Il Melodramma e La Musica Tonale
Nascita Della Musica Tonale
Nel secolo XVI e XVII, si verificò un grande cambiamento nella mentalità della gente, che avrà ripercussioni anche nel campo della musica. Le scoperte scientifiche fatte in tutti i campi del “sapere” dell’epoca, influenzano pure il “campo” musicale e in seguito a questo, furono scoperti i “suoni armonici”, che verranno seriamente esaminati e studiati, tanto da far si che con il tempo venne a cambiarsi il gusto musicale nella gente. Coloro che si dedicarono con particolare passione a questo tipo di studi verranno chiamati “teorici”. Tutto questo porterà all’abbandono graduale dei modi gregoriani e al posto dei modi gregoriani, vennero inserite le scale “tonali”. La musica “modale” quindi, in uso già dai tempi di C. Magno di cui il Consigliere Flacco Alquino fu l’ideatore degli otto modi, cade gradualmente in disuso, lasciando il posto a nuovi schemi armonici |
Durante il medio evo, a volte per rendere più espressiva una melodia, si usava “bemollizzare” il SI; quando questo accadeva nel Modo “Lidio”, automaticamente si manifestava la scala Maggiore, in base al rapporto di intervalli che si veniva a creare. Questa usanza con il tempo sarà uno dei fattori che contribuirà a sensibilizzare l’orecchio alla scala Maggiore, la quale si manifesterà ufficialmente nel XVI sec. |
Le Vecchie Scale Modali In Europa
Come si è detto nelle altre dispense, le scale modali sono innumerevoli. Agli otto modi ideati da Flacco Alcquino, vennero aggiunti altri quattro modi da Glareano, due autentiche e due plagali; i due modi autentici, Eolo e Ionico, diventeranno rispettivamente la moderna scala minore e la moderna scala maggiore, E’ chiaro tuttavia che questo avvenne perché già a monte, vi erano stati altri fattori che prepararono, per così dire, il terreno favorevole a tutto questo. |
Le scale tonali come sappiamo, sono solo due, quella maggiore e quella minore; la loro caratteristica è unicamente europea. La differenza fra le melodie modali e quelle tonali, consiste nel fatto che la melodia tonale (costruita appunto su una scala tonale), fa riferimento continuo ai suoni armonici generati spontaneamente dalla nota fondamentale o suono generatore, mentre quelle modali non tengono conto dei suoni armonici e se c’è un riferimento è solo casuale. Questi argomenti, i suoni, sono già stati accennati nell’argomento dell’acustica, ora torniamo momentaneamente sull’argomento, per conoscere la collocazione storica di questo evento. |
I Suoni Armonici Alla Base Della Musica Tonale
Come già si è detto (E’ sempre meglio ripetere perchè la ripetizione è la madre dell’istruzione) quando una nota viene suonata, a causa di leggi acustiche e fisiche, si manifestano nell’aria altri suoni legati a quello generatore o nota fondamentale meno intensi, ma che tuttavia esistono. Questi sono i suoni armonici come si può osservare nel grafico precedente.
Con la graduale trasformazione del gusto musicale avvenuto in questo secolo (fine sec. XVI e inizio XVII), la melodia avrà un continuo riferimento ai suoni armonici e di conseguenza la scala sulla quale viene costruita, sarà intesa in modo diverso in quanto ci saranno note importanti, ( le stesse dei suoni armonici) ed altre meno importanti considerate note di passaggio perché non fanno parte dei suoni armonici di quella determinata scala sulla quale si articola la melodia. Ricordiamo a questo punto che nelle scale gregoriane tutte le note avevano pari importanza ad eccezione delle note chiamate repercussio e finalis che ne avevano di più (la prima era la nota attorno alla quale si muoveva la melodia, l’altra era quella che chiudeva il brano)
Riportiamo ora un esempio, prendendo sempre per modello la nota DO e le note della sua scala, quelle importanti e quelle di passaggio |
I |
II |
III |
IV |
V |
VI |
VII |
XVIII |
(Oppure) I |
DO |
RE |
MI |
FA |
SOL |
LA |
SI |
DO |
( Ottava successiva) |
Le note importanti sono quelle evidenziate perché fanno parte degli armonici della nota DO |
Dissonanza Naturale
Nei suoni armonici di DO, troviamo il SI bemollizzato invece nella scala di DO maggiore il SI è naturale; il motivo di questa incongruenza è dovuta al fatto che il riferimento della melodia ai suoni armonici è continuo, per cui il suono generatore (o fondamentale) viene per così dire esaltato anche senza suonarlo necessariamente quindi la melodia, quando arriverà al VII grado, che nella scala di DO dovrebbe essere SIb, essendo troppo vicino alla tonica dell’ottava superiore ovvero il DO, questa nota: SIb viene in un certo senso come calamitata verso la tonica, alzandosi così di mezzo tono e divenendo in tal modo, SI naturale. Se la melodia facesse riferimento agli armonici di RE, verrebbe considerata in RE maggiore ed arrivando al VII grado, che dovrebbe essere DO naturale, per gli stessi motivi detti ora, questa nota si alzerà di mezzo tono divenendo DO#. Per tale motivo viene definita anche “Dissonanza naturale”; dissonante perché al nostro orecchio, infarcito di elementi tonali, risulta un po’ fuori dal contesto melodico, naturale perché malgrado questo, risulta comunque piacevole a sentirsi. |
La Sensibile o VII Grado
La distanza fra il VII e VIII grado, perno della musica tonale, sarà di mezzo tono, il settimo grado della scala tonale si chiama sensibile non a caso, infatti è il grado più vicino alla tonica quindi il più sensibile alla sua attrazione. Anche il II grado è vicino alla tonica, ma non è sensibile alla sia attrazione perché la scala è concepita in senso ascendente. Ecco un esempio |
Idee Opinioni e…Gusti Musicali a Confronto
Il gusto musicale “tonale” dura fino a tutt’oggi anche se molti musicologi sostengono che l’epoca della “tonalità” sia tramontata poiché all’inizio del XX secolo (lo vedremo nelle prossime dispense) appaiono opere musicali dette d’avanguardia, le qualli non tengono conto dei meccanismi inerenti alla tonalità, ma a giudicare dal numero assai esiguo degli spettatori durante i loro concerti, direi che la musica tonale è tutt’altro che finita |
Personaggi
Gioseffo Zarlino
(Chioggia 31 gennaio 1517 – Venezia 4 febbraio 1590)
Nativo di Chioggia. Fu allievo di A. Willaert; annunciò la teoria dell’armonia con il suo trattato Istituzioni Armoniche |
Henrich Loris
(1488-1563)
Detto
Il Glareno perché nativo di Glarus (Svizzera) (………….) Aggiunse altri quattro modi agli otto già esistenti, due dei quali diventarono le attuali scale maggiore e minore |
Due Culture Musicali
Questa melodia già vista nelle precedenti pagine, è strutturata nel modo Gregoriano “Dorico” Se fosse nel tono di RE m, il SI sarebbe bemollizzato perché la Scala di RE minore, relativa di FA maggiore relativa ha il SI bemolle ed inoltre il VII grado essendo sensibile, disterebbe dall’VIII grado solo di mezzo tono |
Il secondo brano, come dice il titolo stesso, è nella tonalità di FA Maggiore. Possiamo verificare che questo è vero in quanto le prime note cominciano con DO FA DO FA (FA Tonica e DO Dominante), inoltre la prima nota della terza battuta è un LA, per cui essendoci le tre note dell' accordo di FA Maggiore (FA LA DO) , il brano non può che essere nella tonalità di FA Maggiore appunto. |
Il Melodramma In Italia e All’ Estero
Contesto Storico e Socio-Culturale
Ufficialmente la scoperta dell’America mette fine al Medio Evo, ma è chiaro che questa fine non riguarda la sua “mentalità” la quale, per molti secoli ancora continuerà a manifestarsi secondo le caratteristiche tipiche dell "epoca buia". Si dice che quello che metterà veramente fine alla mentalità tipica del Medio Evo, sarà la corrente filosofica letteraria detta “L’Illuminismo”. Questa filosofia intende sottomettere ogni cosa alla “Ragione” ovvero, non sviluppare più delle credenze che siano il frutto di “superstizioni” o di fanatico “bigottismo religioso” , ma delle convinzioni che siano il frutto di concrete ricerche e di logici ragionamenti, i quali aiutano l’individuo ignorante a liberarsi gradualmente di tanti dogmi e “tabù” ingiustificati, tipici del Medio Evo. E’ facile immaginare che una corrente di pensiero non si manifesta così, dall’oggi al domani senza che ci siano delle cause pregresse, e noi queste cause le possiamo intravedere nella filosofia del grande scienziato Galileo Galilei il cui concetto, è quello di accettare una idea solo dopo una prova concreta, una esperienza, un “esperimento” che volendo, può essere ripetuto tante altre volte. E’ questo nuovo modo di pensare che aiuterà la gente, ad uscire gradualmente dalla superstizione. Tale nuova mentalità nascente, avrà conseguenze notevoli in tutti i campi nella scienza, nella tecnica e anche nella musica la quale sarà vista pure nel suo aspetto scientifico. Infatti, in seguito a questo “amore per lo studio” (tra l’altro quello della musica antica), saranno scoperti ed esaminati i “suoni armonici” di ogni nota per cui, la musica sarà intesa in modo del tutto diverso: nascerà la “musica tonale” che costituirà un grandissimo cambiamento per quest’arte. Ancora oggi, la musica viene intesa in questo modo; possiamo verificare quanto detto, se confrontiamo un brano medioevale, con un brano di epoca più recente, sarà interessante notare come nel primo, la melodia risulterà “strana” “senza senso” e l’altra orecchiabile, tuttavia se la prima sarà riascoltata più volte, potremo percepirne la bellezza allargano così i nostri orizzonti. Fra i tanti cambiamenti avvenuti in tale periodo, rileviamo non solo l’evento della musica tonale, ma anche il “tramonto” graduale della “polifonia” questo anche grazie alle attività della famosa Camerata dei Bardi o Camerata Fiorentina formata da persone di grande cultura, tra le quali Vincenzo Galilei (padre di Galileo), che verso la fine del XVI sec. in casa del Conte Bardi a Firenze, si riunivano per rinnovare la musica dell’epoca. |
Caratteristiche e Finalità
Della Camerata Fiorentina o Dei Bardi
La Camerata dei Bardi o Camerata fiorentina, era formata da un gruppo di gentiluomini, scienziati, letterati e musicisti che a cavallo dei due sec. XVI-XVII usavano riunirsi regolarmente in casa del conte Bardi per conversare su argomenti musicali e letterali. Fra loro vi era pure Vincenzo Galilei, padre di Galileo, il quale tra l’altro aveva pubblicato un libro dal titolo Dialogo fra la musica antica e moderna comprendente alcuni inni di Mesomede da Creta, musicista dell’imperatore Adriano, che scoprì nella Biblioteca Vaticana. Gli aderenti di questa Camerata, durante le loro adunanze, esprimevano quella che era la corrente culturale del momento (fine sec. XVI), ossia un ritorno al classicismo greco e di conseguenza al teatro antico. Il loro intendimento era quello di far rivivere l’Antica Tragedia Greca che come sappiamo, era musicata. Poiché la musica presso i greci antichi, aveva lo scopo di rendere più suggestivo ed espressivo il testo poetico e creare l’atmosfera per l’azione scenica che si stava svolgendo, si resero conto che la polifonia non era adatta a questo scopo e a questo tipo di spettacolo in quanto, con il continuo intreccio di voci, si veniva a rendere incomprensibile il testo poetico; per questo motivo si cercò di far rivivere la tragedia greca usando come forma musicale la monodia (una sola melodia), al fine di poter valorizzare anche la parte letteraria. |
Origine Del Melodramma
Il risultato ottenuto dall’attività della camerata dei Bardi, non fu certo la risurrezione dell’antica Tragedia Greca in quanto non è possibile tornare indietro nella Storia, ma la nascita del Melodramma; una nuova forma di spettacolo che avrà un grande futuro. I primi esperimenti sono stati effettuati presso il palazzo Pitti a Firenze, da Jacopo Corsi (non era stata usata la casa dei Bardi perché in quel momento il conte si trovava a Roma); in quell’occasione sono state rappresentate la Dafne e L’Euridice musicate da Jacopo Peri e Giulio Caccini (cantanti), su libretto di Rinuccini, tutti membri della Camerata |
Struttura Del Melodramma
La sua struttura essenziale è in primo luogo “monodica” (una sola linea melodica) al fine di evidenziare il testo inoltre, sempre per questo fine, vi era il recitativo in cui veniva declamata la parte, con alcune inflessioni di voci e con accompagnamento di sottofondo musicale (come la eseguivano gli antichi greci, secondo l’opinione della Camerata) Quando questa recitazione raggiunge il culmine e l’emotività collettiva è sufficientemente coinvolta, ecco apparire l’aria nella quale i fatti vengono ripetuti cantando; l’aria quindi (ovvero il motivo musicale) è un altro elemento importante del melodramma. Altri componenti sono: la scenografia che consisteva in raffigurazioni imponenti delle scene (grazie ai grandiosi macchinari di cui disponeva la famiglia dei Bibiena, si fecero veri prodigi in questo senso), e l’intermezzo che erano brevi scenette comiche interposte fra un atto e l’altro del dramma musicale, allo scopo di svagare gli spettatori e sollevare il morale; anche questi erano musicati ma con una riduzione dell’organico orchestrale. In breve tempo divennero la parte più gradita dell’intero spettacolo |
Diffusione Del Melodramma
Il melodramma anche se nasce a Firenze, si sviluppa a Roma perché il papa Urbano XVIII fu grande simpatizzante del nuovo genere e assieme a tutta la sua famiglia ( i Barberini ), si prodigò per favorirne lo sviluppo e la diffusione in tutta Italia e nel mondo; una delle due prime tappe fu Venezia, poi Parigi e infine Napoli |
Venezia
Il melodramma raggiunse Venezia dando vita alla scuola veneziana la quale non era da considerarsi un seguito della scuola fondata dai fiamminghi poiché in quella il gusto della polifonia, che era alla base di quella scuola, era scomparso; tuttavia però l’eredità culturale lasciata dai fiamminghi, andrà a beneficio della nuova scuola. E’ qui che appare il primo grande nome della musica melodrammatica.
Il successo che il melodramma incontrò a Venezia, fu tale che per la prima volta vennero costruiti teatri aperti al pubblico (se muniti di biglietto). Visto il grosso affare che si stava palesando, nel giro di pochi anni ne vennero costruiti una decina circa |
Parigi
Il melodramma a Parigi fu importato da Giulio Caccini membro della Camerata dei Bardi, ma si sviluppò in modo autonomo e definitivo, solo nella seconda metà del secolo, grazie a Cavalli, della scuola veneziana suscitando l’interesse di Lully (di cui parleremo dopo), il quale vedendo che i fini per cui il melodramma era nato, ossia ripristinare la tragedia greca, non erano stati raggiunti, (infatti in realtà era diventato una collana di arie slegate fra loro) lo contestò riformandolo secondo il gusto francese più razionale |
Napoli
Il melodramma arrivò a Napoli solo nella seconda metà del ‘600 e si svilupperà nella seconda metà del ’700, quando il vicerè invitò da Roma la compagnia dei Febi Armonici facendo rappresentare "L’Incoronazione di Poppea" di C. Monteverdi. In questa occasione, il successo fu tale che da quel momento il melodramma a Napoli fu di casa, dando vita alla scuola napoletana |
Personaggi
Claudio Giovanni Antonio Monteverdi
(Cremona 15 maggio 1567 – Venezia 29 novembre 1643)
( Scuola veneziana)
Fu il primo grande nome della musica da teatro. Fu al servizio del duca di Mantova dove fece nel 1607, il primo vero capolavoro del melodramma L’Orfeo ( la famosa leggenda greca). Non faceva parte della Camerata, tuttavia era in contato con i membri grazie ad un rapporto epistolare tenuto con il conte Bardi. Fece pubblicare diverse raccolte di Madrigali in cui possiamo notare una graduale tendenza alla monodia, infatti nelle prime raccolte, la polifonia è assai evidente però, man mano che si arriva agli ultimi, lo monodia prevale sempre più marcata. |
Alessandro Scarlatti
(Trapani 12 maggio 1660 – Napoli 24 ottobre 1725)
(Scuola napoletana)
Fu la figura più importante della scuola napoletana, anche se il fondatore fu Francesco Provenzale. A. Scarlatti introduce la sinfonia d’apertura detta ouvertoure, mitigò il contrasto fra gli intermezzi e l’Opera seria dando ai primi, una comicità più garbata e gentile, inoltre diede ai recitativi, più musicalità. Trattò tutti generi musicali conosciuti all’epoca. Dopo la sua morte, venne presto dimenticato perché oscurato dalla fama crescente del figlio Domenico compositore per Clavicembalo |
Jacopo Peri - Al Canto Al ballo All' Ombra
Catherine Bott - Al Fonte Al Prato
Cecilia Bartoli - Al Fonte Al Prato - Caccini
Al fonte al prato di Jacopo Peri
Nello spartito esposto qui sopra, se fate attenzione, possiamo notare il passaggio dalla polifonia alla monodia, infatti di tutte le sovrapposizioni di accordi soltanto le note superiori hanno un senso melodico ( senso inteso orizzontalmente) Nelle altre note, troviamo un “senso” verticalmente poiché, essendo accordi, fungono da accompagnamento |
Claudio Monteverdi - Il Lamento di Arianna
Il brano esposto qui sopra, è uno dei “pezzi” più famosi di Claudio Monteverdi per la sua alta drammaticità.
Claudio Monteverdi sapeva aderire musicalmente, alle varie situazioni e soprattutto alle emozioni, al momento psicologico dei vari personaggi, con una intensità espressiva travolgente |
Monteverdi - Lamento D'Arianna
Catherine Devoe - Lasciatemi Morire
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Pag. 7 |
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Prefazione
Inizio