L’Oceania
Un Continente Formato Da Isole e Arcipelaghi
I popoli che abbiamo visto finora erano sulla terra ferma ovvero, erano su Continenti anche se molti di essi avevano sviluppato civiltà marinare assai progredite ed erano abili navigatori. I Paesi che ci accingiamo ad esaminare ora invece, hanno non solo tradizioni e civiltà marinare avanzate e plurimillenarie, ma si può dire che il mare, con tutto ciò che vi si collega, sia la loro vita e la loro cultura. Naturalmente stiamo parlando del periodo anteriore all’arrivo degli europei poiché attualmente, grazie all’arrivo di questi e della loro “civiltà” (bella civiltà), queste popolazioni non sono ormai nemmeno più l’ombra di quello che erano un tempo. Le popolazioni di cui stiamo parlando sono sparse nei vari arcipelaghi ed isole dell’intera Oceania e appartengono a svariati gruppi etnici; in alcuni prevale il ceppo asiatico, in altri il ceppo negroide. Gli aborigeni australiani invece, sembra siano il risultato di una fusione fra due tribù, una di origine ariana proveniente dall’India e l’altra negra, proveniente dall’Africa. Il ceppo ariano (o bianco) si suddivide in due rami; uno si stanziò in Europa e l’altro in India nel cui territorio già si trovavano gruppi asiatici discendenti di Sem. |
Popoli avventurosi
Rimane sempre come un qualche cosa di grande ed eccezionale il fatto che, fin dai tempi più remoti, queste popolazioni sulle famose piroghe e dotate dei classici “bilancieri”, abbiano osato affrontare l’Oceano, percorrere distanze enormi per tutto il Pacifico e che queste imbarcazioni apparentemente fragili, abbiano potuto tenere il mare per tanti chilometri. Per queste popolazioni la cui vita è così intimamente legata al mare, la piroga diventa, per forza di cose, un elemento di estrema importanza. Con essa l’indigeno stabilisce un rapporto tutto particolare (molto simile a quello del beduino con il suo cammello in pieno deserto). Essa diventa in un certo senso, qualcosa di sacro. La sua costruzione richiederà tutta una serie di rituali accompagnati con canti di buon auspicio. Anche qui troviamo la musica come protagonista e catalizzatrice nonché valvola di sfogo delle emozioni umane, agente di impressioni positive atte ad infondere coraggio ed ottimismo per imprese che viste con i nostri occhi, ovvero con gli occhi dell’uomo occidentale, hanno davvero del fantastico. |
Tutto il cerimoniale pregresso, che stava alla base della costruzione, aveva pertanto una grande importanza. Quando ad esempio, un capo villaggio progettava un viaggio di una certa lunghezza e pertanto era necessaria una imbarcazione nuova e solida per motivi di sicurezza, comandava una semina più abbondante per meglio nutrire gli artigiani addetti alla costruzione della canoa, dopo di che convocava i capi degli artigiani e faceva avere loro dei doni, incaricandoli di cominciare i lavori |
Carpentieri Marinai Poeti e Musicisti
Con questi si recava nella foresta per scegliere il legno adatto e se nella sua proprietà non si trovava, lo si doveva cercare nei boschi di altre proprietà. Se il tronco adatto per la costruzione si trovava nel terreno di un’altra persona, cominciava allora tutta una serie di approcci diplomatici, ed un raffinato modo di contattare (assai diversi dai nostri sistemi all’europea) il padrone del terreno sul quale stava il tronco interessato; invio di doni, visite di cortesia, e altre cose così, fino ad ottenere il tronco tanto prezioso. Si passava così al taglio. Negli arcipelaghi dei Papua, prima del taglio vero e proprio, venivano intonati canti con cui si esortavano gli spiriti della foresta a cedere l’albero senza irritarsi od offendersi, poiché era assolutamente necessario. Affinché questi (gli spiriti della foresta) non se la prendessero a male, venivano messe sotto l’albero alcune noci ed altro cibo. Omettere questo cerimoniale, significava attirarsi grosse sventure. Ecco il testo del canto rituale per questa circostanza, di cui purtroppo si conoscono solo le parole |
Complesse Procedure
Il trasporto del tronco in riva al mare, poteva richiedere alcune settimane. Finalmente in riva al mare, iniziavano i lavori veri e propri. Durante la vigilia dei lavori, veniva allestito nel recinto del tempio un banchetto nel quale veniva ucciso un porco ingrassato, riservato agli artigiani. Durante la preparazione del porco, gli artigiani intonavano un altro canto |
Anche di questi canti purtroppo, si hanno solo le parole. Il lavoro dell’artigiano consisteva nello svuotamento del tronco. Tale lavoro assumeva un aspetto molto delicato in quanto bisognava stare attenti a rispettare le linee esterne e gli spessori. Al tal fine venivano recitate altre formule sulla scure, affinché non sbagliasse il colpo |
Nella Polinesia gli scafi erano cuciti da cordicelle infilate in appositi fori. Una operazione quanto mai delicata, considerata l’importanza di queste corde in alto mare. Praticamente queste corde erano sistemate a mo’ di treccia e tenevano insieme lo scafo. Ecco il canto in cui viene descritta la funzione della treccia |
Finalmente
Quando una piroga era finita, veniva sistemata in mare accompagnata dalle grida di tutto il villaggio e dai cori, che cantavano canzoni di buon augurio. |
Un Grande Navigatore
Wallis e Cook, gli esploratori del Pacifico, parlano di vere flotte, perfino di 1.000 piroghe enormi di 75 metri; ognuna di esse poteva portare fino a 100 uomini atti alla guerra e 300 passeggeri. Questi esploratori europei sovente parlano di manovre, di finte battaglie, di parate e così via. A parte la piroga da pesca e quella per i viaggi familiari, le grandi piroghe erano riservate ai capi o ai re, e venivano usate nelle guerre o nei traffici di grandi dimensioni. Se purtroppo nulla rimane delle leggendarie piroghe che vinsero l’Oceano, ci resta comunque qualcosa a ricordo delle glorie passate, ovvero la tradizione epica, poetica e marinara specialmente nella Polinesia. Il canto e la poesia esprimono momenti di vita quotidiana vissuta in mare. Il poeta infatti non è un dotto o un sacerdote, ma sovente un marinaio che in un momento di rapimento, saluta l’isola appena scoperta, o durante la navigazione, chiede assistenza agli dei affinché tutto proceda bene. Ecco il testo di un canto abbinato alla navigazione |
I Primi Coloni Europei
I motivi musicali abbinati ai versi poetici appena visti, con la colonizzazione europea vennero abbinati a testi di altra natura, sovente di carattere religioso cattolico. Lo spirito e la genuinità locali, vengono un po’ denaturati comunque le melodie restano assai piacevoli per la loro freschezza e spontaneità. |
Un Popolo Assai Ospitale
E’ rimasta una leggenda l’ospitalità dei thaitiani (isole della Società dell’arcipelago Tuamotu) e delle isole hawaiane, di cui ci racconta l’esploratore inglese Cook. Egli ebbe il merito di osservare, analizzare e valutare con spirito scientifico, nel rispetto delle circostanze ambientali che dettero origine a queste culture e non con spirito di superiorità e presunzione, tipico di tanti altri esploratori bianchi europei, che in fondo riflettevano solo una mentalità bigotta, ottusa, e in tanti casi crudele, piratesca e criminale. E’ interessante leggere, tratto da un diario di viaggio del grande esploratore del Pacifico, un trafiletto in cui Cook dice: |
Isole Cook Rarotonga e Aitutaki
E Matike - Cook Islands Dancing
Polinesia - il Paradiso esiste
Semana De La Cultura - Hawaiano Y Tahitiano
The South Sea Pearls - Perlen Der Suedsee
Riguardo l’ostilità dei Papua nella Melanesia, che opposero una terribile e disperata resistenza tanto da affrontare gli europei con coltelli d’osso, scrive... |
Morte Di Un Paradiso
E’ interessante leggere il libro intitolato: “I Vichinghi d’Oriente” di Te Rangi Hizoa, figlio dell’ultima principessa maori. In esso possiamo notare come “L’ultimo Paradiso”, sia ormai da considerarsi “Il Paradiso perduto”. Nell’isola Hawai dell’arcipelago Hawai a Sud del cratere “Manna Ipal” (dove morì Cook), ci fu probabilmente il primo insediamento polinesiano a seguito della grande trasmigrazione proveniente da Bora Bora (secolo XI d C ), nelle isole della Società dell’arcipelago Tuamotu, a Nord di Thaiti. E’ interessante notare sulla cartina, la distanza delle due isole, per avere un’idea della straordinarietà dell’impresa. |
Antropologia - I Lau delle Salomone parte 1
Antropologia - I Lau delle Salomone parte 2
Antropologia - I Lau delle Salomone parte 3
Antropologia - I Lau delle Salomone parte 4
Antropologia - I Lau delle Salomone parte 5
Antropologia - I Lau delle Salomone parte 6
L’isola Di Pasqua
Il continente australiano, come isola a carattere continentale, è ovviamente l’isola più grande dell’Oceania, ma l’isola in cui è concentrata la spiritualità e l’anima di questo continente marino, è l’isola di Pasqua, più ad oriente; a equidistanza circa, dall’America latina e i grandi arcipelaghi del Pacifico. L’isola venne raggiunta in passato da coraggiose spedizioni marine polinesiane che crearono centri di civiltà unici nella storia dell’uomo |
Incontro Fatale
Una domenica del 1722 (giorno di Pasqua), una nave olandese giunse in quei lidi. Gli isolani, meravigliati nel vedere una nave tanto grande, la raggiunsero a nuoto e vi salirono a bordo, esaminandola da cima a fondo con “l’occhio dell’esperto” . Furono assai gentili con i nuovi arrivati, ma per nulla intimiditi dalla loro presenza, il che dette parecchio fastidio agli olandesi….Per loro, questi “selvaggi” erano troppo disinvolti, sfacciati ed impudenti … Forse si aspettavano di essere trattati da questi “selvaggi”, come fossero delle divinità?.....Probabile… Comunque, quando il comandante in segno di saluto, ordinò al trombettiere di suonare, gli isolani contraccambiarono con i loro canti, strumenti e danze, dimostrando così che anche loro ci sapevano fare con la musica…e anche piuttosto bene. Per gli olandesi questo fu davvero troppo…non potevano tollerare che la “superiorità della loro razza” venisse messa in discussione in quella maniera e così, nel pomeriggio dello stesso giorno, scesero a terra e per “far capire” a tutti quale era la “razza” superiore, ovvero quella che comandava e dettava legge, ricambiarono le gentilezze e i doni ricevuti nella mattinata, facendo fuoco sulla popolazione inerme, compiendo una strage fra donne, vecchi e bambini ... |
Purtroppo questo non fu che l’inizio; da li in poi, l’isola di Pasqua fu meta continua di saccheggi e stragi da parte di europei, americani e peruviani. Solo quando anche i sacerdoti, depositari della Storia dell’isola e unici conoscitori dei suoi segreti, furono completamente sterminati, gli europei vennero presi all’improvviso dalla curiosità e si posero l’interrogativo circa il significato delle famosissime statue dell’isola….troppo tardi purtroppo…Magari….se ci avessero pensato prima ... |
I Misteri Dell'isola Di Pasqua
Isola di Pasqua - Rapa Nui 2008
Dall’estremo Sud-Est, fino all’Australia, abbiamo come un ponte di isole di piccole e di notevoli dimensioni; esse vennero abitate dalle popolazioni asiatiche in continue ondate migratorie, già da diversi millenni a C. Fra queste troviamo l’isola di Bouganville, dal nome del francese che la scoprì. Egli diede il suo nome anche al famoso rampicante, oggi molto comune in certe ville dell’Italia meridionale. La semente di questo rampicante, proviene appunto da quell’isola. Fra gli strumenti più interessanti nella Nuova Guinea, troviamo tamburi alti più di tre metri, con in alto dipinta una testa umana, flauti sacri di bambù nella Papuasia, corno di avorio nella Nuova Caledonia e flauto di Pan a 13 canne, nelle isole Salomone. |
Three Colours on One Bougainvillea
Sounds And Colours Of Papua New Guinea
Dances - Tradizionali autentiche
Realhula Presents Hanalei Moon
Tahiti - Bora Bora Modernizzata
Nella isole Salomone, quando una tribù era invitata da un’altra per una festa, quest’ultima il giorno prima mandava un messo con una siringa (gruppo di flauti uniti per ordine di lunghezza) allo scopo di accordare gli strumenti su una tonalità comune al fine di poter poi suonare tutti assieme. Schneider, uno degli studiosi più autorevoli sulle abitudini musicali di queste terre, rileva quanto segue: “Può capitare, fra gli aborigeni australiani, che i singoli esecutori imitino a caso, il verso di un animale … ne risulterà così, una coreografia fantastica ed eccitante. |
Sempre Schneider, fa notare che la musica australiana autoctona ha un rapporto strettissimo con la magia. In Australia, il futuro padre canta sull’ombelico della moglie incinta in segno di buon auspicio. Lo strumento più tipico australiano, è il “Igeridu”. Si tratta di un tubo di legno, il cui diametro è circa 7 cm e la lunghezza, di un metro e mezzo ; l’imboccatura è di cera o di gomma stagionata . A questo proposito Elkin, un altro studioso del settore, dice: “E’ sorprendente la precisione e varietà dei ritmi prodotti da tale strumento. Si può suonare come un organo il cui suono può essere prolungato a piacere, creando un ambiente assai suggestivo e “magico” ovvero, un po’ irreale. Sovente anche le labbra vengono inserite dentro l’imboccatura … Oltre a questo, esistono i bastoni sonori, bacchette femminile, bacchette maschili (anche fra i Papua), tecniche per il battimento delle mani, dei piedi, natiche e dorso. Dal 1927 al 1952, Elkin esplorò le regioni settentrionali dell’Australia, registrando e filmando innumerevoli canti e danze. |
Australian Aboriginal Music - Didgeridoo
Didgeridoo Aboriginals Australia
Aboriginal Transrock - Ngorunderi
Sembra che siamo giunti alla fine di questo lungo viaggio musicale sia nel tempo, che nello spazio (Storia e Geografia). Abbiamo visto che la musica, che rappresenta il modo di esprimersi di ognuno di noi, cambia leggermente fra epoca e località. Un tempo, le diverse località del nostro pianeta erano molto più lontane di quello che sono ora, a causa delle difficoltà di comunicazione e di spostamento … Ma la musica ha sempre accompagnato l’uomo in modi a volte molto diversi e sovente, oltre il nostro più ristretto e presuntuoso modo di pensare generando per questo, anche soprusi e violenze. L’ultimo “Paradiso”, ovvero il Paradiso perduto, è quello dove per ultimo è arrivata la “civiltà”; negli altri luoghi dove la “civiltà” è arrivata prima, il Paradiso è pure finito prima... Personalmente sono un inguaribile ottimista fino a sembrare un po’ matto, ma sono fatto così …. Sono sicuro che questo Paradiso perduto, un giorno sarà ritrovato |
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