insegnamento

 

 

 

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Le Schole Cantorum

 

Attualmente la scuola di musica per eccellenza è il Conservatorio, tuttavia è interessante fare una panoramica su quelle che furono le principali scuole musicali nei tempi passati. Qualche secolo prima del 1000, Gregorio Magno fondò in tutta Europa, numerose Schole Cantorum (scuole di canto) affinché venisse insegnato un estratto (il meglio) di tutti gli inni sacri che a partire dall’anno 313, a seguito dell’Editto di Milano proclamato da Costantino, si andarono sviluppando e proliferando in tutto l’Impero dando vita a numerose correnti di canti cristiani. Dopo quella data infatti, i cristiani poterono cantare liberamente i loro inni, senza temere di finire sbranati nei circhi, oppure torturati; era finita l'epoca delle catacombe per cui ci fu un enorme incremento creativo in quel senso. Gregorio Magno, alcuni secoli dopo a questo evento, selezionò i canti migliori, scartando il resto, e li divulgò in queste scuole di canto, onde insegnarli ai giovani in maniera sistematica e continuativa; bellissima iniziativa.

 

Peccato però che insieme a quella, ci furono altre iniziative di altra natura. Con la collaborazione dei re carolingi in Francia, fece incendiare tutte le biblioteche contenenti brani musicali gallicani perché, pur essendo canti cristiani, erano di un’altra corrente stilistica rispetto a quella romana. In Spagna invece, proibì, in modo totale e assoluto, l’insegnamento del canto mozarabico (altra corrente di canto cristiano, diverso da quello romano), fino a che non venisse completamente dimenticato, e combatté ad oltranza il canto ambrosiano, che però non riuscì ad estirpare completamente; infatti ancora oggi vive a Milano. Non mi sembra che questo papa, il cui nome oltre tutto, rimane legato al canto liturgico cristiano, fosse poi un così grande amico della musica. Tali ordinanze partivano da Roma cioè dall’Italia, il Paese della musica per eccellenza…

I Maistersinger

Nel medio evo, in tutti quei territori che formano l’attuale Germania, che all’epoca era un insieme di tanti piccoli stati autonomi, un po’ come lo era l’Italia, ma con la differenza che questi piccoli stati erano liberi ed indipendenti, era nata una bella e simpatica abitudine che dura ancora oggi, anche se non proprio in modo ufficiale. Ecco di cosa si trattava: tutte quelle persone che amavano la musica e avevano una loro attività, tipo falegnami, fabbri, muratori, imbianchini ecc. ossia, che avevano di che vivere e una certa agiatezza, si raggruppavano in corporazioni con un responsabile eletto dal gruppo, che si occupava della parte organizzativa e soprattutto amministrativa.

 

Ogni componente si auto tassava, ovvero una parte del suo guadagno, periodicamente, lo versava nelle casse dell’organizzazione e il responsabile eletto, si incaricava di contattare un Maestro di musica (il meglio che c’era all’epoca) che stipendiava mensilmente o settimanalmente con i soldi della cassa, affidandogli il compito di insegnare la musica a tutti i componenti della congregazione. Secondo calendari prefissati, venivano anche organizzati esami, tra l’altro difficilissimi da superare, per i componenti della congregazione e, se qualcuno della comunità li superava, passava da cantore dilettante a cantore professionista ovvero: Maestro cantore (questi erano i famosi Maistersinger, immortalati da Wagner nei I Maestri cantori di Norimberga).
Tale persona, da quel momento, veniva esonerata dagli impegni che aveva in passato come muratore, fabbro o altro, divenendo musicista a tutti gli effetti, stipendiato dal fondo cassa della comunità. Bella apertura mentale se si pensa, tra l’altro, che siamo nel Medio-Evo.


Ho conosciuto un tale che si era diplomato in Direzione Corale qua in Italia; e solo che, terminato brillantemente gli studi, si ritrovò …….disoccupato perché qua in Italia, malgrado sia chiamato il Paese della Musica, della musica non gliene frega niente a nessuno (bel paradosso). Per sua fortuna però, questo tizio conosceva molto bene il tedesco (fu la sua salvezza) così che, in un annuncio pubblicitario di un giornale tedesco, venne a sapere che un coro amatoriale in Germania (l’epoca dei Maistersinger non è ancora finita), cercava un direttore di canto corale; ….senza indugio lascia il cosiddetto Paese della Musica, per raggiungere il vero Paese della Musica ovvero, la Germania. Attualmente questo direttore di canto corale, gestisce in Germania, tre cori dilettanti, dove da quelle parti abbondano, che vede periodicamente durante la settimana percependo da ognuno, un regolare e più che onorevole salario (o stipendio) prelevato dal fondo cassa, che ogni adepto alimenta con i suoi versamenti periodici, esattamente come avveniva durante l’epoca dei Maistersinger

 

Chissà se in altri luoghi sarebbe stato possibile fare una cosa del genere! Potrebbe essere, molto probabilmente, che in altri Paesi, magari arrivato il momento di pagare il Maestro Cantore per le sue prestazioni musicali e didattiche, forse il responsabile, avrebbe potuto anche avere la sgradita sorpresa di trovare la cassa completamente vuota…."Ma come è possibile? …Eppure ricordo di averli messi qui i soldi….Ci sono gli spiriti per caso"?....ecc. ecc……..

 

Il flauto dolce soprano

Il flauto dolce, o flauto diritto è formato da tutta una gamma di flauti; da quello che produce un suono più basso e che per questo motivo sarà il più alto, fino a quello che produce il suono più alto e per questo sarà il più basso. Non è che voglio giocare con le parole, ma questo fenomeno è dovuto a leggi fisiche ben precise ossia: tanto più il corpo elastico da cui proviene il suono è grande, tanto più il suono sarà basso e viceversa. Il flauto dolce soprano quindi, che produce un suono acuto, è quel flauto che viene sovente usato nella scuola media come primo approccio alla musica, in quanto è molto maneggevole, non è ingombrante e una volta che lo si è imparato, può gia dare notevoli soddisfazioni. Esso potrebbe diventare un ottimo mezzo come propedeutica musicale nella scuola media, ed essere un ottimo integrativo per l’alfabetizzazione musicale dove, per il principiante che deve imparare tutti i simboli della scrittura musicale, fungerebbe come ausilio mnemonico notevole.
Il flauto usato nelle scuole medie è fatto con materiale plastico per venire incontro alle esigenze di tutti, ma in Germania ci sono flauti in legno che ovviamente, costano una cifra e che hanno un suono stupendo.

 

Telemann, grande flautista e compositore, ebbe durante la sua vita, una popolarità di gran lunga superiore a quella di Bach, suo conterraneo e contemporaneo (durante la sua vita, Bach non era molto popolare); la sua vena creativa, quella di Telleman, fu praticamente inesauribile. E’ da non credere quanto, in certe scuole dello Stato (italiano purtroppo), tale strumento sia oltremodo avvilito, disprezzato e vessato, venendosi a manifestare così, una grande ineducazione ed una grande non conoscenza (….voglio essere gentile).

So di un tale che, nella scuola media (non era mio allievo), si era entusiasmato tanto a questo strumento che in seguito, frequentando associazioni amatoriali appassionate di musica Barocca, si perfezionò al tal punto, da divenire un vero asso in questo senso. Al colmo dell’entusiasmo e dell’euforia quindi, divenuto consapevole di possedere questo naturale talento flautistico, crede ingenuamente, di fare chissà che cosa …ma riceve solo delusioni e porte in faccia…Anche lui però, per sua fortuna, conosceva molto bene la lingua tedesca per cui decide di andare in Germania, la culla tra l’altro, di questo strumento (quello usato nelle scuole medie in Italia). Dopo aver dimostrato il suo talento davanti ad una Commissione di esperti, riceve semplicemente la Laurea ufficiale di flautista (senza esamini intermedi, secondari o altri inutili rompicapi burocratici, tipicamente latini) ed inoltre, l’ingaggio per numerosi concerti, la cattedra di flauto al Conservatorio e altre cosette così…

 

 

Il mandolino…uno strumento tutto italiano

Qualcuno però, potrebbe anche dire: “ Lo credo…il flauto Barocco (quello usato nelle scuole medie) è un tipico strumento tedesco, per forza che questa persona ha trovato un così grande consenso in quelle terre….Uno strumento tipicamente italiano invece, è il mandolino che suonato in stile Barocco, ha una tecnica totalmente diversa da quella napoletana. Comunque, a parte i due differenti stili, rimane uno strumento molto italiano. Se suonato nello stile napoletano, allo scopo di mantenere a lungo il suono, il mandolinista ripete tante volte la stessa nota dandogli quello stile tipicamente mediterraneo. Suonato in stile Barocco invece, non si ripete tante volte la stessa nota ma sovente, viene abbinato al suono dei violini dando al tutto una sonorità estremamente piacevole.

 

 

Conservatori in Viet-Nam e Conservatori in Italia


E’ interessante conoscere la storia di un giovane vietnamita del Sud il quale, durante la guerra degli americani contro il Viet-Nam del Nord (il governo di Hanoi), studiava al Conservatorio di Saigon, il mandolino. Nei Conservatori dell’estremo oriente, ci sono due facoltà: una di musica europea o occidentale e l’altra, di musica autoctona con regole musicali tutte loro e molto diverse dalle nostre. Questo tizio si era iscritto alla facoltà di musica occidentale e, nell’ambito di questa, aveva scelto il corso di mandolino; la prospettiva era quella di una carriera brillante in quanto tale strumento laggiù, era molto valorizzato. Ma il giovane, ben sapendo che lo strumento musicale che suonava era uno strumento tutto italiano, finito gli studi, volle venire in Italia per avere ovviamente il massimo e per coronare il suo sogno che si portava dietro fin da ragazzo. Siccome era acculturato in tutto quello che riguardava la musica italiana, soprattutto quella mandolinistica, già vedeva il suo futuro colmo di soddisfazioni, successi e trionfi…..

 

Possiamo immaginare quale fu la sua sorpresa quando, una volta atterrato all’areoporto di Roma, non intese i primi mandolini, come avvenne per il personaggio della canzone: O Paese do Sole e come forse, chissà, nella sua ingenuità sperava. Quello che intese invece, dopo qualche giorno, fu che in nessun Conservatorio italiano esisteva la cattedra di mandolino pertanto, il suo titolo di studio, conseguito con impegno, buona volontà, serietà, fatica e anche con sacrifici a Saigon, nella facoltà di musica europea e nello specifico, italiana, qua in Italia, non aveva nessun valore legale pertanto, si ritrovò escluso anche dalla possibilità di un qualunque tipo di insegnamento musicale nelle scuole dello Stato. Che enorme differenza fra il Modus Operandi germanico e quello italiano…Per vivere si trovò un lavoro in un supermercato; il suo sogno musicale in cui, nel suo immaginario di adolescente, abbondavano le icone del mandolino, del golfo di Napoli, del Vesuvio, che tanto avevano alimentato i suoi sogni di quando, da ragazzo studiava tale strumento nella facoltà di musica occidentale di Saigon, finì per sempre in Italia…nel Paese della musica

 

Il Conservatorio

Questa è la scuola di musica più importante, quella che da il titolo di studio che ti consente di fare carriera in quel senso. A questo riguardo però, credo che dal punto di vista formale, ci siano delle notevoli incongruenze che certo, non aiutano ad inquadrare bene le cose; esse consistono, secondo me, nel fatto che il titolo di studio nemmeno lo si dovrebbe chiamare Diploma, ma Laurea perché, se non ci sono altre scuole musicali più importanti dei Conservatori, che danno una Laurea in musica, questo titolo di studio (il diploma), dovrebbe automaticamente essere considerato Laurea e non Diploma e pertanto chiamarsi appunto Laurea. Se quel titolo di studio lo si dovesse considerare solo Diploma, dovrebbe esserci allora la possibilità di proseguire, per chi lo volesse, fino ad una Laurea in musica. Potrebbe essere inteso in questo senso, il D.A.M.S. ma, a parte che non si può accedere al D.A.M.S. passando per il Conservatorio, so che in tale facoltà ci si occupa in prevalenza di spettacolo in genere e la musica vera e proprio tiene un posto marginale ovvero, non c’e’ modo di approfondirla a livello di Conservatorio perchè le attività strumentali, per quello che ne so, sono ridotte al minimo. Una volta ho visto dei ragazzi all’Università, iscritti al D.A.M.S. che ripassavano pagine di teoria musicale che si fanno nei primi anni di Conservatorio… e poi vengono fatte tante storie per passare direttamente dal Conservatorio all’Università.



Il Conservatorio quindi, potrebbe essere incluso nell’Università stessa la quale si chiama così, proprio in riferimento a: universale, nel senso che gli studi sono infiniti e, come si dice, non si finisce mai di imparare. Non capisco quindi, questa sessione a parte del Conservatorio, messa come un binario morto, completamente escluso dall’Università in quanto, come detto, se uno vuole accedere ad essa, anche per iscriversi soltanto al D.A.M.S. non può farlo passando per il Conservatorio ma unicamente, tramite una qualunque altra scuola superiore…. Pensare che nel XIV secolo, per laurearsi all’Università della Sorbona, e in quelle di tutta Europa ad esempio, i candidati dovevano anche presentare all’esame, tra le altre cose, una loro composizione musicale.

La Musica leggera e il Conservatorio

Conservatorio, è una parola che vuole dire niente. Potrebbe forse significare: Conservare gli elementi della cultura musicale classica ma se è così, è estremamente sbagliato perché nella scuola della musica per eccellenza, si deve fare musica a 360 gradi. Non so come è adesso, ma ricordo quando ero allievo (anni ’60); se in una classe gli allievi, nell’attesa dell'arrivo dell’insegnante suonavano (un po’ alla rinfusa), il piano che si trovava in ogni aula, gli ultimi successi di Canzonissima oppure qualche Blues  Jazz canzoni dei Beatles ecc. , qualcuno faceva da palo, fuori dalla classe, per segnalare l’arrivo dell’insegnante. Quando veniva dato il segnale, perché l'insegnante stava arrivando, l’allievo che suonava un brano di Jazz, o di S. Remo, cambiava improvvisamente repertorio, suonando al posto, un notturno di Chopin o altri brani classici. Se tale alunno era bravo con il piano, suonava fino all'arrivo dell'insegnante poi, fingendo di accorgersi solo allora della sua presenza, si alzava mogio mogio, come a chiedere scusa per essersi presa la libertà di aver suonato senza permesso e, tirandosela un po', tornava al posto.

 

A parte la piccola vanità e un pochino di ipocrisia, tipica di questi ambienti, la cosa incredibile era che se un allievo veniva sorpreso a suonare brani di musica leggera, rischiava l’espulsione dalla scuola; dipende da come erano i suoi rapporti con gli insegnati. Mi domando questo: invece che essere super attenti a queste cose che davvero non hanno importanza, non si potrebbe invece operare, a livello corale (per stare in tema), un serio miglioramento per come potrebbe essere la didattica (in questo caso,musicale), nelle scuole? A partire dall’inizio fino a raggiungere il titolo di studio tanto agognato dagli studenti? Si potrebbero dare dei fogli agli insegnanti, ognuno scrive la sua e in seguito, riunirsi in un costruttivo (e non inutile) Collegio Docenti e, tralasciando discorsi difficilesi, ma procedendo con discorsi chiari e comprensibili, organizzare sulla base delle proposte presentate, progetti che, se approvati, passino alle sfere superiori fino, se è il caso, a che diventino legge.

 

 

Università e Conservatorio

A mio avviso la musica, nella scuola della musica (D.A.M.S., Conservatorio, Liceo Musicale, chiamala come vuoi) dovrebbe essere suddivisa per settori nell’ambito di una facoltà e, nell’ambito di questi, dei settori, offrire possibilità di approfondimento totale e completo; dalla musica per varietà, con tutti gli annessi e connessi, a quella da camera, sinfonica, lirica, corale, leggera, canzonetta, etnica ecc. con ampio spazio per tutto ciò che vi si collega. Magari per conservare gli elementi principali della musica classica, potrebbe esserci la sezione conservatorio indi, stabilire una Laurea vera e propria per coloro che ottengono il titolo di studio (diploma) di più strumenti, con conoscenze approfondite legate a questi e al loro contesto storico, sociale ecc. oppure, che diventino virtuosi del loro strumento, sviluppando una tecnica e virtusismo incredibile, tanto da raggiungere il livello di concertisti (in tal caso, basterebbe solo il titolo di studio di quel singolo strumento)...Stabilire quale deve essere il numero minimo degli strumenti di cui si deve avere il diploma, per avere in automatico la Laurea. Fra le discipline in questione, per ottenere la Laurea, non dovranno mancare il diploma di piano, di direzione corale, direzione d’orchestra, esperienze di didattica musicale ecc. Quindi, per chi ottiene il diploma (o titolo di studio) di queste discipline, potrebbe in automatico, ottenere la Laurea di Musica. Un’altra cosa che davvero sarebbe interessante fare, è quella di non distruggere quello che c’è gia, infatti nel Paese della Musica, tempo fa vennero sciolti i cori della Rai di Torino, di Milano e altre importanti città italiane; difficile capire il senso di tutto questo. Un altro passo da fare quindi, per diventare davvero il Paese della Musica, di cui in questo periodo viene festeggiato il centocinquantesimo anniversario , è quello di evitare queste strane ed incomprensibili delibere.

 

Un’altra cosa da fare, almeno per iniziare, è di togliere l’impedimento burocratico che non consente l'iscrizione al D.A.M.S. passando per il Conservatorio, perché tale impedimento è davvero sbagliato. Tempo fa, chiesi per quale motivo non era possibile accedere all’Università tramite il diploma di uno strumento musicale ottenuto al Conservatorio; mi risposero che chi possedeva solo quello, non poteva garantire un entroterra culturale di matematica e di lingua straniera, soddisfacente. Ora io non capisco questo, se si trattasse di una scuola a indirizzo linguistico, allora certo ci dovrà essere un entroterra culturale in quel senso, allo stesso modo per una scuola a indirizzo matematico e via dicendo. Ma se si tratta di una scuola ad indirizzo musicale, cosa c’entra tutta quella roba? Gia non basta quella imparata alle elementari o alle medie? Credo che a volte, ci sia una carenza di fantasia e mancanza di idee chiare; oggi come oggi, uno dimostra di non esser ignorante, solo se conosce la matematica o una lingua straniera in modo soddisfacente. E’ quella la sua garanzia e il suo alibi per sentirsi una persona colta. Credo invece che ci si possa sentire persona colta (o meglio, amante della cultura, in versione socratica) anche conoscendo altre discipline…..la Musica ad esempio.

Sono quasi certo che se qualcuno leggesse queste righe, potrebbe erroneamente credere di aver a che fare con una persona poco patriottica nel senso che le mie critiche si concentrano su questo Paese; questo non sarebbe vero, soprattutto in questo periodo che viene festeggiata l’unita nazionale. Soltanto il fatto è che malgrado non abbia nulla contro l’Italia, credo sia un errore chiamarla il Paese della Musica, semplicemente perché mi sembra ci siano Paesi molto più musicali del nostro.

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giulio
Giulio...

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