paradosso che, se lo si considera attentamente, risulta essere direi, molto incredibile ma allo stesso tempo, anche ricco di insegnamenti.
Come si è detto, Aristotele fa parte della scuola di pensiero di Socrate quindi ciò che viene da lui dovrebbe, almeno in grandi linee, rappresentare la base di questo concetto fondamentale. Invece da come vedremo, le considerazioni fatte in futuro (che per noi è già passato), diventeranno esattamente il contrario di quello che andava dicendo Socrate e non credo per colpa di Aristotele, ma piuttosto per colpa di chi crede già di sapere e per questo, non ritiene necessario cercare di sapere ancora.
Si perde così lo spirito di ricerca, prerogativa soltanto di chi è consapevole di essere ignorante, impigrendo quella bella voglia di cercare e verificare se tutto corrisponde ecc. Praticamente questo genere di persone delega (per una falsa considerazione di rispetto, ma che in realtà è solo pigrizia mentale) ad altri, considerati più bravi, a fare quella cosa che differenzia l’uomo dall’animale, ossia pensare e riflettere. Ipse Dixit diventa la parola d’ordine per chiarire punti e domande che la persona normale ogni tanto si pone….L’unica garanzia di essere nel giusto rimane solamente: perché lo diceva lui …. Aristotele.
Ora è vero che Aristotele era una mente non da poco, ma è anche vero che ognuno di noi, ha le facoltà mentali per leggere, considerare, fare le sue supposizioni ecc. ossia, ha il diritto e la capacità di pensare (facoltà che distingue l’uomo dalla bestia) di conseguenza anche se Aristotele la pensa in un certo modo non è male verificare, con tutto il rispetto per lui ovviamente, se quello che dice è giusto e, soprattutto, perché lo è o perché non lo è.
Se si pensa che a causa di questo, nel medio-evo molta gente è finita sotto tortura, c’è davvero da essere allibiti e sbalorditi (non ci sono parole capaci di esprimere tali assurdità). Anche Galileo se l’è vista brutta, però se la cavò perché disse alla fine, che aveva torto lui e ragione il clero di cui, una delle sue roccaforti era appunto il pensiero di Aristotele ovviamente deformato e adeguato alle sue esigenze)….Tuttavia come sappiamo, Galileo dopo aver giurato e stragiurato, non riesce ad impedirsi di mormorare fra se: eppur si muove... riferendosi alla luna.
Quante preoccupazioni inutili, che resteranno come un monumento di vergogna e stupidità eterna, nel futuro dell'umanità. Pensare che è tanto semplice: Aristotele le vede così, io la vedo cosà….e si lascia che ognuno la pensi come meglio crede…purché ci sia la salute…..Intanto le cose restano come sono comunque, e non cambiano solo perché siamo riusciti a convincere il nostro interlocutore o tentato di farlo…questa è davvero una grande stupidità
Il punto focale di quello che voglio dire è che se uno, nel suo piccolo, non si esercita a pensare a seguito delle sue riflessioni logiche, e non a pensare come vuole assolutamente le linea di pensiero ufficiale o che vuole assolutamente la maggioranza, la sua vita rimane come limitata
In passato non potevo soffrire Nietzsche per via della teoria del super uomo (di cui Hitler ne fece il suo caposaldo), ma mi sento debitore ad una Preside con la quale avevo stabilito un buon rapporto di collaborazione didattica (L’unica Preside in tutta la mia carriera) che mi ha fatto conoscere meglio il personaggio secondo il quale, è super uomo quella persona che si, imita gli altri nel vestire, nel parlare e cosette così, per non essere sconveniente e non creare imbarazzi, ma nel suo interno, nel suo modo di essere e di pensare, potrà trovarsi d’accordo con gli altri (o in disaccordo) solo occasionalmente, in quanto come essere umano, ha una sua personalità e un suo modo di essere che lo fanno pensare in modo autonomo; quando alcune persone con questa mentalità si ritrovano, per loro sarà quasi come un festino perché potranno integrarsi a vicenda nelle loro considerazioni…una cosa davvero interessante
Il grande errore che si è fatto nel medio-evo quindi (oltre a tantissimi altri che adesso non mi sembra il caso di approfondire), è stato quello di quasi divinizzare Aristotele. Era si un grande, ma anche gli altri possono pensare per i fatti loro, senza delegare necessariamente lui….Per finire, la grandezza di Aristotele si rivela come nemica della cultura stessa perché lui, essendo così bravo, poteva pensare per tutti (primo errore). Inoltre, se uno "sapeva" quello che lui diceva, era considerato saggio altrimenti no (altro grande errore) Il bellissimo pensiero di Socrate va in questo modo, a farsi friggere…tali errori condizioneranno il pensiero collettivo di un intero continente e per una intera epoca.
Ecco però che all’orizzonte appare un altro filosofo di cui abbiamo poco prima già parlato; in effetti era uno scienziato, ma della sua scienza ne aveva fatto una filosofia inaugurando il famoso metodo sperimentale il cui nome rimane ad esso legato. Personalmente credo che nel corso dei millenni, ci sia sempre stato da qualche parte, un geniaccio, un cervellone che ha inventato cose straordinarie come ad esempio, quella di volare; ci sono isolate testimonianze in questo senso, ma con Galileo è diverso perché inaugurando il metodo sperimentale, si creano i presupposti, e di conseguenza un filone irreversibile di invenzioni le quali costituiranno una base per ulteriori considerazioni, ulteriori esperimenti e ancora…altre ulteriori invenzioni il tutto mirato ad accumulare, in modo sistematico, sapere al sapere facendo sempre un riferimento alle invenzioni precedenti; nasce la cultura del metodo sperimentale che in seguito darà vita (più avanti) alla corrente dell’illuminismo la quale, farà uscire di fatto e di mentalità, l’uomo dal medio evo
Ho notato che se alle spalle di una qualunque cosa, c’è un pensiero consistente e profondo, al di la dell’essere sbagliato o giusto (se giusto è meglio), questa qualunque cosa prenderà più consistenza. Lo testimoniano quelle grandi civiltà che a livello organizzativo erano si molto evolute, ma possedevano un concetto di pensiero piuttosto elementare e che per finire, sono praticamente scomparse dalla Storia
A mio avviso il concetto filosofico di Galileo, espresso tramite le sue ricerche scientifiche, è come se fosse la risposta a quello di Socrate: io so di non sapere; quello di Galileo infatti è come se rispondesse dicendo: "Si è vero, sono un ignorante, infatti mi sto accingendo a procedere con questo esperimento proprio perché ancora non so e voglio sapere come realmente stanno le cose". Una volta terminato l’esperimento, è come se continuasse nella sua risposta dicendo ancora: "E’ vero che sono ancora un ignorante, perché le cose che non conosco sono pressoché infinite….ma su una cosa so di sapere ovvero, quello che ho imparato ora, grazie alla scoperta fatta a seguito del mio esperimento" e tutto questo, nel massimo rispetto di Aristotele…in fondo non è colpa sua se i posteri lo hanno enfatizzato quasi come fosse un Dio e si sono serviti di lui per sostenere l’errore e dissuadere la gente dal pensare….proprio quello che ci distingue dagli animali.
Mi sento in debito con il Prof.re Antonino Zichichi il quale, in una serie di trasmissioni televisive, in cui appariva regolarmente, ha parlato con un linguaggio chiaro, comprensibile e alla portata di tutti, dicendo cose oltremodo interessanti che mi hanno arricchito non poco.
Giulio...