Il Barocco Musicale
Contesto Storico e Socio - Culturale
Il Barocco musicale è assai più lungo di quello letterario e dura quasi mezzo secolo in più. Esso costituisce per la musica, una tappa importantissima che cambiò il gusto della gente. Tale epoca non è facile da suddividere tuttavia gli storici hanno fatto una "ripartizione generica" di tre fasce, di mezzo secolo ciascuna circa (tutto il sec. XVII e prima metà del sec. XVIII) quindi, grosso modo possiamo stabilire che la prima fascia (1600-1650) è rappresentata da C. Monteverdi, G. Frescobaldi (italiani) e Schtz (tedesco); la seconda fascia (1650-1700) da G. Carissimi, G.B. Lully (francese di origine toscana) e Pursell (inglese); l'ultima fascia (1700-1750) da A. Vivaldi, A. e D. Scarlatti (padre e figlio), F.Couperin, P.Rameau (francesi), C. Gluk, J.S.Bach e G. F. Haendel (germanici). Alcuni di essi li abbiamo già visiti, gli altri li vedremo ora. Durante l'infanzia di Luigi XIV, il cardinale Mazzarino italiano, governò la Francia con pieni poteri, favorendo a Parigi lo sviluppo della musica italiana, soprattutto del melodramma. In seguito G.B. Lully fondò L'Accademia reale di musica e danza, dalla quale avrà origine L'Operà di Parigi e G.B.Lully la chiamerà Tragedia Lirica. Nella seconda metà del sec. XVI ‘1500), nella corte in Francia si sviluppò una forma di musica teatrale o rappresentativa, prettamente francese. I Ballet de Cour (Balletti di Corte), una derivazione di quelle forme popolari ballabili sparse in tutta Italia che da Milano, nel periodo rinascimentale si diffusero a Parigi, gettando le basi per la realizzazione della Forma Sonata che rappresenta il massimo della perfezione stilistica e che darà origine al periodo classico. Il punto di partenza per queste evoluzioni, saranno la Suite. Questi balletti acquistando in Francia grazia e raffinatezza nei movimenti, erano strutturati come una successione di danze, legate da un filo narrativo assai tenue, quasi come se servisse solo da pretesto. Inoltre erano accompagnati da strumenti e dal canto. Il Primo balletto di Corte di cui si ha notizia, è il Le Ballet Comique de la Reine (Il Balletto Comico della Regina) nel 1581, coordinato dal violinista e coreografo lombardo Baldassarre Baltazzarini. A metà del sec. XVII, accanto al balletto di corte, andrà di moda una sua derivazione: "Le Commedie Ballet" (Commedia Balletto), nella quale si possono vedere brani danzati e cantati. Alla corte francese di questo secolo (XVII), la danza era un intrattenimento assai gradito tanto che sovente il re Luigi XIV (1643-1715) interveniva personalmente nei balli, esibendosi come ballerino |
Origini Del Teatro Francese
Il melodramma prettamente francese, nasce con la tragedia lirica di Lully, in esso il recitativo aveva molta importanza più che nel melodramma italiano; la sua melodia aderiva strettamente al testo poetico. Nelle “arie” sono esclusi gli artifici e virtuosismi canori, i cori sono omofoni (monodici) i balletti hanno ruoli principali. Per quasi un secolo in Francia, il melodramma conservò l’impronta del musicista fiorentino G. B. Lully |
Le Famose Querelle Di Parigi
Anche Philippe Rameau in seguito proseguì sulla via segnata da Lully tuttavia il suo forte senso teatrale e il fatto di appartenere ad un’altra generazione, lo portarono con il tempo, a fare delle innovazioni pur restando sulla linea di Lully; arricchì melodicamente le “Arie” e utilizzò i cori e l’orchestrazione a scopo descrittivo. Questo bastò a causare una reazione fra i fedeli dello stile di Lully tanto da generare una polemica (querelle) fra “lullisti” e “ramisti” |
Personaggi
Jean-Philippe Rameau
(Digione 25 settembre 1683 – Parigi 12 settembre 1764)
Scrisse musica per Teatro, da Chiesa per balletti, per clavicembalo e da camera. Il suo punto di partenza per la musica teatrale è lo stile di Lully che però in seguito supera ed amplia. Nelle composizioni per clavicembalo, prosegue sulla scia di Couperin aggiungendo in seguito, una nuova tecnica riguardante il “rivolto” degli accordi, perfezionando così la teoria musicale |
Questa simpatica marcetta ben rievoca il tamburo che segna il ritmo con il suo incedere marziale e solenne. Ovviamente il brano non è completo è solo stato messo per dare una idea |
La Riforma Attuata Da Gluk
Christoph Willibald Gluck
(Erasbach 2 luglio 1714 – Vienna 15 novembre 1787)
Fu il grande protagonista del confronto con Piccinni fra il melodramma riformato e quello all’italiana. Riuscì vincitore Gluk non tanto per la superiorità di uno stile rispetto all’altro, ma piuttosto per il personale genio di Gluk. Infatti il melodramma diventava sempre più un collana di “arie” senza più un’aderenza drammatica con l’azione scenica ed è quello che Gluk cercò di rimediare |
Origini Dell' Opera Buffa
L'opera buffa si sviluppa in un ambiente particolarmente favorevole che è la città di Napoli; la sua paternità spetta a G. B. Pergolesi che divenne famoso con l'intermezzo: "La Serva padrona" aprendo la via del genere Buffo.
L'eccessiva drammaticità dell'opera seria, come reazione farà sentire il bisogno di un qualche cosa di più leggero e più consono a quello che è la vita normale di tutti i giorni; da questo avrà il via: L'opera Buffa, generata dagli intermezzi i quali stavano tra un atto e l'altro dell'Opera Seria che veniva rappresentata. |
Buffonisti e Antibuffonisti
Quando nel 1752 venne rappresentata a Parigi "La Serva Padrona" di Pergolesi non più come intermezzo ma come brano autonomo, il successo e l'entusiasmo fu tale che subito nacque una nuova polemica (querelle) che divise il pubblico in Buffonisti e in Antibuffonisti, sostenitori di Rameau e dello stile francese. I primi si radunavano sotto il palco della regina e i secondi, sotto il palco del Re |
Fan Club Di Altri Tempi
L'opera buffa all'italiana contava molti seguaci a Parigi i quali, dopo i primi successi di Gluk (musicista tedesco) invitarono Piccinni ( musicista italiano) affinché
risollevasse le sorti della musica italiana con un confronto diretto fra i due; in una vera e propria sfida. Cosi il pubblico si dividerà fra “Glucchisti” e “Piccinisti” |
Il Teatro Musicale Inglese Masque
Lo scambio culturale fra Germania, Austria, Francia e Italia con l'Inghilterra ebbe minore intensità a causa della sua posizione geografica. Tuttavia anch'essa, l'Inghilerra, nella musica-teatrale risentì di un certo influsso francese e soprattutto italiano.
Vi fu un genere di intrattenmento nel sec. XVI, che godette grande favore presso la nobiltà inglese e questo fu il Masque (mascherata), formato da una
successione di danze, musiche vocali e strumentali, recitazioni, che illustrano un argomento di carattere mitologico. Furono diversi coloro che si distinsero in questo
genere, ma soprattutto Enry Pursell autore di numerosissima musica Masque ecc. considerato il maggiore musicista inglese dell’epoca |
I Personaggi
Henry Purcell
(Londra 10 settembre 1659 – Westminster Londra, 21 novembre 1695)
Malgrado la sua breve esistenza, ci ha lasciato una grande produzione: diversi Masque, Arie (che risentono dello stile veneziano), Mottetti per la liturgia anglicana, canzoni, ma il suo capolavoro è un ‘opera in stile italiano, completamente cantata Didone ed Enea. Malgrado il suo genio, il tentativo di creare uno stile operistico tipicamente inglese, non riuscì; in Inghilterra prervalse sempre il melodramma all’italiana |
Ecco un simpatico brano di Pursel: Hornipipe; in esso possiamo intravedere lo spirito solenne, marziale e compassato tipico del Barocco Inglese |
Altre Forme Di Musica Vocale Monodiche
La cantata, l’oratorio e la passione
La Cantata
Il melodramma fu la manifestazione vocale di carattere “monodica” più importante, più mondana, ma certamente non l’unica. Nel campo profano si diffuse la cantata, la quale altro non è che una ulteriore evoluzione del “Madrigale” trattato però in maniera completamente “Monodica” (una sola linea melodica), in passato invece il madrigale era a più linee melodiche, ovvero “Polifonico”. Possiamo notare questa tendenza alla “monodia”, con le raccolte di madrigali di C. Monteverdi in cui, gradualmente la polifonia tende a lasciare il posto alla monodia. La cantata invece sarà totalmente monodica e sarà strutturata come “L’Aria” del melodramma. Il più grande rappresentante del genere fu G. Carissimi, Alessandro Scarlatti e Benedetto Marcello |
L’Oratorio
Anche gli Oratori hanno un loro albero genealogico che risale alle Laude monodiche del Medio Evo del centro Italia. Nel periodo rinascimentale esse divennero (come quasi tutta la musica dell’epoca) polifoniche. La loro trama, scritta sotto forma di dialogo, era sempre cantata come pure il narratore che illustrava la scena cantando. In seguito la parte scenica si sviluppo ulteriormente, generando la Sacra Rappresentazione e da li, l’Oratorio che può considerarsi un melodramma sacro ma senza messa in scena e costumi sfarzosi.
Il fondatore di questo genere fu S Filippo Neri (1515 1559) che compose Laude polifoniche; egli raccolse attorno a se ragazzini abbandonati, in luoghi adatti chiamati : “Oratori” dove venivano intrattenuti cantando, il più importante di questo genere però, fu sempre Carissimi. Altro grande autore di Oratorii G. F. Haendell che vedremo fra poco |
La Passione
Fu un’espressione religiosa tipicamente tedesca. L’Oratorio in Germania acquistò una fisionomia particolare prendendo il nome di Passione. L’Oratorio tratta una storia generica del Vecchio o del Nuovo Testamento, invece la Passione tratta l’episodio specifico di tutto il Calvario sofferto da Gesù Cristo, dall’arresto, alla crocifissione. Grande autore di Passioni fu J. S. Bach che presto esamineremo |
I Personaggi
Giacomo Carissimi
(Marino 18 aprile 1605 – Roma 12 gennaio 1674)
Di modestissime origini, entra come cantore nella cappella del Duomo di Tivoli, in seguito è maestro di Cappella nella Chiesa di S. Apollinare, annessa al Collegio Germanico-Ungarico in Roma rimanendovi per tutta la vita. Egli visse intensamente il sentimento religioso che manifesta nelle sue composizioni nelle quali prevale il canto (solistico o corale); gli strumenti invece hanno solo una funzione di sostegno. Divenne famoso con "Historie sacre" o semplicemente "Oratori" commissionatagli dall’Arciconfraternita del SS Crocefisso |
Benedetto Giacomo Marcello
(Venezia 31 luglio o 1 agosto 1686 – Brescia 24 luglio 1739)
Fu compositore di concerti, musica da camera, oratori, cantate e salmi Malgrado il suo genio, non rientra nella cerchia dei professionisti in quanto era un dilettante, infatti era un alto funzionario della Repubblica Veneta. Scrisse tra l’altro una satira ai danni del mondo operistico; delle pretese, esigenze e capricci delle prime donne, inoltre trascrisse delle melodie ebraiche di origine antichissima, tramandate dagli ebrei fino a quell’epoca, di generazione in generazione |
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Pag. 8 |
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Prefazione
Inizio