Gelosia

 

Cos’è il tuo corpo
quant’è il tuo valore
che io mi sento
misera ai tuoi piedi.

Qualcosa di sublime
in me si accende
la vena dei poeti
è qui presente

Quando i nostri corpi
si sono uniti
sembravano
due colombi innamorati

ora fra due deserte strade.
Tu conti gli anni
ed io le ore passate

sebbene quattro figli
abbiamo avuto
sacri depositi
che abbiamo accettato

l’inferno è giunto
nelle nostre vite
prima ancora
di essere giudicati.

Quattro boccioli da me
si sono staccati
della mia vita
fanno la corona

con la mia vena
faccio questa ballata
che al pubblico
verrà un giorno presentata

quando la scrivo
è notte già avanzata
dormono tutti
ed io mi sono sfogata

l’onda è quieta
tutto sa aspettare
il vento che la porta
oltre mare
dove la pena sa dimenticare

rincorro con leggera
fratellanza
quello che Dio
mi ha dato in abbondanza.


Scritta nel 1967 a Catania
prima di partire per Torino


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