Platone e La Sua Repubblica
Io credo che se uno riflette sulle opere di Platone, soprattutto su Repubblica e Atlantide ( che fa parte dei “Dialoghi”) può alla fine arrivare a identificare in una certa misura, la vera mentalità di questo personaggio. La mentalità che aveva credo, forse perché è la stessa che ritrovo in me, era quella di una persona estremamente insoddisfatta della Società che lo circondava ….Chi lo sa? Forse è stata quella la molla che lo ha indotto a scrivere tutte quelle cose? … Magari non era nemmeno consapevole di questa insoddisfazione che provava, ma probabilmente se la sentiva dentro tanto da immaginare di sana pianta, un’altra Società, completamente diversa da quella in cui viveva, più stimolante e fantastica, addirittura far finta che fosse esistita davvero però, non potendolo dimostrare, alla fine la fa sprofondare interamente con tutte le sue meraviglie e il suo fascino, nell’acqua e nel fuoco … Potrebbe essere stato davvero così.
Un’altra volta invece più obiettivo, più consapevole che la realtà è quella e nulla serve a cullarsi nel sogno immaginario di un’altra società più fantastica ed attraente, decide di tenere la realtà per quella che è, però migliorarla. Per questa Società che decide di accettare quindi (Repubblica), propone delle innovazioni tali da renderla decisamente migliore (quindi diversa) rispetto a quello che era in precedenza ai suoi tempi, e che magari è ancora oggi, ai nostri tempi, malgrado le apparenti diversità esteriori. Anche qui possiamo vedere che in fondo, sia in un modo che nell’altro, questa Società (quella esistente) al nostro personaggio non gli sta bene proprio per niente; o ne immagina una diversa, o cerca di cambiare, nel limite delle possibilità, quella che c’è …. Caspita …. è proprio uguale a me quel tipo, e chissà a quanti altri …. Quando si è scontenti di qualche cosa comunque, è meglio attivarsi per migliorare, piuttosto che immaginare e far finta che sia già tutto “migliorato”, come probabilmente è stato quando ha scritto: “Atlantide” ….
Una Società Ottimale
In tale società quindi, quella proposta da Platone nella “Repubblica” dove tra l’altro la musica, tiene un posto di primissimo piano, possiamo notare due caratteristiche che secondo me, sono alla base di quello che è la vita umana. Infatti le liti fra gli esseri umani non si contano; è incredibile il numero di liti (senza contare quelle fra Nazioni) che avvelenano il nostro quotidiano esistere eppure, malgrado ciò, l’uomo (e la donna) vive in società, si ricerca, ci si organizza con i propri simili, che sono a volte motivo di lite, ci si danno delle leggi, si stabiliscono delle punizioni per chi non le rispetta e avanti così … Vediamo ora questo particolare importante, punto cardine di una civiltà evoluta ossia, la Legge e la punizione (due cose legate fra loro) per chi non la rispetta; importante argomento per una Società giusta ed equilibrata …. che pretende di essere civile.
Le Punizioni Per Chi Infrange La Legge
Tante volte le punizioni per chi infrange la legge, o sono esagerate, eccessive, fuori luogo, o ancora, profondamente ingiuste; infatti non sempre la “Legge” è sinonimo di Giustizia, (vediamo le leggi folli, del nostro recentissimo, e più lontano passato), oppure queste leggi sono soltanto una farsa e un pro forma, quando magari il colpevole ha fatto veramente, molto del male. Secondo Platone quindi, colui che amministra la giustizia deve si, ispirarsi alla legge (quando come si è detto, questa non è demenziale ), che serve come punto di riferimento e canovaccio di base, ma deve maggiormente ispirarsi al suo, se ce l’ha, personale buon senso (certo che quello dovrebbe averlo assolutamente) e sensibilità umana; qualità che secondo Platone sono indispensabili, soprattutto per chi amministra la legge. Tali qualità si sviluppano, almeno in una certa misura, anche con lo studio della musica a livello amatoriale, iniziato già fin da ragazzi.
Praticamente non è la “Carta” (ovvero la Legge) quella che migliorerà la vita umana, ma saranno le qualità dell’uomo stesso, incluso il buon senso che si sviluppa appunto anche con lo studio della musica, il quale alzerà notevolmente il livello della sua stessa vita differenziandolo così dalla bestia, e che lo renderà superiore alla legge stessa. Platone, indubbiamente un tipo molto pragmatico, mira all’essenziale, valorizza la musica finalizzata soltanto a questo fine (un edonismo non fine a se stesso), considerando la musica un elemento praticamente indispensabile per rendere l’essere umano migliore, evitargli il declino inarrestabile che potrebbe farlo degenerare fino al livello di bestia, e in che modo? Esaltando quello che è già in lui allo stato latente ossia, il senso della bellezza, del buon gusto, dell’estetica (cose di cui l’animale non ha nemmeno consapevolezza) e questo, solo allo scopo di rendere l’uomo migliore, sensibile ai problemi umani, ed equilibrato; prerogative indispensabili per chi gestisce la Giustizia o emana addirittura delle leggi.
La Musica Elemento Capace Di Migliorare L’Uomo
Facendo un piccolo riferimento con quello che Platone ritiene quasi come indispensabile per una buona interpretazione e gestione della Giustizia e della Legge ovvero, l’insegnamento musicale praticato a livello amatoriale e intrapreso fin già dall’infanzia (la materia che ho insegnato per anni nella scuola media), sento la necessità di sviscerare meglio questo importante argomento in quanto ho la sensazione, basandomi sulle esperienze personali vissute, che nemmeno i Capi d’Istituto (I Presidi), e pure molti colleghi, sanno veramente perché viene insegnata tale materia nella scuola media che in fondo, non è un Conservatorio e nemmeno un Liceo musicale. L’accettano e basta ... nel senso che non possono fare altrimenti ma molto sovente, non sapendo veramente quale sia la sua utilità, dal loro atteggiamento trapelano una evidente intolleranza e una mal celata sopportazione, dove si evidenzia il fatto che, se non fosse per la legge, che la impone, volentieri ti caccerebbero, se non proprio a pedate … quasi.
Non possono cacciare l’insegnante di musica a pedate però, è questa la mia impressione, sovente considerano l’insegnate di tale materia come uno sprovveduto e soprattutto, lo trattano come tale perché insegna una materia praticamente del tutto inutile … secondo loro …. Magari chi lo sa? In cuor loro non giustificano nemmeno lo stipendio che tale professore percepisce mensilmente. Non c’è peggiore giudizio di uno che è ignorante. Aggettivo inteso, assolutamente, in modo socratico e nient’altro; del resto vi fu Gesù Cristo che disse, parole testuali: “Sono ciechi (non vedenti) che guidano altri ciechi”. Io credo che nel programma ministeriale per un candidato al concorso di Preside, assolutamente non dovrebbe mancare la conoscenza della filosofia di Platone, le sue opere nonché, e soprattutto, una conoscenza approfondita nonché, una rielaborazione completa e personale, dell’Opera: ”Repubblica” che rimane sempre un libro più concreto che non Atlantide. Nel medio-evo, all’Università della Sorbona, e credo in tutte le Università dell’epoca, chi voleva ottenere la Laurea doveva presentare alla Commissione, assieme ad altri argomenti, anche una sua composizione musicale. Non dico che al giorno d'oggi un Preside debba fare questo per vincere il suo concorso, però una base di cultura musicale dovrebbe averla in modo tale che, se volesse esercitare la sua autorità di capo ed intervenire anche nelle attività di un professore di musica, il suo intervento avrebbe un senso e sarebbe più opportuno.
Interventi Appropriati
Mi è successo quasi sempre, di avere a che fare con dei Presidi che non “ci capivano un’acca” di musica (a parte un paio di casi dove invece ne sapevano più di me e con i quali, ci tengo a dirlo, non ho mai avuto problemi) nondimeno, alcuni fra questi Presidi non acculturati musicalmente, durante i Consigli di Classe chiedevano ai colleghi, uno per uno (quindi anche a me) singolarmente, cosa si fosse fatto nell’arco del mese. Io naturalmente dicevo cosa avevo fatto e quelle (Presidi e colleghi), non avendo studiato musica e quindi, non riuscendo a capire di cosa stessi parlando, spalancavano tanto di occhi e di orecchie, come se parlasse un marziano … Faccio un esempio: se si era fatta “pratica strumentale” con il flauto, dicevo: “Abbiamo fatto quella canzone, quell’altra … ora conto di fare quell’altra ancora ecc …” e fin qui, tutto bene. Ma se l’attività era stata di Teoria musicale, allora magari dicevo che avevo affrontato l’argomento delle “Scale Maggiori” e le loro relative scale minori (termine un po’ tecnico) ovvero, “Il Sistema Tonale” … Le alterazioni in chiave, l’Accordo Maggiore allo stato fondamentale, al primo, secondo e terzo rivolto, “Settima di dominante” con i suoi rivolti … Oppure che avevo parlato alla classe degli “intervalli” (che nulla hanno a che fare con l’intervallo della pausa mensa) … oppure ancora … degli “Intervalli di quinta, di quarta, ossia, di quinta e quarta giusta, o eccedente, o diminuita”, “legatura”….”punto di valore” ecc. … come detto, al sentire queste cose tutti rimanevano con la bocca aperta come a dire …”Ma quello cosa sta dicendo”? … In effetti per essere meglio compreso, avrei dovuto forse, improvvisare sul momento una lezione di “Teoria e Solfeggio” ma francamente non avevo assolutamente voglia di farlo così, in estemporanea e soprattutto gratis anzi … non vedevo l’ora di tornarmene a casa e se non avevano capito quello che stavo dicendo, peggio per loro ... la legge non ammette ignoranza … anche questa “battuta”, per uscire un attimino dal discorso portante, sarebbe da approfondire … infatti ogni individuo dovrebbe avere una laurea in legge, per essere sicuro che quello che fa è legale … Sicuramente ne riparlerò in un'altra esposizione perché l’argomento mi intriga e in fondo, non si allontana troppo dall’attuale esposizione …
Per ritornare al tema, tante volte durante gli esami orali alcuni insegnanti e anche alcuni Presidi di altre scuole e presenti in quella (nella mia), in veste di Commissari esterni, quando era il turno della mia materia e l’alunno iniziava a presentare il suo argomento, non volevano assolutamente stare ai margini, ma non sapendo che cavolo dire in quanto non avevano studiato musica, cercavano di dire lo stesso qualche cosa e fare così, a modo loro, collegamenti musicali fra argomenti appena trattati e le ultime canzoni di successo (soprattutto quelle) disturbando non poco l’allievo/a nella sua esposizione …. E’ vero che un collegamento azzeccato in quel senso ci sta pure bene, anche per uscire dagli schemi ogni tanto, ma comunque uno schema ci deve essere … altrimenti non si avrebbe nemmeno la soddisfazione di uscire dallo schema stesso, e inoltre, nello schema ogni tanto si deve pur stare, altrimenti non avrebbe senso la sua esistenza …. A questo punto lo si toglie e fai prima. Oltre tutto non è possibile tirare avanti per tutto l’anno scolastico, con argomenti continuamente improvvisati e diciamolo pure, anche un po’ sciocchi e banali solo per dare di se una immagine di professore moderno e aperto di idee (puoi capire che apertura mentale…); non riesco ad immaginare qualche cosa di più stupido … Non è quello lo studio della musica … sempre se la si vuole insegnare veramente. Se la si vuole insegnare veramente, non si può impostare un argomento continuativo, che si protrae nel tempo, basandosi solo su questi discorsetti di attualità. Per imparare bene la musica non bastano soltanto questi commentini, che lasciano il tempo che trovano e che possono soltanto andare bene come materiale di conversazione per quando si è al Bar …. A meno che in tal loco, non si preferisca parlare sempre di donne, di sesso, di calcio ecc …
Musica Amatoriale e Non
Mi è venuto bene sovente, di fare riferimento alla filosofia di Platone riguardo alla musica che viene considerata da lui, come elemento valido per migliorare l’essere umano. Tuttavia è estremamente importante specificare che esiste una grande differenza fra musica insegnata a livello amatoriale e quella a livello professionale; secondo Platone, non è la musica insegnata a livello professionale che migliora l’uomo …. anzi … ma quella studiata a livello amatoriale ossia, studiata non con l’obiettivo di fare carriera, ma solo per amore della bellezza … secondo me, dovrebbe essere così anche per qualunque altra forma di conoscenza; studiare per amore della cultura e del sapere, piuttosto che per amore della carriera in se stessa. Infatti, assoggettare due cose così sublimi come : “Il sapere” e la “bellezza” alle dinamiche pedestri di una carriera, davvero la vedo come cosa altamente squallida. La musica quindi, insegnata nella scuola media, si avvicinerebbe molto al concetto filosofico di Platone anche se, forse a causa della trascuratezza tipica del nostro Paese, rimane assolutamente ai margini
E’ certo anche, mi è capitato alcune volte (e questo ovviamente, è motivo di soddisfazione), che un alunno appassionandosi a questa disciplina e avendo delle capacità in quel senso, si iscriva in seguito al Conservatorio divenendo musicista professionista a tutti gli effetti; questo io lo definirei: “Un effetto marginale secondario e positivo”. Secondario perché l’obiettivo principale, riferendomi alla filosofia di Platone, rimane sempre quello di diventare, servendosi anche della musica, migliore come persona; diventare un bravo cittadino, un bravo padre di famiglia, un bravo lavoratore o impiegato (anche si fosse in tempo di guerra) o un bravo legislatore per chi intraprenderà quella carriera, e così via. L’unico e vero obiettivo per l’insegnamento musicale nella scuola media, rimane quello che era il pensiero platonico ossia, ingentilire l’animo umano, anche perché l’essere umano non è una bestia (se è già un animale, come dicono gli scienziati, non ci vuole molto a farlo diventare anche una bestia se non si sta attenti; dipende con che cosa nutrirà il suo spirito e i suoi pensieri). Renderlo capace di cogliere le cose e le bellezze migliori che la vita offre. Soprattutto sviluppare il buon senso, indispensabile per rapportarsi con il nostro prossimo nel modo giusto e, assolutamente indispensabile, per chi ha l’incarico di gestire ed interpretare la legge. Personalmente, a fronte di quanto detto, vedo in questa materia (musica), una grande importanza …. è incredibile invece (parlo per esperienza) vedere come questa disciplina sia ridicolizzata fino all’osso …
Tutti Possono ( e Devono ) Essere Utili
Evidentemente chi favorisce ed incrementa questo stato di cose, anche se riceve un salario per prestare un servizio sociale che dovrebbe essere utile, questo servizio sociale viene mancato (però lo stipendio … rimane), mettendo più o meno consapevolmente, il bastone fra le ruote a chi vorrebbe svolgere bene il suo lavoro ….Secondo la filosofia di Platone (che per me diventa come un punto di riferimento), in una società, affinché tutto possa filare liscio, ogni membro di questa deve esistere per il bene degli altri ossia, la sua presenza è giustificata solo se la sua attività è utile agli altri e a sua volta, lui (o lei) potrà beneficiare di quello che è stato fatto dagli altri. Poiché in un agglomerato urbano le necessità non mancano di certo, ed essendo che ogni essere umano non può imparare a fare tutto quello che sarebbe necessario per una città, è bene che questa persona non impari troppe cose come si dice: “Non inseguire due lepri alla volta”, ma una soltanto, o due al massimo però di queste pochissime cose che ha imparato, saperle fare molto bene anzi, ancora di più … a meraviglia, in modo tale che chi avesse bisogno dei suoi servizi, in quanto in quelli questa persona è bravissimo, si rivolgerà a lui e lui, avesse bisogno di altre cose, si rivolgerà a chi di queste, sarà a dir poco maestro. In tutto ciò, io vedo una grande lezione di vita perché l’egoismo, che si trova enormemente radicato nel nostro animo, è completamente incompatibile con questa necessità sociale scoperta da Platone ovvero, il bisogno disperato l’uno dell’altro e non solo nel campo degli affetti o del sostegno morale, ma anche nella necessità di lavori pratici e materiali, rimane evidente quindi che questo egoismo assolutamente bisogna estirparlo dalla nostra mentalità … magari …
La Collettività
Nella vita, il “mono”, “l’univoco” non esiste. A volte si è fieri perché abbiamo trasmesso la vita ad altri esseri umani ovvero, siamo diventati papà o mamma, ma intanto trasmettere la vita è una cosa che non possiamo fare da soli per cui, questa “soddisfazione” la dobbiamo sempre condividere con altri. Se con il partner si va perfettamente d’accordo, è bellissimo, meraviglioso, ma quando l’accordo non c’è, sono brutte gatte da pelare, soprattutto se ci sono figli; è li che incominciano i cosiddetti “problemi familiari”. Quando l’essere umano, al quale abbiamo dato la vita, diventa a sua volta papà (o mamma), sarà ancora motivo per noi di grande soddisfazione; una soddisfazione però, che dovremo condividere non solo con la moglie, ma anche con i consuoceri e il genero (o la nuora) nonché, con i nostri genitori perché noi non ci siamo fatti da soli; siamo soltanto un anello di una lunghissima catena.
Significativa è una foto che ho visto tempo fa appesa ad un muro: al centro stava la festeggiata; una bambina di un anno, dietro di lei stavano i due genitori, dietro ancora, stavano i quattro nonni (i genitori di lui e di lei) e ancora dietro, stavano gli otto bisnonni ….. di chi era quella bambina? Ecco la risposta che mi sembra più naturale: “Di nessuno solamente di Dio, per che ci crede ovviamente, e se non ci si crede, questa bambina comunque rimane veramente di nessuno o forse di se stessa, ma non certo di quelle quattordici persone presenti nella foto … Noi possiamo avere delle cose, ma quelle cose non saranno mai tutte per noi, perché le dovremo sempre condividere con altri. Il concetto di proprietario assoluto, è cosa completamente irreale e illusoria. Praticamente Platone ci insegna, che la vita è collettiva in tutti i sensi, per cui i problemi di convivenza, legati intimamente con la vita stessa, devono assolutamente essere risolti al fine di poter vivere realmente … praticamente più si riducono le liti, meglio è per tutti.
Le Imperfezioni Della Nostra Società
Quello che sovente mi induceva a pensare alle imperfezioni della nostra società, quando ero ancora ragazzo, erano i discorsi che sentivo fare dai grandi. Dando per scontato che questi, essendo grandi erano anche più intelligenti (così ci veniva insegnato una volta), più giudiziosi ed esperti, quello che dicevano loro decisamente era più giusto e corposo di quello che non avrebbe potuto dire un ragazzino. Io penso però che quando qualcuno dice qualche cosa, prima di valutare il suo aspetto, ossia se è un ragazzino o una persona adulta, se gode di grande stima, se ha la voce “forense” o meno, si dovrebbe valutare invece, utilizzando il proprio stesso cervello, quello che ha detto ossia cercare di capire se le sue argomentazioni sono valide oppure no, senza lasciarsi distrarre da cose che non hanno importanza come l’aspetto esteriore o la considerazione che può godere tale persona.
Ad esempio all'epoca, anche se si era negli anni ’60 (nel pieno boom economico), c’era sempre un pochino almeno, lo spauracchio della disoccupazione e per gli industriali, il tormentone della concorrenza. Queste persone veramente educate, rispettabili, oneste....va bè...sostenevano che le guerre, non solo sono inevitabili, ma addirittura indispensabili e necessarie, soprattutto quando i mercati diventano saturi (quella era la mentalità) ossia, quando non c'è più sbocco per le vendite. Con una guerra invece, verrebbero distrutte tante cose necessarie per la nostra vita quotidiana e che quindi, dovranno essere ricostruite risolvendo così in automatico, lo spauracchio della disoccupazione...i lavoratori potranno lavorare ancora per rimpiazzare quello che è stato distrutto....bello!!!....quanti ne ho sentiti ragionare così … davvero raccapricciante questo modo di ragionare … E se io mi azzardavo ad interferire (poiché la guerra, mi sembra che non vada tanto bene) dicendo: “Ma perché non si produce solo quello che serve e il resto delle risorse umane, indirizzarlo in lavori agricoli? Uno mangia finché è sazio e il resto lo conservi"! … Credo che le reazioni le possiamo immaginare … Nel migliore dei casi mi sentivo rispondere: “Giulio … è meglio che ti occupi dei tuoi FA# e dei tuoi SIb (fadiesis e sibemolli)… perché di queste cose non ci capisci proprio niente. Benissimo … allora continuiamo a massacrarci fra di noi, così è meglio. Praticamente una fabbrica di metal-meccanica, di qualunque articolo fosse, diventava più importante della vita della gente … anzi ... di moltissima gente … Rimane molto evidente che a monte, c’è qualche cosa di molto storto e contorto … Forse percepivo questo già da allora perché essendo bambino, ero ancora libero da pregiudizi, ideologie, cultura storica e affini, e così queste cose le avvertivo meglio e in modo diretto che non un adulto, o un grande erudito, presuntuoso e pieno di se. In fondo, Giovanni Pascoli diceva che l’adulto dovrebbe conservare ancora un po’ “del suo fanciullino” e Gesù diceva che i tempi nuovi, illustrati dagli antichi profeti, saranno per chi avrà un cuore di bambino.
E' chiaro che nel sentire dire queste cose, non potevo evitarmi di pensare come non fosse possibile trovare una soluzione senza arrivare alla guerra, considerando che non erano pochi i documentari inerenti a questa (la guerra) trascorsa da pochi lustri (parlo degli anni ’60) dove andavano in onda scene davvero raccapriccianti e ripugnanti e purtroppo, assolutamente vere. Forse ero uno che prendeva le cose terribilmente sul serio?..... E come si fa a non prendere terribilmente sul serio queste cose? … Come giustamente ci esorta Primo Levi, a non meditare su quello che è stato? ... E quindi a non prenderle sul serio? Pare evidente che chi ha coniato la famosa frase “Non bisogna prendersi troppo sul serio”, anche se la frase, bisogna riconoscerlo, è di "effetto", indovinata, ha un concetto della vita davvero inconsistente e fasullo, …..Secondo me anche una bella risata, bisogna farla sul “serio” ovvero, convinti, con gusto e piacere, al fine che faccia davvero del buon sangue e soprattutto, motivata da fatti veramente comici e divertenti … Odio e trovo assolutamente ridicole (voglio essere gentile) le risate forzate, tipiche di certi ambienti, soprattutto nelle scuole dell'obbligo (è da li che provengo) come ad esempio, di alcune scuole in cui ho prestato servizio … Soprattutto di una ….non voglio dire il nome...lasciamo perdere ...
Merce Di Scambio e Denaro
Analizzando più a fondo il pensiero di Platone ossia, la necessità e allo stesso tempo il problema del “vivere insieme”, potremo dire che una di queste difficoltà e necessità, di tipo più spiccio e materiale, sta pure nello scambio delle merci. Come ben sappiamo, un tempo qualcuno magari dava una pecora per una decina di galline, probabilmente una quarantina di galline per una mucca, più o meno, e così via fino a che qualcuno non ebbe la brillante idea di inventare i soldi ovvero, un qualche cosa che avesse valore di base teorico e, su quella base, stabilire il valore della merce; il tutto finalizzato all’acquisto o alla vendita di questa (della merce), in modo più rapido e sicuro nel senso che era quella la base a cui si faceva riferimento per i vari tipi di merci. L’idea di accumulare ricchezze (i soldi) all'epoca, non aveva senso.
Probabilmente l’eccesso di ingordigia e pure la sete di potere, hanno sfasato questo concetto di ricchezza in quanto per finire, nasce gradualmente l’eccessivo “senso del denaro” che consiste nel dare valore a cose che di valore non ne hanno, obbligando tutti a dirigere l’interesse verso questo (il denaro) quando il suo reale valore era ed è, soltanto teorico e artificiale tanto da indurre chiunque, anche chi non vorrebbe esserne schiavo, a dire: “Guai se non ci fosse”!!!! E’ così ecco che il denaro ( forse meglio dire “il sistema”) diventa davvero importante oltre che sbagliato e squilibrato; tanto importante da divenire addirittura una questione di vita o di morte quando nella realtà, di valore ne ha proprio per niente. Considerando come è strutturata questa distorta scala dei valori in ricchezza, per finire viene sfalsato completamente quello che è la ricchezza in se stessa.
La Distorsione Della Ricchezza
Facciamo un esempio di “ricchezza in natura”; una bella giornata (si presume che quello che si definisce “ricchezza”, serva unicamente a rendere la vita più bella), oppure che le mucche abbiano fatto molto latte o, ancora, che il raccolto del grano sia stato oltremodo abbondante. In teoria (ma solo in teoria) tutti ne potrebbero beneficiare e dovrebbero esserne contenti … ma non è così; non è così perché c’è stato un intervento artificiale umano (meglio dire disumano), che impedisce la cosa. Infatti, a volte si mettono dei limiti alla produzione del latte o di altro per non far abbassare il prezzo sul mercato e quando si "sfora", ciò che è considerato in “esubero”, anche se è buonissimo e potrebbe sfamare tanta gente, viene semplicemente distrutto alla faccia del 8x1.ooo e del Sito: "http://www.chiediloaloro". Fare una pubblicità massiccia per sensibilizzare in questo senso l'utente (quando l'utente già paga il canone), e dall'altra parte distruggere deliberatamente le derrate alimentari cosiderate di troppo (quando c'è gente che muore di fame), davvero non ha senso. Ecco cosa è la “distorsione della ricchezza” che considero personalmente oltre che disumana, anche terribilmente squallida … A questo punto è facile immaginare che tutte le organizzazioni nate per vincere la fame nel mondo, sono soltanto patetiche organizzazioni per ingannare l'opinone pubblica, altrimenti non ci si comporterebbe così. Praticamente la ricchezza per come è considerata, si basa unicamente sulla povertà altrui … guai se non ci fosse la povertà oppure, problemi di svariata natura fra la popolazione. Sono queste le cose che, per chi sta al di sopra di esse ovviamente, sono estremamente preziose.
Patrizi e Plebei
A questo proposito mi viene in mente un episodio che ho vissuto quando era ragazzino; una nobildonna (e non solo nobile, ma anche con possedimenti e un nutrito conto in Banca) che abitava vicino alla nostra famiglia, si era affezionata a noi (forse perché non aveva figli) e sovente veniva a trovarci. Ricordo che si era molto entusiasmata quando entrai al Conservatorio e sovente veniva a trovarci solo per sentirmi suonare. Una volta mi invitò a cena, a casa sua. Ricordo che in tale occasione si parlò di molte cose, fino a che il discorso non cadde su alcune fasce sociali meno abbienti e su come era disagevole la vita per loro. Spontaneamente dissi: “Poveretti, mi dispiace per loro; lo Stato però potrebbe fare qualcosa per aiutarli”, la risposta fu: “Bravo furbo … i poveri devono sempre esserci, e sempre poveri devono restare” “Ma come!!! … che significa!!??...” “Ma come … ma come … tu pensi che la macelleria qui sotto, continuerà ad aprire sempre alle 7/30, qualora il proprietario vincesse al Totocalcio una cifra favolosa? Davvero non credo! Credi che se tutti i tassisti dovessero improvvisamente arricchirsi, chi in un modo, chi in un altro, quando tua madre ne chiamerà uno per spostarsi, magari con una certa urgenza, li troverebbe ancora così pronti e solerti?.... o dovesse trattarsi di un muratore per fare delle migliorie nella casa o di qualunque altra attività di cui si dovesse avere bisogno? Il mondo va avanti, solo perché la stragrande maggioranza della gente ha sempre un disperato bisogno di soldi" … una affermazione che mi scioccò … ma mi resi subito conto che la realtà parlava da sola, e in modo fin troppo chiaro … è ancora evidente che a monte c’è qualche cosa che non va … praticamente, affinché la ricchezza abbia un senso, deve assolutamente esserci assieme a quella, anche la povertà; incredibile davvero… come dice il titolo di un film comico: “Tutti possono arricchirsi, tranne i poveri” … Praticamente, è la povertà degli uni, che determina la ricchezza degli altri … certo che se si trovasse il sistema per far si che tutti (ma proprio tutti) possano vivere nell’agiatezza, sarebbe meglio.
A fronte di quanto detto e al di là delle belle parole di circostanza, atte a lasciare solo delle belle impressioni, rimane fin troppo evidente che la “ricchezza” quale la intendiamo ora, vive in perfetta simbiosi con la povertà e tutte le iniziative umanitarie per combattere la fame nel mondo, o sono patetici sforzi praticamente inutili o peggio, iniziative atte a gettare fumo negli occhi alla gente che guarda distratta. Facciamo mente locale su questo ipotetico avvenimento (quasi quasi, si potrebbe scrivere un libro di fantascienza): cosa succederebbe se tutta la popolazione di una città, diventasse improvvisamente ricca per motivi diversi; gli uni (magari tantissimi) ricevono qualche eredità molto cospicua, da qualche parente morto in terre lontane (o anche in terre vicine) altri vincono a qualche lotteria, altri ancora, trovano dei soldi per la strada (sarebbe un po’ insolito, ma potrebbe anche succedere), o un tesoro nel loro giardino o chissà che altro ancora, chi avrà ancora voglia di alzarsi al mattino presto per essere in orario sul posto di lavoro?
La Società Ideale e Perfetta
La Società perfetta (che per me è sempre stato il tormentone che ha accompagnato la mia esistenza, fin da ragazzo) credo che la potremmo trovare solo quando finalmente si realizzerà la famosa preghiera del Padre Nostro in cui si dice: “Venga il Tuo Regno ecc ….” E’ assolutamente certo, secondo me, che in questo Regno di Dio (la vera Teocrazia), la società vista anticipatamente dagli antichi profeti, sarà una società davvero perfetta e che Platone, il quale risorgerà anche lui come tutti secondo le promesse profetiche, si potrà sentire perfettamente a suo agio tanto che, presumo, smetterà di immaginarsi nuove realtà in quanto quella esistente, sarà a dir poco sublime. Credo che anche Socrate si sentirà in sintonia nella nuova era dove l’umiltà, generata dalla consapevolezza di non conoscere (cioè, di essere ignoranti), è un sentimento positivo molto apprezzato da Dio, anche se questi personaggi non hanno mai sentito parlare di Gesù perché erano nati molto tempo prima, già si erano avvicinati non poco alle Sue massime… Spero che tutte queste cose e avvenimenti, si manifestino presto … Direi meglio prima che dopo.
Giulio...