L’india Misteriosa e La Sua Musica
Una Evoluzione Graduale Ed Armoniosa
La musica indiana è senz’altro una fra le più antiche del mondo e attualmente, anche fra le più vive. E’ interessante notare che malgrado il colonialismo europeo abbia avuto la sua parte da dire e “ci abbia provato” ad interferire nella cultura indiana, onde lasciare anche li una traccia, in realtà non sia mai riuscito a lasciare proprio un bel niente, ne tanto meno una sua impronta musicale, in questo Paese. Inoltre la musica classica indiana contemporanea, è il risultato naturale di uno sviluppo graduale delle varie correnti locali e non il risultato dell’imposizione forzata proveniente da altri Paesi o da altre culture, come purtroppo riscontriamo in quasi tutte quelle zone colonizzate dagli europei. Tra l’altro la musica dotta indiana comincia ad essere conosciuta ed apprezzata nel mondo intero, da un numero sempre maggiore di appassionati. |
Scale e Ritmi
(Raga e Tala)
Nel lessico musicale indiano, Raga vuole dire Scala o Modo ovvero, lo schema di una successione di note sulle quali si compone una melodia che noi europei chiamiamo appunto Scala. Tala invece, sta a significare uno schema ritmico nel quale si articolano le melodie (quello che per noi è la battuta). La musica classica si suddivide in “Indostana” ( nel Nord) e in “Carmatica” (nel Sud). La musica del Nepal e del Pakistan, deriva dalla tradizione del Nord, quella dello Sri-Lanka invece, deriva dalla tradizione del Sud. In tutta questa ossatura melodica ovvero, della musica classica, predominano due “Raga” (Scala o Modo) e due “Tala” (schema ritmico). La musica indiana quindi, ha una sua lunga storia; il suo linguaggio è fra i più sofisticati del mondo. Anche i veri concetti di Raga e Tala, che già si è tentato di spiegare in modo molto semplice, in realtà sono molto complessi e difficili da definire. La musica del Nord (Indostana) e quella del Sud (Carmatica), sono come due rami di uno stesso albero sviluppatosi armoniosamente, che però contengono fra loro differenze notevoli.
I Modi (scale) chiamati Raga, sono innumerevoli e comprendo intervalli inferiori al mezzo tono. Solo l’orecchio esercitato di un musicista indiano può cogliere la differenza; il nostro udito europeo invece, non percepisce queste differenze e tanto meno, riesce ad intonarle. |
Breve Storia
La storia della musica indiana la si più suddividere in 4 periodi: il Periodo leggendario, il Periodo classico, il Periodo islamico e mongolo e il Periodo britannico |
Periodo leggendario
Periodo leggendario ( fino al II sec.a C). Secondo le antiche cronache, il dio Shiva avrebbe insegnato agli uomini la musica e la danza. Nel periodo vedico (dal X sec a C a VI) gli inni del “Rig Veda” e del “Sama Veda” sono gli esempi più antichi di testi musicati. La “Vina” ( strumento tipico indiano), secondo la leggenda fu inventata da Sciva e fa parte degli strumenti dell’epoca “vedica” |
Maharishi Gandharva Veda Music
Maharishi Gandharva Veda - Raga Yaman
Maharishi Gandharva Veda - Music News
Periodo classico
Periodo classico ( II sec. a C XIII d C) L’inizio di questo periodo (II sec a C) corrisponde alla data del trattato “Natya Sastra”, attribuito al saggio Baharata, nel quale alcuni capitoli riguardano la musica. Quest’opera, che secondo alcuni storici è la sintesi di altre precedenti, da notizie su intervalli, note, accordi di base ecc. Nel sec.XIII appare un’altra autorità in materia. Sarngadera, il quale tenta di fondare una teoria basandosi sui due sistemi; quello del Nord e quello del Sud.
Nātyaśāstra |
Periodo islamico-mongolo
Periodo islamico-mongolo (XIII-XVIII sec d C) Durante questo periodo, sotto Allà-Udin (1295 1316) troviamo un poeta musicista persiano: Amir Khostru che lasiò tracce profonde sulla musica indostana. Sotto l’imperatore mongolo Akbae (1556-1605), ci fu un altro grande musicista: Tansen, che ebbe due gruppi di allievi, l’uno suonava la vina e l’altro, una specie di liuto inventato dallo stesso Tansen |
Ustad Shahid Parvez e Nihar Mehta
Periodo britannico
Periodo britannico (XVIII 1946) Abbiamo in questo periodo tre grandi musicisti del Sud: Tyaga Ragià (1759-1847) Muttusetari Dikshitar ( 1776-1855) e Shyama Shastri (1762-1827) contribuirono a sviluppare la musica carmatica (del Sud) Il Maharagya PRatap-Eingh di Japur (1779-1804) riunì esperti e artisti per uno sudio sulla musica indostana (del nord) chiamato “L’Essenza della Musica”. All’inizio del ‘900, nascono numerose scuole di musica indiana a Bom Bay, Calcutta, Benhgalore ecc |
Questa antica melodia indiana, è stata pubblicata dal capitano Taylor, durante il periodo coloniale britannico |
la melodia che segue, è stata inserita in un trattato di musica indiana pubblicato a Calcutta nell’Ottobre del 1882 |
Da una raccolta di musica e di teoria musicale dell’Indostan, provenienti dall’Università di Oxford, ecco due brani molto caratteristici |
Curiosità e aneddoti
Due diversi modi di ascoltare musica
Una volta, un famoso musicista indiano andò in Europa a trovare un suo carissimo amico, pure lui musicista. Dopo essersi calorosamente salutati ed abbracciati, il musicista europeo gli disse: “Andiamo all’Auditorium; danno il Concerto per violino e orchestra op. 61 di L. W. Beethoven”. Il musicista indiano, sempre pronto alla novità e a conoscere altre forme di espressioni musicali, accettò con entusiasmo la proposta e così tutti e due andarono all’Auditorium a sentire il Concerto per violino e orchestra op. 61 di Beethoven. Alla fine della manifestazione, durante il ritorno, il musicista europeo ansioso di sentire un commento da chi veniva praticamente da un altro mondo musicale, gli chiede: “Allora, ti è piaciuto? Dimmi cosa ne pensi” |
“Ah…..è stato davvero bellissimo…..quel violino suonava una melodia davvero deliziosa……Peccato che ogni tanto interveniva l’orchestra a disturbare una musica così bella e celestiale…..
Infatti da quelle parti, la musica più che essere intesa come una armonia di combinazioni sonore, è unicamente intesa come una melodia che disimpegnatasi dagli obblighi delle leggi armoniche, si libra nell’aria quasi come fosse una farfalla, senza più dover rendere conto di nulla, a nessuno. Gli africani invece, come si è visto. hanno portato a livelli molto alti un’altra importante componente della musica ovvero, il ritmo |
Notazione musicale
Anche gli indiani hanno una loro scrittura musicale come in altre civiltà asiatiche, ovviamente molto diverse dalle nostre e senza il pentagramma. Ma il musicista indiano molto sovente, inventa lui stesso una notazione musicale che solo lui conosce, per scrivere la sua musica. Questo molto probabilmente, per una sorta di gelosia, affinché nessuno tranne lui, possa suonare le sue composizioni......A volte come siamo diversi.....Se qualcuno suonasse le mie composizioni, io sarei solo contento. |
La Musica Classica Indiana Oggi
In tempi moderni, le due scuole del Nord (indostana) e del Sud (carmatica), hanno proseguito il loro sviluppo continuando non solo la tradizione, ma diffondendola nel mondo . L’Occidente conosce bene musicisti come Ravi Shankar, Sharan Rani ed altri. |
Ravi Shankar - Raga Puriy-Kalyan
Pt. Ravi Shankar - Legendary Indian Sitarist
Pandit Ravi Shankar e Anoushka Shankar
Sharan Rani - The Divine Sarod Player
Great Sarodias - Vidushi Sharan Rani - Raag Jaunpuri.
Carnatic Music- Mathangame - Shobana Vignesh
Mahanadhi Shobana - Ambalathe Adukindra
La Musica Classica Indiana - Prima Parte
La musica classica indiana - Seconda parte
Great Sitar Maestros - Ustad Rais Khan-Raag Nand Kalyan
Ustad Shujaat Khan - Tu Jaha Jaha Chalega
Ustad Shujaat Khan - Raag Pahadi
Ajoy Chakravarthi - Marwa_Guru Bin Gyan
Lagan bin jaage na Nirmohi - Ashwini Bhide
Thumri Bhairavi - Ustad Amanat
Mar Dala Najaria Milai ke - Ustad Amanat Ali Khan
Farida Khanum - Bhairavi Thumri
Raag Bhupali - Ustad Shahid Parvez Khan
Bahauddin Dagar Playing Raga Bhairav
Ravi Shankar On The Dick Cavett Show
La Musica Popolare
La musica popolare è ancora più antica del periodo Veda e comprende oltre 200 stili in quanto le etnie sono numerosissime. E’ legata alle diverse età della vita, fatti quotidiani, ai diversi mestieri: “contadini”, “cacciatori”, “incantatori di serpenti” ecc. Molto più recenti sono i canti per la lotta contro gli inglesi e quella pacifica di Mahatma Gandi. Le scale del genere popolare non hanno semitoni, a differenza delle scale (Raga) della musica classica, ed hanno una struttura semplice. Il servizio di ricerca dell’Accademia di “Danze e Arti dello Spettacolo”, ha registrato una tale quantità di materiale per gli archivi che, una volta che si saranno ascoltate, analizzate e catalogate tutte le melodie popolari in esso contenute, si avrà senz’altro una immagine ancora diversa, rispetto a quella che finora si è avuta |
Song For Mahatma Gandhi's Birthday
Considerazioni Personali
La musica classica indiana mi ha sempre affascinato e l’ho sempre trovata molto suggestiva. Quello che non mi sono mai riuscito a spiegare è come fosse possibile che tale musica esercitasse su di me tutto questo fascino, quando in realtà non riuscivo a comprendere nulla del suo disegno melodico, il quale era a me completamente estraneo al mio modo di ascoltare o di fare musica. Se qualcuno mi dovesse dire: “ A me la musica indiana non dice proprio nulla” io non condividerei tale affermazione, perché a me comunque trasmette un grande fascino, però lo potrei anche capire in quanto, come questa ipotetica persona, anche io non sono in grado di concepire ed assimilare la melodia. Ho notato però, che quando ascolto e riascolto un brano classico indiano, dopo una prima, seconda e magari terza volta incomincio, musicalmente parlando, a ragionare all’indiana e di conseguenza, incomincio a fruire qualche cosa in più di questo genere musicale al che, ecco la conclusione alla quale sono giunto: “Parlando della musica europea, ci sono tante bellissime melodie dotte e popolari, ma le melodie popolari o canzonette, sono facilmente assimilabili; chiunque può provare piacere nel sentirle senza un eccessivo sforzo di concentrazione…Non è la stessa cosa per la musica classica. Chiaramente la musica classica è di uno scalino superiore e quindi, per poterla gustare ed assimilare fino in fondo, bisogna già avere una certa dimestichezza ed educazione in quel senso…essere già addentrati in quel tipo di discorso (o di musica)….Credo sia la stessa cosa per la musica classica indiana; se per la nostra musica classica, bisogna esserci un po’ addentrati onde cogliere le sue bellezze, per la musica classica indiana, bisogna esserci addentrati molto….ma molto di più…Allora credo che così, si potrà davvero fruire di vere meraviglie di quel mondo sonoro tanto diverso dal nostro |
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