Ero un poeta
triste e abbandonato,
nessuno all’infuori di Dio,
la mia sorte ha guardato.
L’eco dei miei compagni
di sventura mi dava fiato,
pensavo di sfuggire,
per testimoniare e scrivere
questi suffragi parole.
In fila, circondati da leoni,
due bestie feroci
puntavano su di noi.
Ma in quell’istante
i miei pensieri,
rivedono una luce divina
che ci guardava,
e non poteva soffocare
l’ira umana.
Dunque la prima fila
è terminata.
Né un grido
né un lamento,
usciva da ogni singola
creatura.
Tutti compagni ma di sventura;
e quando toccò a me,
son già caduto
prima di sparare.
Sopra quei corpi
pieni di calore,
ho perso i sensi
e mi abbandonai.
Ma dopo,
non so l’ore;
è l’alba
ma per me solo.
Guardai quei corpi
privi ormai di vita,
cercai da quella tomba
dov’è l’uscita
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