PREMESSA
Questo progetto si basa sul concetto che comunque di cose da fare nella società umana sono tantissime per cui la disoccupazione, in teoria, non dovrebbe esistere. Se esiste è perché la società non è ben organizzata e i problemi, soprattutto quelli inerenti alle occupazioni, sorpassano le possibilità di lavoro; in altre parole, può capitare che taluni non riescano a trovare personale e contemporaneamente, altri non riescano a trovare i datori di lavoro. Ecco qual è la mia proposta per ovviare questi problemi:
L’UFFICIO DI COLLOCAMENTO
( 1° SOTTO PROGETTO )
1. L’Ufficio di Collocamento, che è una cosa utilissima, secondo me deve essere gestito in modo completamente diverso da come lo è sempre stato, per lo meno, fino a non molto tempo fa. Per farmi capire meglio, deve essere gestito come se fosse un’Agenzia Matrimoniale.
2. Se poniamo il caso, qualcuno volendo fare delle conoscenze femminili, si iscrivesse in una di queste Agenzie e nel frattempo, per altre vie, facesse la conoscenza con alcune ragazze che nulla hanno a che fare con quella Agenzia, queste ragazze conosciute in altro modo, le potrà frequentare tranquillamente senza chiedere il permesso all’Agenzia Matrimoniale.
3. Per capire se è un grosso errore obbligare il datore di lavoro (come succedeva in passato) ad assumere personale passando unicamente attraverso l’Ufficio di Collocamento, non resta altro da fare che operare il confronto con l’Agenzia Matrimoniale.
4. In effetti, come sarebbe ridicolo obbligare i clienti di una Agenzia Matrimoniale, ad uscire unicamente con ragazze conosciute attraverso di essa, altrettanto lo è obbligare i datori di lavoro ad assumere personale unicamente attraverso l’Ufficio di Collocamento.
5. L’utilità dell’Ufficio di collocamento è grandissima, ma nello stesso tempo bisogna lasciare la libertà (a personale e datori di lavoro) di contattarsi come meglio credono. L’Ufficio di Collocamento potrebbe divenire soltanto un aiuto supplementare per chi non sapesse dove rivolgersi...
6. Tanto per fare un esempio, una volta ho sentito dire da un barbiere che era sua intenzione allargarsi, ampliare il negozio ed assumere nuovo personale, ma essendo obbligato ad assumere gente non scelta da lui, ma impostagli dall’Ufficio di Collocamento, con tutte le responsabilità collaterali che la cosa tra l’altro comportava, ci ha ripensato ed ha rinunciato al progetto. Se la cosa viene moltiplicata per migliaia di persone in tutto lo Stato, possiamo immaginare quante occasioni si sono perse per offrire occupazione alla gente.
PER INCORAGGIARE I DATORI DI LAVORO( 2° SOTTO PROGETTO )
Secondo me, un’altra cosa che potrebbe aiutare moltissimo a combattere la disoccupazione è quanto sto per esporre ora; naturalmente poiché non sono un economo o un banchiere, riconosco che questo secondo sotto progetto dovrebbe essere integrato e rivisto da qualcuno esperto in Economia e Commercio. Il punto in questione è il seguente: per tutti coloro che hanno dei capitali in banca, si potrebbero organizzare delle fasce di interesse; quando ad esempio il capitale depositato raggiunge e supera una certa cifra (che dovrà essere stabilita), si dovranno ridurre gli interessi destinati al cliente e se il capitale supera un altro tetto, si dovranno ridurli ulteriormente. Per contro, se qualcuno che dispone di un capitale e lo investe in qualche attività, si dovrebbe esentarlo dalle tasse (almeno per un po') in quanto, per sua iniziativa mette a rischio il suo capitale, offre lavoro alla gente ed inoltre con quello che produce, offrirà dei servizi alla società.
Anche per questo, organizzare delle fasce di livello: tanto più il datore di lavoro offrirà occupazione ad un certo numero di persone, tanto più dovrà essere agevolato dalle tasse. Le tasse saranno a carico dei dipendenti i quali saranno ben lieti di pagarle in quanto è meglio per loro pagare le tasse e lavorare, piuttosto che restare a casa disoccupati, senza pagarle. Infatti, se la ditta presso cui lavorano non ce la dovesse fare con le spese e dovesse chiudere, per loro sarebbe sicuramente peggio. Per capire bene questo meccanismo, occorre riflettere su una frase di Churchill che è la seguente: “Una impresa privata a volte è una tigre feroce, altre volte una mucca da mungere, ma il più delle volte è un mulo che tira un carro pesante” ( E’ chiaro che se a qualcuno, con delle iniziative e voglia di fare, lo si tassa prima di avergli lasciato il tempo di realizzare dei guadagni, questo qualcuno chiuderà l’impresa (o neppure l’aprirà) togliendo la possibilità a tanta gente di lavorare. A questo proposito vedo il problema inserirsi in un altro, ovvero quello delle tasse per cui vorrei aprire una parentesi prima di riprendere il discorso principale che è quello della disoccupazione in se stessa. Secondo me sarebbe bello modificare il sistema di tassazione in questo senso:
1.Evitare qualunque tipo di cavillo che serve solo a complicare la vita e favorire gli evasori fiscali di conseguenza, tendere a semplificare il tutto.
2.La semplificazione di cui parlo è la seguente: su qualunque prodotto in commercio, mettere una maggiorazione che potrebbe essere il 20% , dal caffé che si prende al Bar, alle forniture di materiale grezzo che le industrie comprano da qualche parte per poi lavorarlo nei suoi laboratori o fabbriche.
3.Praticamente per evadere le tasse in questo caso, bisognerebbe vivere come degli eremiti privandosi di ogni cosa, ma come si decide di fare un piccolo acquisto, ecco che paghi le tasse con quel venti per cento in più che sei costretto a versare.
4. Se decidi di comperare una casa che costa 200.000 milioni, (parlo delle vecchie Lire) la pagherai invece 220.000; sarà poi preoccupazione di chi te l’ha venduta versare agli Uffici del Fisco i 20.000 milioni in più che tu hai già pagato come tassa durante l’atto di acquisto.
5. Praticamente per gli utenti, non deve esserci altra preoccupazione se non quella di tirare fuori i soldi della tassa e questo, nel momento stesso dell’acquisto di un qualunque prodotto.
6. Sarà compito di chi ti ha venduto qualche cosa, versare agli Uffici del Fisco la somma, ma questo farà parte del suo lavoro e soprattutto non sono soldi suoi per cui non ci saranno malumori.
7. Tornando al datore che usa i suoi capitali per dare lavoro, non è detto che non debba pagare le tasse; infatti le pagherà anche lui sia durante gli acquisti di tipo personale (e più ha soldi, più farà acquisti costosi, pagando sempre il 20% in più), sia per scopo di lavoro, infatti tutte le spese per la gestione stessa della ditta, luce, acquisto di materiale grezzo, utensili ecc. le pagherà sempre il 20% in più per le tasse.
Questo sistema di tassazione secondo me, dovrebbe costituire il 90% cento di tutto il meccanismo fiscale, se non l’unico, a parte quello come si è detto, per chi ha dei depositi considerevoli in banca non utilizzati per attività ed imprese. Nel caso non ci fossero, io creerei delle Facoltà in cui i discenti, ammaestrati da docenti che siano personalità nell’ambito dell’imprenditoria, possano fare esperienze pratiche in questo senso ovvero, aprire delle attività magari con fondi di cassa dell’Università stessa. Tornando al discorso principale in fondo, chi ha dei capitali considerevoli ha sempre una certa responsabilità di tipo morale nei confronti della popolazione; tiene per se delle potenzialità che potrebbero essere a vantaggio della società per cui è bene creare, a queste persone, degli stimoli in questo senso.
Ritengo che anche per le banche non ci dovrebbero essere problemi perché non credo proprio che tutti ritireranno i loro capitali per investirli in imprese; con quelli che resteranno quindi, le banche risparmieranno trattenendosi gli interessi. Inoltre si potrebbero creare delle convenzioni che obblighino i datori di lavoro a pagare i dipendenti versando lo stipendio sul C.C. della banca da dove il datore di lavoro ha prelevato il capitale per avviare la sua impresa. Quello di cui ho parlato ora, è un programma molto generico, suscettibile di molte modifiche, dai risultati prevedibili solo in parte e comunque come già ho detto, dovrà essere rivisto da specialisti del settore. Il terzo e quarto punto, quelli che illustrerò fra poco secondo me, sono la parte fondamentale del progetto; quelli che vedono tutto il problema nella sua globalità e non sotto alcuni punti di vista settoriale come nelle due precedenti proposte viste ora le quali in fondo, non sono altro che due assaggini, come fossero due antipasti. Il piatto forte è quello che vedremo ora.
COOPERATIVE TUTTO FARE
( 3° SOTTO PROGETTO )
Il presente punto e quello che segue, come si è detto, sono la parte principale di tutto il progetto il quale si basa su principi filosofici che risolvono alla radice il problema. Il concetto è il seguente: per vivere bisogna consumare e consumando, si crea la necessità e le occasioni di nuovi lavori. Per avere chiaro questo concetto, è sufficiente esaminare quello che consumiamo durante una giornata tipo di lavoro; voglio fare un esempio: al mattino in linea di massima, si consuma un cappuccino con la briosch ebbene, solo nel cappuccino troviamo latte, caffè e zucchero quindi: allevamento di mucche, piantagioni di caffè e coltivazioni di barbabietole.
Nella brioche invece troviamo farina, marmellata e naturalmente la lavorazione di tutto il materiale, il che comporta: laboratori di pasticceria, coltivazione di grano, mulini per macinarlo, e così via. Ora se si pensa che tutto quello che è prodotto da queste strutture viene dilapidato nel giro di neanche un quarto d’ora, senza contare quello che si consuma a pranzo e a cena (si è deliberatamente omesso di parlare del settore vestiario, altrimenti il discorso diventerebbe troppo lungo), possiamo facilmente immaginare che di lavoro, per mantenerci questo tenore di vita, ce n'é, e neanche poco.
Dopo questa mia premessa, ecco quale è la mia proposta:
1. Creare delle Maxi Cooperative (più o meno grandi come la F.I.A.T di Torino); in dette Cooperative produrre non un solo articolo, ma tanti articoli, praticamente tutti, o quasi, gli articoli che servono per la vita di una persona.
2. Di conseguenza si potrebbe dividere questa grande azienda in due grosse fasce, il settore produzione e il settore vendite, tutto comunque appartenente ad una sola gestione.
3. Il settore produzione a sua volta, potrebbe essere suddiviso in altri due settori, quello alimentare e quello non alimentare (vestiario, cancelleria, ferramenta e così via)
4. Le modalità di pagamento dei dipendenti potrebbero essere organizzate in due fasce di stipendio; la prima, che prescinde dalla posizione gerarchica del dipendente, sarà stabilita in base alla sua situazione familiare ovvero, alle necessità personali del dipendente, naturalmente documentate, l’altra invece sarà basata sulla posizione gerarchica.
5. Nella prima modalità (quella basata sulle necessità familiari documentate) lo stipendio sarà effettuato in natura, ovvero, poiché quella ditta tratta tutti o quasi gli articoli indispensabili alla vita di un uomo, al dipendente non saranno dati soldi, ma la merce prodotta da tale Cooperativa, necessaria alla sua sussistenza ovvero, pagamento in natura.
6. Esiste a questo riguardo un problema che è il seguente: il pagamento in natura è si il più economico, ma anche il più scomodo e il più subdolo, in quanto non è molto facile controllare la merce data in questo modo.
7. A tal fine per ovviare a questo inconveniente, ecco quale sarà la procedura di questo tipo di pagamento:
8. Ad ogni dipendente sarà consegnato un talloncino tipo Bancomat ma a differenza di quello normale, quest’ultimo sarà un Bancomat interno che si potrà usufruire solo nei supermercati omologati o facenti parte di quella determinata Cooperativa. Naturalmente, il possessore di quella carta non vedrà mai i soldi scritti sul suo conto, non li potrà “prelevare” ma semplicemente, sulla base della cifra teorica che avrà mensilmente (a seguito della graduatoria che riguarderà la sua situazione personale), potrà fare la sua spesa nei supermercati appartenenti a quella Cooperativa e pagare alla cassa con quel tipo di Bancomat (se decidesse di andare a fare la spesa in un altro supermercato, tale Bancomat non avrebbe valore).
9. Pertanto non ci sarà un giro di soldi con quel talloncino, ma soltanto un conteggio teorico di denaro; esempio, il tale dipendente ha diritto di fare una spesa che so, di 1.500 Euro al mese, ebbene allora può entrare in un qualunque supermercato abbinato alla Cooperativa in questione e nell’arco di un mese può riempire il carrello per un totale corrispettivo che rientri in quella cifra.
10. Se questa persona volesse speculare e fare economia acquistando solo per il valore di 1.000 Euro, anziché 1.500 nell’arco di un mese, onde farsi dei crediti per il futuro, peggio per lui perché al primo giorno del mese successivo, il suo conto teorico (costituito solo per regolare il pagamento in natura) verrebbe completamente azzerato e così perderebbe la possibilità di avere merce per il valore di 500 Euro, tutto questo per evitare complicazioni difficili da controllare nel tempo.
11. L’altra modalità di pagamento degli stipendi per i dipendenti (a qualunque settore appartengano, produzione o vendita) si basa questa volta sulla posizione gerarchica del dipendente per cui varierà a seconda dell’importanza dell’incarico o del ruolo che occupa nell’azienda.
12. Tale pagamento verrà versato in percentuali esempio: la ditta entro quel certo periodo di tempo ha venduto tanto, ogni dipendente, in base alla posizione che occupa, avrà una percentuale esattamente come avviene per le canzoni depositate alla S.I.A.E. di modo che più la canzone ha successo, più il guadagno è elevato (sulla base delle percentuali).
13. Allo stesso modo, più la Cooperativa ha venduto tanto, più i soldi regolati in percentuali saliranno e così via.
14. A mio avviso, il vantaggio è enorme perché innanzi tutto il pagamento in natura e soprattutto regolato come ho detto, è oltremodo economico in quanto il dipendente consuma quello che ha prodotto, anche il pagamento in percentuali lo è, e non poco perché il, o i proprietari della Cooperativa non rischiano di tirare fuori soldi a fondo perso ma di quello che pagano, sono sicuri di aver realizzato un guadagno perché come ho detto, il pagamento in questo caso è in percentuali; tanto vendi e tanto più guadagni.
15. Se per qualche sfortuna le vendite non dovessero essere buone, i padroni non potranno realizzare guadagni da favola, ma non rischierebbero di andare in fallimento perché il pagamento in natura è realizzato da quello che viene prodotto e poiché si produce tutti i giorni, si può continuare così per sempre, fino a che non appaiano giorni migliori e il secondo tipo di pagamento, in percentuali, non è rischioso perché il dipendente guadagna unicamente sulla base di quello che è stato venduto.
16. Ritengo che in questo modo anche i dipendenti dovrebbero essere soddisfatti perché supponendo che per un certo periodo di tempo, le vendite non dovessero essere buone e pertanto lo stipendio in percentuali minimo, c’è comunque il pagamento in natura regolato come ho spiegato prima, e poiché tale ditta è "Tutto Fare", in essa si potrà trovare tutto (o quasi) quello che necessita per i bisogni quotidiani. Gli articoli di prima necessità saranno sempre quotidianamente prodotti dagli operai e dipendenti e di conseguenza, potranno essere consumati sempre da loro
17. Anche se si dovesse per un certo periodo guadagnare soltanto che so….. 100.000 Lire in un mese (50 Euro), quando tutto (o quasi) il resto indispensabile al sostentamento lo puoi avere in natura come pagamento, usando il conto teorico di cui si è parlato, cosa importa? Quelle 100.000 Lire si possono tranquillamente mettere da parte. Figurarsi poi se le vendite vanno bene ed aumentano i salari strutturati in percentuali. E’ chiaro che nei settori vendita, ovvero nei supermercati appartenenti alla suddetta Cooperativa, non entreranno solamente i dipendenti per riempire il loro carrello, ma anche gente di fuori che dovrà pagare per avere la loro merce e che contribuiranno in questo modo ad aumentare la cifra degli stipendi in percentuali.
18. Potrebbe essere una bellissima idea quella di gestire, da parte del Governo, dei maxi concorsi per direttori d’Azienda di questo genere, onde formare delle equipe specializzate. Ai vincitori di questi ipotetici concorsi, mettere a loro disposizione un capitale (che dovrà essere restituito a suo tempo al Governo con gli interessi) al fine di istituire questa Cooperativa con le caratteristiche sopra illustrate.
19. Una volta che questa equipe avrà recuperato il capitale con gli interessi da restituire al Governo, dopo aver pagato le tasse in proporzione ai guadagni realizzati, ci si potrà arricchire. Naturalmente anche privati possono istituire questo tipo di cooperative "Tutto fare"; più ce ne sarà, minori sono i rischi della disoccupazione
20. Ancora un piccolo chiarimento per meglio inquadrare il tutto: questa Cooperativa che produce di tutto, sarà comunque divisa in settori molto rigidi, perché ovviamente il personale specializzato in un prodotto, non potrà passare con molta disinvoltura da una attività all’altra e questo soprattutto per la categoria dei dirigenti in quanto devono avere nel settore, una vera competenza ed esperienza.
Questo è in sintesi il progetto che ritengo valido per combattere con efficacia il problema della disoccupazione e portare più benessere senza preoccupazioni; queste Cooperative tra l’altro potrebbero essere numerose così da portare più ricchezza.
FORZE DI ASSISTENZA
( 4° SOTTO PROGETTO )
Ecco ora un’altra proposta per arginare il problema disoccupazione. Questo consiglio non risolve il problema nei dettagli, ma dovrebbe creare i presupposti per la nascita di una società che si basa su altri principi e su altra mentalità tanto da far si che tale problema, non sia più un problema.
Per farmi capire meglio, prenderò come esempio un tizio con la cucina piena di piatti sporchi da lavare (la famosa canzone di Lucio Battisti); o sprofonda nella sporcizia e brucia la casa (meglio di no), oppure si rimbocca le maniche e incomincia a darsi da fare.
Supponiamo che si tratti di alcune coppie di sposini che in vacanza hanno affittato in comune un alloggio e devono riordinarlo in quanto la sera prima hanno avuto degli ospiti a cena. Colui che è di turno per lavare i piatti, anche se di controvoglia, lo deve fare perché è a lui che tocca, ma se ad un certo momento interviene la moglie a dargli una mano, o qualcun altro della compagnia, di certo non si lamenterà dicendo: mi portano via il lavoro, ma anzi sarà contento e una volta finito, non si preoccuperà dicendo: “Oh Dio…adesso che è finito questo lavoro, cosa faremo dopo”? Certo che no anzi, si godrà il lavoro ultimato ovvero, la cucina completamente in ordine, pulita e profumata, pronta per essere nuovamente riutilizzata. Sulla base di questo concetto, la mia proposta è la seguente: creare nella società odierna gli stessi meccanismi di questa comitiva di gitanti; lo Stato deve essere strutturato in grande, come loro lo sono in piccolo in proporzione, facendo in modo che la gente sia più coinvolta nella fruizione dei lavori svolti che non nella necessità di svolgerli
Per arrivare a tutto questo secondo me, occorre un servizio assistenziale di prima qualità, che venga in aiuto anzi, che crei i presupposti affinchè non sia più necessario “aiutare” il cittadino. In che modo il Servizio Assistenziale può fare tutto questo? Tramite l’Esercito; a questo proposito ecco la necessità di rivoluzionare il concetto di Esercito Militare nella sua struttura essenziale (per questo ho accennato prima nella necessità assoluta di cambiare la mentalità ed il modo di intendere le cose). Per rivoluzione del concetto di Esercito Militare, intendo che sia ampliata e rafforzata la figura dell’Obbiettore di Coscienza che deve essere ristrutturata in modo più organico ed in un contesto più ampio e sistematico, efficace e completo, le cui attività siano svolte a seguito di un piano elaborato su vasta scala.
Per aiutarci a vedere le cose sotto il giusto profilo (secondo la mia opinione), l’Obiettore di Coscienza non dovrebbe nemmeno chiamarsi così, ma semplicemente considerarsi un membro di quella parte dell’Esercito che non è addetta alle armi ma ai Servizi Sociali di varia natura (come il fare la spesa ad una vecchietta che ha difficoltà a camminare), tuttavia con la stessa efficienza, organizzazione e disciplina di un Esercito come siamo abituati ad intenderlo ora. A tal fine serebbe bene ripristinare l’obbligo del servizio militare come una tassa pagata in natura. L’attività di carattere sociale esplicata dall Esercito quindi (in cui devono essere incluse anche le donne), possono spaziare dall’assistenza degli anziani, dei bambini, della ristrutturazione degli impianti idrici nei paesi in cui manca l’acqua, a perlustrazioni notturne e regolari tipo Ronde (come era in uso una volta), nei quartieri più malfamati ed a rischio ecc. Praticamente in tutti quei settori (che potrebbero essere anche alimentari) in cui non c’è un guadagno immediato per le imprese private, la ci deve essere la presenza dell’Esercito nella veste o di Forze Armate (formata da professionisti ), se si tratta di guerriglia urbana, operazioni di polizia internazionale come è successo in questi ultimi anni (in questo caso i professionisti devono essere super professionisti), o nella veste di Forze di Assistenza Sociale (ecco coniata una parola nuova), come nel caso già menzionato di fare la spesa alla signora anziana sola che ha difficoltà a muoversi. (dopotutto tale signora, avendo pagato regolarmente le tasse durante la sua vita, ne avrebbe tutti i diritti), assistere un infermo a casa tipo badante, ecc.
Naturalmente all’interno di questo Esercito, ci dovranno essere professionisti ognuno super specializzato nel suo settore. Praticamente il servizio militare inteso in questi termini, lo si potrebbe considerare come una tassa che il cittadino, maschio o femmina, nel pieno delle sue forze fisiche, paga in natura alla società e dia quella impressione di garanzia e sicurezza sociale, dove l’iniziativa non è lasciata in balia di un guadagno e di un rendimento immediato, ma delle reali necessità della gente. Se riuscissimo a vedere le cose sotto questo aspetto, ci renderemo conto che di lavoro da fare c’è né, e anche molto. Dante ci insegna che l’essere umano non è fatto per vivere come un bruto, ma per seguir virtù e conoscenza. Se ad una persona togli la costante preoccupazione e la paura di perdere il lavoro, o di non trovarlo, di fare carriera o di non poterla fare, ecc. questa persona ad un certo punto si accorgerà che a livello culturale, artistico, ginnico (e chissà a quante altre cose), esistono veri e propri interessi che se stimolati, possono coinvolgere notevolmente e divenire tali da creare la necessità di nuovi impieghi perché come detto, non siamo fatti per vivere come bruti.
Quando vengono soddisfatte le necessità più impellenti, ecco sorgere altre esigenze più nobili ed elevate, ma altrettanto indispensabili. Trovo davvero squallido, per una Società civile, che l’esistenza di una persona, il suo diritto di mangiare tutti i giorni, sia legato unicamente dal fato, o dal caso, dalla fortuna o meno di trovare quella sistemazione che gli consenta di reperire mensilmente la carta filigranata senza la quale non puo vivere, che l’articolo commerciale che tratta, ora è richiesto oppure no, dal fatto che il mestiere che hai imparato va di moda oppure no. Avere il diritto di mangiare solo sulla base di questo, mi ricorda tanto: Se questo è un uomo di Primo Levi, in cui si poteva morire o vivere per un semplice si o un semplice no, anche se nel suo caso il tutto era sotto una forma molto più cruenta, brutale e drammatica. Se le Forze di Assistenza Sociale venissero incontro ai bisogni della gente, tutte le altre attività, sarebbero motivate non dalla necessità di sopravvivere, ma dalla naturale tendenza dell’uomo di conoscere, di evolversi, approfondire arte, musica, spettacolo, sport, scienza e quant’altro.
La mia proposta pertanto, è la seguente:
1. Ampliare l’Esercito in quei settori che nulla hanno a che fare con le armi, di conseguenza, vedere tale Esercito non solo come un organismo addetto alle armi (è chiaro che quel settore purtroppo dovrà esserci, e dovrà pure essere efficiente), ma anche addetto ai servizi sociali di varia natura.
2. A questo punto allego al Progetto, un altro progettino che mi sembra la sua naturale conseguena. Tutto nasce dal concetto che la Società dovrebbe essere organizzata come un motore "tanto consumi e tanto deve essere recuperato"; a questo proposito una volta terminato il periodo della scuola dell’obbligo, al ragazzo/a non ancora maggiorenne, gli si accorda un periodo di qualche anno (da stabilire), nel quale avrà il tempo di trovarsi un lavoro o, se iscritto all’Università, superare alcuni esami, anche qui da stabilire quanti.
3. Se avrà realizzato questo con successo ovvero, trovato lavoro o superato esami all’Università, sarà lasciato tranquillo, altrimenti se all’Università è stato una frana, e non è riuscito ad inserirsi nel mondo del lavoro per i fatti suoi, considerando che è ancora minorenne e che occorre sempre per lui/lei un responsabile, e poiché la sua famiglia non ha poteri illimitati per mantenerlo, potrebbe essere precettato/a in organizzazioni para militari o pre militari ovviamente statali ed essere impiegato, in base alle sue capacità, la dove è più necessario. E’ assolutamente negativo che un giovane passi gran parte della sua giornata a letto in quanto non ha nulla da fare e quando si alza, essendo sovraccarico di energie, come fossero in “cerca di un autore” (in cerca di sfogo), non sappia cosa fare.
4. Le attività di queste organizzazioni para o pre militari, potrebbero essere quelle di integrare l’Esercito vero e proprio quali le abbiamo ora descritte come Forze Armate o Forze di Assistenza Sociale che come si è detto, potrebbero essere considerate come una tassa pagata in natura
5. A questo punto il nocciolo della soluzione contro la disoccupazione consiste nel dare la possibilità a chiunque, anche a chi avesse superato l’età della leva, di arruolarsi in queste organizzazioni para o pre militari e tenersi a disposizione.
6. Praticamente chiunque voglia farsi dei crediti con lo Stato, si arruola a tempo pieno o soltanto Par-Time ed in seguito potrà beneficiare di sconti, facilitazioni di ogni genere tipo punteggi a titoli per concorsi, oppure semplicemente, come si è parlato nel progetto precedente, con carte bancomat personalizzate potranno prelevare dai supermercati omologati con lo Stato merce in base al loro conto teorico che gli verrà versato ogni mese, con le stesse modalità che abbiamo accennato nelle Cooperative Tuttofare del progetto precedente.
7. Il lavoro di tali persone, non sarà tanto il lavoro in se stesso, ma il fatto di tenersi a disposizione dello Stato, per un certo periodo di tempo.
8. Volendo, si potrebbro studiare un qualcosa di simile anche per i carcerati i quali in fondo, avendo un debito con lo stato, potrebbero pagarlo in questo modo.
9. I detenuti che non sono considerati pericolosi (solo quelli), potrebbero essere lasciati liberi con il solo obbligo di dare tante ore di lavoro gratis allo Stato secondo quello che verrà stabilito; tale periodo potrebbe essere anche suddiviso a spezzoni oppure in un periodo initerrotto di tempo secondo le necessità o di quello che verrà deciso.
Sarebbe un errore pensare che i ragazzi ancora minorenni precettati nelle Forze Armate o Forze di Assistenza Sociale come ausiliari, siano sfruttati in quanto in primo luogo, tali servizi saranno proporzionati alle loro possibilità e in secondo, possono essere considerati come tasse pagate in natura (il pagamento in natura non è solo quello sessuale); una volta sforato il tetto (da stabilire), le attività svolte in codesto modo, possono divenire crediti o diritti acquisiti; in secondo luogo, è sempre conveniente per un giovane non ancora ventenne, avere una collocazione precisa e non essere mandato allo sbaraglio in una società priva di principi e di ideali, come pecora da macello (sovente per sopravvivere occorre diventare un po delinquenti e questo, come è facile capire, non è bene). E’ infatti risaputo che quando si è molto giovani, si ha un grande bisogno di punti di riferimento molto saldi a cui potersi attenersi. In queste organizzazioni, oltre che rendersi utile il ragazzo/a può imparare un mestiere e una volta finito il fermo, sarà automaticamente inserito nel mondo del lavoro tramite ufficio secondo la sua specializzazione, senza conoscere la disoccupazione. Al giorno d’oggi, con il supporto del Computer, sarà un gioco da ragazzi collocare queste persone al posto giusto nel momento giusto.
Sarebbe altresì un errore ritenere che queste attività costituiscano una forma di concorrenza sleale nei confronti di quelle persone che trovandosi in una posizione di regolarità, percepiscono un salario regolare, come siamo abituati ad intenderlo oggi, perché un tale sistema innanzi tutto si occupa di quei settori che costituiscono l’ossatura di una Nazione e che sarebbe troppo precario lasciarli in mano a singoli privati i quali giustamente, se investono il loro capitale, lo fanno per avere un guadagno. Tali attività si occuperebbero solo (o di preferenza ) di quei settori trascurati dai privati in quanto non costituirebbero per loro motivo di guadagno ma soprattutto, come dice il proverbio: è mangiando che viene l’appetito, oppure da cosa nasce cosa ecc. Sono quindi convinto che con del lavoro si possono creare nuove strutture e queste nuove strutture, favoriranno il convolgimento di nuovo personale e nuove attività. Se si ferma un settore, si fermerà di conseguenza un altro settore a quello legato, iniziando una fase di arresto generale per cui ritengo che più c’è lavoro, più ci saranno nuove necessità di altro lavoro, magari modificando di volta in volta le strutture esistenti, e tutto questo già di per se stesso, costituirà un’altra necessità di lavoro
CONCLUSIONI
Il principio di questo sistema quindi consiste, facendo il paragone della nostra società con la piccola comitiva di gitanti in cui c’è chi lava i piatti, pulisce per terra, getta il sacchetto dell’immondizia, nel paragonare a questi, i servizi sociali di cui si è detto. Quello che lava i piatti in quella piccola comunità in fondo esercita in piccolo, un servizio sociale. Quindi la parte dell’esercito addetta a questo fine, non sarà più quindi soltanto un piccolo gruppo sparuto di Obiettori di Coscienza che quasi eroicamente, fanno quello perché ci credono, ma sarà un maxi sistema, organico, efficace, che costituisce la forza viva della Nazione ovvero l’Esercito con tutte le sue ramificazioni (Forze Armate e Forze di Assistenza Sociale) che garantiscono al cittadino il necessario per vivere decorosamente e gli fornisce la protezione di cui abbisogna. In fondo il concetto della Repubblica espresso da Platone è quello: l’uomo sceglie di vivere in società al fine di sentirsi protetto e questo in tutti i sensi anche sotto il profilo della disoccupazione e sempre a questo fine, ognuno può rendersi utile.
ALCUNI DETTAGLI
Se qualcuno dovesse avere dei debiti verso lo Stato, o anche verso un privato che non può pagare, piuttosto che pignorare la mobilia che risarcisce solo in parte e creerebbe soltanto inutili malumori (se non addirittura disperazione), l’individuo potrebbe essere precettato a tempo pieno o in parte (dipende) ed offrire la sua collaborazione gratis allo Stato e se si trattasse di un privato, a sua volta lo Stato risarcirebbe il creditore direttamente recuperando a sua volta dal lavoro gratuito del debitore.
Per rendere più efficace il Servizio di Assistenza Sociale, si potrebbe creare una concorrenza o gara fra reparto e reparto nel contesto delle Forze di Assistenza Sociale e nell’ambito di una stessa attività; quello che avrà un maggior numero di cittadini sotto la sua tutela, potrà godere di vantaggi non indifferenti, da stabilire. La disoccupazione pertanto si esaurisce in quanto chi si trova senza lavoro, arruolandosi, potrà godere delle già menzionate carte di credito (progetto precedente) beneficiando mensilmente di una cifra (soltanto teorica) che potrà esaurire nei supermercati omologati con lo Stato; nella sostanza questa mia ultima proposta coinvolge soprattutto le attività prettamente statali, ma il procedimento sarà simile alle Cooperative tutto Fare di cui si è parlato prima.
E’ chiaro che chi si mette a disposizione dello Stato, dovrà prendere la cosa molto sul serio nel senso che se dovesse essere chiamato, dovrà immediatamente scattare (per usare un termine tipicamente militare), e impegnarsi per la missione che potrebbe variare dall’assistere bambini o anziani (se l’individuo è inserito nelle Forze di Assistenza, oppure fronteggiare una sommosa , se è iscritto nelle Forze Armate).
Se in caso contrario non c’è emergenza e l’individuo che si è messo a disposizione non verrà chiamato, potrà comunque beneficiare di tutti i vantaggi di cui si è detto per il fatto che l’essersi messo a disposizione, già costituisce di per se un impegno che deve essere retribuito. Se a questo punto dovesse prevalere un certo tipo di mentalità, tipica solo in pochissimi italiani (fortunatamente), ovvero quella di fare i furbi che consiste nel mettersi a disposizione solo per imboscarsi, avere i vantaggi sopra elencati, ma poi dribblare molto abilmente le chiamte, le emergenze ecc. con un accurato sistema di controlli magari incrociati, si potrà ovviare all’inconveniente e punire l’interessato (tanto da fargli passare la voglia di continuare in quel senso).
per truffa ai danni dello Stato.
Giulio...