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Dalla Stampa Del 3 Dicembre 2005

 

Arancia meccanica . Quattro Studentelli Bastonano Un Compagno Rumeno In Classe Arrivano i Carabinieri
 
Articolo di Maria Teresa Martinengo
 
 
Li hanno sospesi per tre giorni, caricati di compiti, nelle classi è stato fatto un lavoro sul bullismo, è stato invitato un maresciallo dei carabinieri. Per far sentire che la legge esiste. E che vale anche per i tredicenni di buona famiglia che di pomeriggio fanno canottaggio o giocano a tennis nei circoli lungo il Po. E che in quattro, nei bagni della scuola media “Nievo”, intimano ad un compagno timido, arrivato a Torino dalla Romania, di seguirli nel bagno.
 
Nel bagno, poi, come un video gioco violento, come piccoli emuli di Alex in “Arancia meccanica”, estraggono manganelli telescopici (“ce li hanno dati le nostre madri per sicurezza”, diranno per giustificarsi) e li abbattono sulle braccia, sulla schiena della vittima, finché altri ragazzi vedono e li fanno smettere.
 
La vittima è debole da più punti di vista. E’ un ragazzino che non ha una paghetta da decine di euro, non è griffato dalle scarpe al berretto, non osa replicare. Nell’aula si massaggia i lividi e sta zitto. Finché qualcuno parla, finché un docente vede. Il ragazzo viene fatto visitare dai medici, per fortuna non è grave
 
La Preside Maria Maddalena Cappellino, che ha preso in consegna questa scuola “privilegiata” qualche anno fa – la media della pre-collina, dove i problemi familiari e personali sono più “immateriali” che altrove, ma non per questo, evidentemente, meno gravi - la vicenda non ha cercato di nasconderla. Sulle vittime del bullismo e del razzismo, pesa spesso il silenzio degli istituti, spaventati all’idea di perdere iscritti, quindi posti di lavoro e risorse. Alla “Nievo” questo non è accaduto, tanto che delle manganellate al ragazzino rumeno, s’è parlato anche alle assemblee dei genitori, in vista delle iscrizioni del prossimo anno.
 
I manganelli, la professoressa Cappellino, li ha consegnati ai carabinieri. Poi, ha chiesto che un rappresentante dell’Arma visitasse tutte le terze per ricordare che un manganello è un’arma, che colpire un compagno non è solo uno scherzo un po’ pesante, ma un reato grave. I professori hanno aggiunto che la società può vivere e progredire solo rispettando le regole.
 
“Questa è la nostra preoccupazione, sembra che i ragazzi non abbiano più regole: che non si rendano conto della gravità di certi comportamenti”, dice la Preside.
 
La mattina dell’aggressione, i genitori degli Alex, sono stati avvisati. Qualcuno non voleva crederci e si è offeso. Più o meno, come accade nelle zone più complesse e povere della città, quelle dove il livello di istruzione è basso, la disoccupazione è alta, i servizi sociali sono una presenza costante dentro e fuori la scuola. In largo Mentana, ieri, all’ora di uscita, c’erano dei genitori che dei manganelli non avevano sentito parlare: “No guardi, questa è un’ottima scuola, siamo soddisfatti” Chi era a conoscenza, ma minimizzava: “Una storia passata, cose di ragazzi”. Chi con gli occhi, ammetteva una sconfitta che ci interroga tutti.
 
La scuola “Nievo” all’inizio dell’anno, ha varato con Libera (gruppo Abele), un progetto sulla legalità per tutte le 22 classi dell’Istituto, tra sede e Matteotti di corso Sicilia. “E’ un progetto molto interessante. I ragazzi vedono film, discutono, riflettono. L’obiettivo è proprio quello di recuperare regole di vita”. Lo scorso anno in una gita, anziché gadget e souvenir c’è chi ha comperato un pistola ad aria compressa, subito intercettata dall’insegnante. “Bisogna aiutarli a pensare alle conseguenze delle loro azioni. E’ una età difficile, in cui passano – e sempre più rapidamente. dall’infanzia all’adolescenza” In questa fase, un manganello in tasca (anzi, nell’apposita tasca di un giubbotto in vendita nei negozi giusti) da sicurezza…..Ma a questa età difficile, racconta la preside, c’è anche chi sceglie di fare volontariato all’Asai, l’Associazione di S. Salvario impegnata nell’integrazione dei ragazzi emigrati. Che oggi alla “Nievo” sono per lo più figli delle tate e delle colf della collina “Ormai il 10% dei nostri iscritti
 
Fine
 
Dite la vostra, ma prima…..lasciatemi dire la mia
 
Secondo me, in certi casi le troppe parole e i troppi commenti sono più un danno che un bene…anzi, sono solamente un danno... Soprattutto quando queste parole sono il risultato di frasi già fatte ma che in sostanza, non trovano riscontro con la realtà o in quello che dovrebbe essere la soluzione reale ad un problema. Quella di voler sensibilizzare il ragazzino a tutti i costi ad esempio, cercando di indurlo a fare “introspezione” (forzata direi…), a riflettere sulle conseguenze delle sue azioni ecc. e dall’altro lato invece, avere un atteggiamento sempre ostile e vessatorio nei confronti dell’insegnante, togliergli praticamente tutti gli ”strumenti” necessari atti a consentirgli di farsi rispettare e mantenere la disciplina, secondo me è la cosa più sbagliata che si possa fare.
 
Lo so che potrebbe sembrare sbagliato invece, quello che sto dicendo, ma sono sicuro che non è così. Potrò cambiare idea solo qualora dovesse succedere qualche cosa di evidente, tanto da indurmi, gioco forza, a cambiarla ma dato che non è ancora successo, resterò del mio parere che consiste nel giudicare estremamente sbagliato (…e voglio essere gentile) l’abitudine di parlare, parlare, parlare e ancora…. parlare su questi argomenti o altri simili a questi, quando succedono queste cose. E’ giusto parlarne si, ma solo un poco; lo stretto indispensabile. Magari in tutto questo sovrabbondante “dire”, indubbiamente ci saranno puntualizzazioni davvero argute, indubbiamente esatte e magari, fatte pure con un lessico da cui trapela una notevole cultura….ma il fine (l’educazione del giovane) viene perso di vista o comunque, non viene “centrato” il che, come risultato è lo stesso…ma si da l’impressione invece, di aver fatto chissà che.
 
Questo io lo posso notare in quanto, quando è successo questo episodio alla Nievo, io ero in quella scuola e prestavo servizio nell’altro plesso; alla Matteotti. A seguito a ciò, ho dovuto sorbirmi, come gli altri colleghi, fiumi di riunioni “anti-bullismo” con l’intervento di vari psicologi ed esperti nel “settore” che a mio avviso, non sono serviti assolutamente a nulla ma forse, a dare l’impressione che si facesse qualche cosa. Un conto è dare l’impressione di fare, un altro, è fare veramente….Così a pagare sono stati gli insegnanti in quanto del loro tempo libero, non si è tenuto minimamente conto, come se questo (il tempo libero) non avesse nessuna importanza come fosse cosa normale metterlo sotto i piedi…Perché prendersela con gli insegnanti “scippando” loro il tempo libero di cui hanno sacrosanto diritto? Mica hanno dato loro le manganellate…
 
Ed ora, poiché non è sufficiente criticare ma anche proporre, desidero proporre la mia caso mai dovessero ripetersi fatti analoghi (speriamo di no). Per prima cosa sono convinto che il tutto è molto più semplice di non come la vogliamo far sembrare. La cosa primaria, che necessita ad un ragazzino tra le più importanti, credo sia assolutamente un ambiente sereno e se non c’è, cercare assolutamente di crearlo. E’ solo che per creare l’ambiente sereno, cosa fondamentale, dovrebbero essere sereni anche i professori e questo non è possibile se a tali professori come ho detto, togli ogni strumento per gestire la disciplina e malgrado questo, li ritieni comunque responsabili di quello che succede, se li metti continuamente in “crisi” e in difficoltà, se colpisci continuamente il loro “pupo” (la loro immagine) come direbbe Pirandello, cercando (quasi con ostinazione direi) di farli passare un po’ come degli “stupidotti” e facendogli così perdere di “credito” di fronte all’utenza, se li fai affogare in un mare di riunioni in cui si dice troppo ma di fatto… nulla, snervandoli al di là di ogni immaginazione e se poi, in mille modi, fai loro capire che davanti ad un eventuale problema, tu ( la Preside) sarai sempre dalla parte dei genitori (e gli insegnanti dalla parte del torto), a prescindere da “se il ragazzo/a ha torto o ragione”…Non è assolutamente quella la strada giusta da seguire. L’insegnante deve trovarsi a suo completo agio, godere del giusto rispetto di cui ha diritto, disporre di un certo “potere” per… poter a sua volta, mantenere disciplina e dare il meglio di se ai ragazzi, essere convocato ad una riunione solo quando ne è in qualche modo direttamente coinvolto e, dall’altro lato ancora, forse la cosa più importante….. spendere qualche soldino in più al fine di garantire più sicurezza nei servizi (nei bagni) dove, durante l’intervallo, gli alunni si accalcano caoticamente. Come si può pretendere che con tanti ragazzi, bullismo a parte, tutto fili sempre liscio quando non esiste un minimo di controllo soprattutto nei bagni, durante l’intervallo?
 
Quante volte mi è successo di dover andare ai servizi durante la lezione e non poter chiamare “l’operatore scolastico” ( il bidello) che mi guardasse un attimo la classe in quanto …non c’era. Durante l’intervallo, l’insegnante non può controllare quello che succede nei bagni perché non può assolutamente abbandonare la sua classe; commetterebbe il reato di ”abbandono di minorenne” per cui ripeto….piuttosto che fare tante riunioni ed inutili discorsi, sarebbe bene tirare fuori questi benedetti soldi, onde incrementare un servizio d’ordine migliore e più adeguato (soprattutto durante l’intervallo), al fine di scongiurare queste cose ed evitare di prendersela sscioccamente con i professori
 
 
Le Buone Impressioni Generano…Buone Impressioni.
 
Sono sicuramente le buone impressioni che fanno assolutamente del bene, soprattutto al ragazzino il cui carattere non è ancora formato quindi, secondo me, la “Dirigenza”, responsabile del lavoro degli insegnanti come gli insegnanti lo sono degli alunni, dovrebbe anche vegliare affinché non venga ostacolata ad esempio, l’attività dell’insegnante di musica con un “lavoro sommerso”, finalizzato a creargli mille “problemi”; ne so qualche cosa (ne bastano pochi per fare molto danno), soprattutto quando questo insegnante prepara manifestazioni musicali e poi magari prendersela addirittura con lui perché, a causa di tutti questi numerosi problemi che, come capo di Istituto non hai saputo impedire (o che magari....va bè lasciamo perdere....), la prevista manifestazione musicale è andata a monte.
 
Dico questo perché a volte mi è successo che il Capo di Istituto in questione, mi è piombato nella classe (senza invito) durante la lezione, per fare rimproveri ed incredibili scenate ai ragazzi… a volte, secondo me, davvero esagerati, inutili e fuori luogo….magari perché i ragazzini non avevano consumato per intero la loro razione in mensa...(tra l’altro, quando mangiavo in quella mensa, nel pomeriggio avevo sempre bruciori di stomaco) ….Oppure perché non avevano salutato con la massima “deferenza”, alcuni colleghi…quelli ritenuti dalla dirigente, di serie “A” ovviamente…..E così, per cose davvero banali in cui tra l'altro non c’entravo assolutamente niente, la lezione andava a monte quando già mi ero preso l’impegno per concerti Scolastici di Natale o fine Anno, lasciandomi la classe, a ramanzina terminata, nella più completa confusione.
 
 
La Musica….Divulgatrice Di Positive Emozioni
 
Venni a sapere in seguito, che tale capo di Istituto preferiva “disturbare” per queste cose, le lezioni di musica piuttosto che quelle di altre materie, in quanto considerava la musica…. una “materia leggera”, vale a dire…senza importanza. La musica invece, è importantissima; credere il contrario significa avere ancora molto da imparare prima di avere la pretesa di fare il dirigente di una scuola…. (dopotutto era solo incaricata).
 
La musica coinvolge emotivamente il ragazzo, trasmettendogli positive emozioni; ottimo deterrente contro gli atti di bullismo per questo, ripeto…come dovrebbe essere appoggiata e valorizzata questa disciplina, anziché essere ostacolata e boicottata in quella maniera…..Come ben sappiamo infatti, l’essere umano, soprattutto l’adolescente, possiede in se una carica emotiva notevole che deve assolutamente trovare un modo, un canale, una occasione per “consumarsi” (con la musica ad esempio). Se questa occasione non viene offerta dagli educatori al ragazzo, sarà il ragazzo stesso a cercarsela, per consumarla …a modo suo…Le "bravate" ad esempio, consumano molta adrenalina e procurano molte emozioni in chi le compie….Ecco perché si fanno queste “bravate” ….per provare emozioni, ma se queste emozioni sono già assorbita da attività sane quali ad esempio la musica, queste “bravate” si ridurranno notevolmente. Mi stupisco che un Capo d’Istituto non capisca queste cose…
 
 
Punizioni Intelligenti
 
Quando un ragazzino, a qualunque estrazione sociale appartenga, ne combina una delle sue buonismo a parte, ma per il suo bene (gioco di parole), deve essere punito e naturalmente….non il professore. Per punizione non intendo una punizione dove in fondo, gli si fa solo una grande pubblicità per la sua prodezza (tanto da esaltare il suo “pupo” davanti agli amici) ma una punizione tale, da fargli passare la voglia di ripetere la sua prodezza e soprattutto, che serva da avvertimento agli altri….senza fare tanti discorsi, fare tante prediche…senza prendersela con gli insegnati o, nel migliore dei casi, cercare di “sensibilizzarli” con pallosissime riunioni quando già sono stati a loro tempo, sensibilizzati nel senso che hanno già fatto tutto il tirocinio necessario prima di diventare insegnanti.
 
Per essere meglio inteso dirò che, al fine di capire meglio i ragazzi, ho sempre fatto riferimento a me stesso, di quando a mia volta ero io ragazzo. Per questo quindi mi voglio divertire a raccontare una mia esperienza vissuta all’età di circa 11 o 12 anni, quando stavo in collegio in quanto, l’episodio della Nievo-Matteotti me l’ha fatta riaffiorare alla mente e anche perché non mi piace mettermi su un piedistallo, per fare la lezione agli altri.
 
In tale Collegio c’era un tizio molto più forte di me che sovente, faceva il prepotente e io quando facevo a cazzotti con lui, per quanto mi impegnassi a “picchiare”… meglio che potevo, con tutta la mia buona volontà… niente da fare, con quello proprio non la spuntavo…e così alla fine, ero sempre io quello che “le prendeva” ……la cosa non era assolutamente di mio gradimento. Cosi decisi di mettere a punto un mia vendetta, onde rimettermi in pari con lui. Sapevo che aveva il sonno molto pesante e così durante la notte, quando tutti dormivano, mi alzai ed andai nel suo dormitorio che stava vicino al mio.
 
Già conoscevo l’ubicazione del suo lettino; camminando al buio con cautela, mi avvicinai a questo (al lettino). Pian piano feci scendere il materasso con lui sopra che dormiva, per terra e, ancora pian piano, sfilai il materasso da sotto di lui dopo di che buttai il materasso dalla finestra che non stava lontano da lì; ricordo che si era al primo piano. Buttai dalla finestra anche le coperte, lenzuola, scarpe e altri suoi effetti personali dopodichè, quando vedevo che ormai incominciava a svegliarsi, tutto soddisfatto me ne tornai a dormire nella mia camerata divertendomi un mondo nel vedere, o meglio, nel sentire il trambusto che avveniva nella camerata attigua, subito dopo averci compiuto la mia prodezza. Tra l’altro ogni camerata era di circa una trentina di lettini, per cui non era molto facile identificare, lì per lì, il responsabile.
 
 
Notti Tormentate
 
La cosa, forse la prima volta, poteva essere giustificata in quanto quel tipo era un prepotente ed aveva bisogno di una lezione, ma io mi ero divertito troppo a fare questo cosi che ricominciai l’operazione, tale e quale, la notte successiva e la notte successiva ancora a quella. Sono andato avanti così per circa una settimana e forse più; una volta il materasso lo buttavo dalle scale, un’altra lo mettevo in bagno, un’altra volta lo nascondevo nel ripostiglio, sotto la scala ecc... Durante il periodo di queste “spedizioni punitive”, ricordo l’imbarazzo che provavo io stesso in quanto avrei tanto voluto parlare di queste mie “imprese “ con qualcuno, per avere soddisfazione, ma non potevo per ovvie ragioni; mi ero creato con le mie stesse mani, una vera prigione. Fu così che alla fine, come dice il proverbio: “Tanto va la gatta al lardo finché ci lascia lo zampino” …..venni scoperto. Il tizio alla fine, si accorse che il misterioso personaggio che gli aveva fatto perdere il sonno per tante notti, altri non era che il sottoscritto…
 
Quando la mia prodezza venne scoperta e resa nota a tutto il Collegio, la Direttrice dell’Istituto fece la cosa più normale di questo mondo e per questo motivo, verso quella persona avrò sempre un pensiero di profonda riconoscenza in quanto non mi frastornò con una miriade di ragionamenti “introspettivi” considerando tra l’altro, che un ragazzino di quell’età, non ha ancora tutta quella complessità mentale per almeno seguire l’iter (che comunque ritengo inutile, palloso e controproducente) di tali ragionamenti…….No…..non mi disse: “Perché fai queste cose?...Ti senti incompreso?....Non ti senti amato?.....Ti senti solo?...Vieni…Parliamone…(ma quanta bontà, mamma mia…quasi quasi mi sento commosso…). Assolutamente non fece così e nemmeno se la prese con il personale responsabile della disciplina e sicurezza dei ragazzi (neppure con il responsabile della mia camerata). Mi punì semplicemente….perché in quel momento, assolutamente ero da punire senza tanto inutile blaterare.
 
 
Castigo esemplare
 
Il giorno dopo nel refettorio infatti, dove i tavoli erano disposti a ferro di cavallo e di fronte a questi, separatamente, stava il tavolo del capo di Istituto e dei suoi collaboratori, io dovetti stare in ginocchio, nel bel mezzo e davanti a tutti (posso assicurare che non è stato piacevole). In quella maniera dovevo consumare la colazione del mattino, del pranzo e della cena che veniva messa su una sedia vicino a me oltre che stare come fossi “consegnato”, cioè, in isolamento sia al mattino che al pomeriggio. Finita quella tremenda e orribile giornata, tutto era finito davvero; venni reintegrato con tutti gli altri e nessuno parlò più dell’accaduto. In fondo non ero un deficiente e ben sapevo che quello che avevo fatto, non si doveva fare (senza bisogno di tanti eruditissimi discorsi) e mai più l’ho fatto; ne avevo decisamente abbastanza…..Ricordo ancora un’altra esperienza di quando ero ancora un ragazzino, più breve ma significativa credo, dove una signora psicologa, amica di mia madre, va a farle visita.
 
Combinazione anche io mi trovavo presente…se non erro, ero li per scroccare qualche “pasticcino”, “chantilly” e “meringhe”, che stavano sul tavolo vicino alla teiera. Essendo che la loro conversazione cade su di me, mia madre dice a questa signora che non avevo tanta voglia di studiare, e che ogni tanto la facevo pure “disperare”…Quella allora, come psicologa, si sentì in dovere di farmi discorsi altisonanti, nel tentativo di indurmi a fare “introspezione” (…introspezione…bella parola…). La cosa buffa era che, un po’ per non deluderla, un po’ per evitare di aggiungere imbarazzo a quello che già si era creato, un po’ perché non sapevo che altro fare, quando ogni tanto interrompeva il suo “dire” per chiedermi: “E’ giusto quello che dico?... Ho ragione?....Io naturalmente annuivo, senza lontanamente capire cosa cavolo mi stesse dicendo….”Se ho torto dimmelo…” “ No, no….ha ragione, ha ragione…per carità” “Ma allora se tu stesso riconosci che ho ragione, perché tu fai così?…perché tu fai cosà?”…ecc…tutto questo durò finché ad un certo punto, essendomi terribilmente “stufato” di tutti quei suoi “ragionamenti”, non la mandai a quel Paese tornandomene fuori a giocare…..Ecco quello che producono (per me è stato così) certi discorsi, in un ragazzino di quell’età. Tu dagli sempre ragione, oppure fai discorsi che per lui non hanno senso, e quando sarà un pochino più grande, farà davvero qualche cosa di decisamente grave.
 
 
Come Si Dice:….Mai Allargarsi Troppo
 
In fondo credo, riferendomi sempre a quella psicologa, che i suoi discorsi e il suo dire, altro non erano che il riflesso di tutta una sua serie di domande-risposte che già stavano, in modo pregresso, nella sua mente e questo prima ancora di iniziare la sua conversazione con me con la quale credo, pensava di risolvere problemi che in fondo non c’erano.….Sono quasi certo infatti, che mia madre parlava cosi tanto per dire qualche cosa di me, visto che il discorso era caduto appunto su di me e per essere sicura di non sbagliare, o perché non mi “montassi” la testa, diceva solo i difetti e non le virtù. Questa era l’usanza pedagogica nel Nord Italia negli anni ’50 ovvero….lamentarsi sempre un pochino dei figli…non troppo…solo un pochino, affinché il tutto potesse essere considerato…nella “norma”.
 
Non vorrei peccare di presunzione ma credo, presumo, anzi…ne sono assolutamente certo, che si potranno ottenere buoni risultati (…certamente il meglio comunque) con i giovani primo, dando loro un buon esempio (quello è fondamentale) secondo, che è un po’ il derivato del primo, cercare di trasmettere loro più che dogmi e concetti (in riferimento alla morale), belle impressioni, positive e piacevoli. Non immaginiamo, neppure lontanamente, quanto siano favorevoli a tutti le belle impressioni e non sono il solo a dirlo, lo diceva anche Platone il quale sosteneva che con l’edonismo (l’amore per la bellezza), si può educare in modo eccellente il giovane esortandolo verso tutto ciò che è bello e onorevole. Se qualcuno avesse dubbi in proposito, potrebbe guardarsi attentamente, un bellissimo film francese dal titolo “Les Choristes”. Credo che da tale film potrà imparare davvero molto.
 
Qualunque metodo usato comunque, non sarà mai certo e sicuro in modo assoluto; come dice giustamente una famosa canzone cantata da Toto Cotugno intitolata: “Figli” il cui significato, potrebbe essere valido anche per i "discenti” di una scuola. Il testo dice riferendosi ai genitori (o di chi ne fa le veci): “Potrai aiutarli nel loro cammino, ma non potrai cambiare il loro destino”; pretendere di fare questo, sicuramente è un’altra cosa estremamente sbagliata che evidenzia oltre tutto, una enorme presunzione….Quando, a seguito di un qualche cosa di brutto e sgradevole che è avvenuto, si sente la classica domanda: “Dove è che ho sbagliato?...Ecco…forse lo sbaglio potrebbe essere proprio quello”.
 
Ecco un altro motivo per cui è estremamente fuori luogo parlare troppo, più del necessario. Per i ragazzi secondo me, essendo che sono “istintivi”, certi discorsi, mi riferisco a quei classici discorsi di tipo pedagogico…insomma, quelli molto “pesanti”, che procurano tanto fastidio, tendono solo a frastornarli e a confonder loro le idee nonché, ad “irritarli” maggiormente nei confronti del mondo degli adulti il quale mondo, sarà visto da loro e dal loro modo di essere, sempre più lontano dove molto probabilmente, percepiscono una certa ipocrisia che forse nemmeno loro sanno come “codificarla” e per questo quindi, tenderanno a reagire sempre di più con le loro “bravate” in cui potranno riconoscersi…..Oltre a questo, con un tale modo di procedere, il discente potrebbe anche perdere la sua spontaneità che, secondo me, è la cosa più bella che possa avere una persona. Quando una persona è spontanea, è simpatica a tutti, qualunque sia il suo carattere (ciarliero o taciturno), altrimenti diventerà terribilmente antipatica perché le sue reazioni e ragionamenti, saranno tutte, o frenati oppure impostate in modo artificioso ovvero, tutte calcolate già a priori….Un tale modo di vivere a me farebbe perdere il piacere di…..vivere
 
Per concludere, diremo che se i capi di Istituto ( mi riferisco solo a quei tipi di capi) si rapportassero verso gli insegnanti in un altro modo, la smettessero una buona volta di fare di tutto per far capire ai docenti chi è il capo (lo sanno già), e presentassero le cose in modo molto più sereno (in fondo, siamo tutti li per lavorare), cercando di non “cadere sempre troppo dall’alto” (se uno cade troppo dall’alto, si potrebbe fare male), non mettessero i bastoni fra le ruote a quei colleghi che si occupano, con la loro materia (musica ad esempio), a portare “belle impressioni” alla popolazione scolastica con “Concerti”, eseguiti dagli stessi alunni, trovare punizioni “intelligenti” (senza troppi rigiri di parole) quando è necessario e ….lasciare in pace gli insegnanti perché non sono loro da educare ma i ragazzini…oltre che (anche questa è una cosa importante), spendere quanto è necessario per garantire un servizio d’ordine efficace….nei bagni ad esempio….non dico che certe cose non succederanno mai più (non si possono fare pronostici di questo genere) ma certamente nell’insieme, tutto, o quasi tutto, migliorerebbe in modo davvero notevole.
 
Prego….dite pure

 

 

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Giulio...

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