L’America Latina
Il Messico
Come è facile immaginare, la musica nel Messico risale a molto tempo prima dell’arrivo degli spagnoli (1521). Fra le popolazioni stanziate nel Messico, quella che ha avuto il “piacere” di fare la conoscenza diretta con gli spagnoli, è stata quella Atzeca la quale, all’epoca, dominava tutto il Messico. Gli Atzechi utilizzavano la musica in particolare, per le funzioni religiose; nella gerarchia sociale, i musicisti avevano un trattamento privilegiato ed erano tenuti in grande considerazione. Si pretendeva da essi però, un lungo studio ed una accurata preparazione. Infatti se un musicista durante una esecuzione pubblica, commetteva un errore (una “stecca”), veniva punito con la morte; decisamente un pochino severi … ai miei tempi almeno, l’insegnante, se l’allievo sbagliava, si limitava a dare qualche sberla o qualche calcio nel sedere. Le informazioni sulla musica Atzeca ci vengono dai missionari europei che fecero parte della spedizione di Cortez. |
Le cronache spagnole ci dicono che la parte musicata, il testo e la danza, erano costantemente fuse in una cosa sola; la melodia si sviluppava soprattutto nei toni alti, con una forte sonorità. La musica era considerata come un mezzo espressivo comunitario, per cui vi erano composizioni specifiche per ogni particolare circostanza o situazione; in un certo senso, abbastanza simile ai greci (almeno per quanto riguarda la fusione fra melodia e testo) Purtroppo pare che gli Atzechi, come tante altre antiche civiltà, non usassero scrivere la musica, ma la tramandassero oralmente di generazione in generazione per cui le loro melodie, che insieme a tutto il loro mondo tanto stupirono i conquistadores, andarono perdute per sempre. |
Uno fra i fattori principali che causarono la rovina degli Atzechi, fu senz’altro la loro stessa religione. Questo spiegherebbe, almeno in parte, il mistero di come una civiltà superiore a quella spagnola, sia crollata quasi di colpo al primo impatto con essa, considerando tra l’altro che gli Aztechi erano addestrati all’uso delle armi, fin da ragazzi. Nella loro mitologia infatti, esistevano due divinità; una era “Lo specchio fumante”, patrono degli Aztechi, l’altra divinità era “Il serpente piumato”, una divinità eternamente rivale e nemica dello specchio fumante. Secondo la loro mitologia, quest’ultimo (il serpente piumato) fu obbligato dal suo rivale, “lo specchio fumante” a fuggire verso Oriente, promettendo tuttavia di tornare per avere la sua rivincita. Praticamente gli alti dignitari, i sacerdoti, e l’imperatore, vivevano nell’angoscia e preoccupazione costante di un suo ritorno. |
Quando arrivarono gli spagnoli, neanche farlo apposta proprio da Oriente, fisicamente così diversi da loro; carnagione chiara, molti con capelli biondi, su isole galleggianti (le navi), a dorso di strani animali (i cavalli), e soprattutto in grado di comandare i fulmini a piacere (gli archibugi), non ebbero dubbi; credettero davvero di trovarsi di fronte agli uomini del “Serpente piumato” (nemico del loro patrono “Lo specchio fumante”) per cui, pur se tentarono di realizzare un “abbozzo “di resistenza, non trovarono in loro la determinazione, la motivazione e volontà necessarie per fronteggiarli e tanto meno, vincerli. |
Questo disastroso impatto con la cultura spagnola, fu significativo anche per la musica. Infatti ancora oggi è difficile risalire alle origini della musica autentica Atzeca, anche presso le popolazioni più isolate. Praticamente la musica popolare messicana, deriva sostanzialmente da quella spagnola, anche se molte tribù mantengono i loro stili nativi nei riti sacri. La musica popolare messicana, la si potrebbe definire una sintesi di influenze indigene ma su una base musicale spagnola. La facilità con cui gli indigeni assimilavano la musica europea, fu un altro fattore che gli europei utilizzarono come mezzo di penetrazione. Attualmente fra gli indiani “Mazatac” dell’Oaxaca , ritroviamo antiche melodie gregoriane e medioevali nei loro canti sciamànici importati dagli spagnoli. |
La prima scuola spagnola fu fondata da Pedro de Sante nel sec. XVI e dai documenti dell’epoca, “Monarquea Indiana Siviglia” (1615), viene evidenziato il grande talento indiano. Nel XIX sec. la musica dotta subì l’influenza del melodramma italiano; prima invece, il genere classico (europeo) era di derivazione spagnola. |
Sacred Spirit 5° canto sciamanico
Cielito Lindo - Fabrizio Gatti
Trío Los Panchos - Cielito Lindo
Trio Los Panchos - Historia De Un Amor
Trío Los Panchos - La Malagueña
Isabel Pantoja - Historia De Un Amor
Luz Casal - La Pasión - Historia De Un Amor
La Cucaracha - Canción Popular Revolucionaria
Il Perù
Il Perù unito all’Equador settentrionale, alla Bolivia meridionale, Argentina nord-occidentale, Cile settentrionale, formava nell’epoca precolombiana, l’Impero “Inca” . Inca non era il nome della popolazione, ma il nome della casa regnante che governava quei paesi da undici generazioni. Il primo re fu Manco Capac che fondò la dinastia e il penultimo re fu Huana Capac. Quest’ultimo, pur essendo stato un uomo saggio e magnanimo, commise l’errore di dividere il regno fra i suoi due figli: Ataualpa a Quito, nel Nord e Huascar a Cuzco più a Sud. L’ambizione e la rivalità dei due re, dopo la morte del padre, non tardò a manifestarsi ed in breve, si affrontarono in una guerra civile. |
Così li sorpresero gli spagnoli guidati da Francisco Pizarro che furono tra l’altro, enormemente facilitati non solo da queste circostanze, ma anche a seguito della scoperta della famosa “strada imperiale” che attraverso montagne altissime ed impervie, collegava il golfo del Messico, con la parte meridionale dell’Impero, sul Pacifico … In breve gli spagnoli si trovarono nel cuore dell’Impero in un momento così delicato. Per l’Impero Inca quindi, fu la fine. Gli indios esercitarono una resistenza accanita, specialmente in alcune zone e città. Wilcabamba divenne il simbolo della resistenza e al tempo stesso, una leggenda. L’Impero Inca fini storicamente, ma non finì la sua cultura e le sue ricchezze (che non furono mai scoperte interamente), pertanto le tradizioni, compreso il folklore musicale, conservarono la loro identità e fisionomia in modo completo, specialmente nelle zone più interne. |
Attualmente il folklore peruviano si divide in due generi: 1 la musica indigena, dove la genuinità dello stile precolombiano è conservato del tutto (zone centrali soprattutto Cuzco), 2 la musica mestiza, che comprende un genere misto formato da elementi indigeni ed europei, diffuso nelle zone periferiche dell’ex impero Inca e nelle pianure. Oltre al flauto, venivano utilizzate a mo’ di strumento, alcune conchiglie adatte allo scopo. Antiche civiltà peruviane precedenti a quella Inca (400-500 a C), usavano speciali trombe d’argilla o di conchiglia. |
Machu Picchu - Lost City Of The Incas
Musica Andina Peruana - Aguita De Putina
Atahualpa - Panflute Music Perunazca
Instrumental Music Peru - Pan Pipe Flute
Alcune notizie circa la struttura sociale degli Inca, sono senz’altro interessanti. La società Inca era suddivisa in nuclei da 10 individui, da 100, da 1000, da 10.000 e così via. Ogni gruppo aveva un capo responsabile che, a mo’ di piramide, arrivava fino al re. Nel nucleo più piccolo, quello formato da 10 persone, potevano trovarsi invalidi o anziani, che venivano assistiti dal capo di decina che segnalava al capo di centinaia (al quale facevano riferimento 10 capi di “decina”) le persone bisognose di assistenza, e avanti così. In caso di guerra, i giovani atti al combattimento venivano anche quelli segnalati ai superiori di diecine, centinaia ecc. In questo modo, di fronte ad una emergenza, si poteva entro pochissimo tempo, mobilitare un esercito senza che esso pesasse sullo stato quando si era in tempo di pace e nello stesso tempo, tutte le persone inabili o anziane, erano assistite continuamente dal governo (il quale …. a quello dovrebbe servire ossia … prima dare, poi avere)Ogni appezzamento di terra di una certa grandezza, doveva mettere a disposizione una decima parte per il mantenimento degli anziani e inabili. Quando un capo di decine o centinaia, e così via, esercitava un interesse privato “in atto d’ufficio”, ovvero approfittava della sua carica per interessi personali, veniva immediatamente messo a morte. La musica classica europea fu importata dagli spagnoli . Cuzca e Lima durante la dominazione, divennero centri importanti, soprattutto nella Cattedrale e Seminario di S. Antonio de Abad a Cuzco (1598) L’archivio musicale del seminario comprende una ricca collezione di compositori spagnoli e peruviani dell’epoca coloniale del ‘600. Nella direzione della cappella della Cattedrale di Lima, si susseguirono diversi maestri di fama rinomata. |
Cuzco - Il Sito Archeologico Inca
Quando nel 1760, l’italiano R. Cerrutti assunse la direzione della Cappella, venne introdotto il “Bel canto italiano” ovvero, il melodramma che anche qui prenderà un grande sviluppo. Il primo compositore noto in Perù, fu Josè de Orjeu (1705-1765). Compose molta musica liturgica ed è considerato uno dei migliori. Nel XIX sec prevale su tutta la linea, il melodramma italiano. La musica da camera fu anche molto apprezzata nonché le composizioni sacre impregnate di un certo romanticismo laico, come lo si può notare in alcune composizioni di Josè Bernardo Alcedo (1798-1878) che compose pure l’inno nazionale. Alla fine del secolo scorso, musicologi e compositori peruviani, si interessarono al folklore indigeno, da dove trassero ispirazione. Fra questi l’italiano Carlo Pasta (1855-1878) Attualmente si è dato sviluppo al nazionalismo musicale favorendo lo stile indios, mestizo ed europeo. |
La Musica Argentina
Come si è visto, nel Nord-Ovest il genere autoctono ha conservato le sue caratteristiche e tradizioni, in altre zone, come ad esempio in Argentina, i due generi (europeo e indigeno), si sono amalgamati. Dove prevalgono elementi “indios”, il genere è chiamato ”mestizo”, dove invece prevalgono elementi europei, viene chiamato “criollo” . Riepilogando, i generi popolari in Argentina sono tre: |
1 |
Autoctono in cui le caratteristiche indigene sono conservate interamente |
2 |
Mestizo in cui troviamo una forte fusione fra elementi indigeni ed europei con una
prevalenza indigena |
3 |
Crollo che a sua volta si suddivide in altre tre correnti. In tale filone, prevalgono gli
elementi europei, Nel crollo mortegno , si possono intravedere scale gregoriane
doriche . In altre ramificazione del crollo, abbiamo le scale maggiori o minori,
moderne, scale tritoniche o pentatoniche. |
Il Tango
Il tango è il ballo tipico di tutta l’Argentina, sviluppatosi nelle città. Nel XIX secolo, diventerà il ballo nazionale. Nacque nei sobborghi malfamati di Buenos Aires. In questo ballo, viene espressa, in modo simbolico, la superiorità dell’uomo sulla donna e la sua conseguente sottomissione verso di lui (il tutto simbolicamente ). I testi trattano situazioni molto passionali e sentimentali. |
Claudio Villa - Tango Delle Capinere
Adios Muchachos - Tango - Julio Sanders
La musica classica europea si sviluppò grazie ai missionari gesuiti i quali capirono l’importanza della musica quale agente di conversione al cristianesimo. Le cronache dell’epoca, ci raccontano appunto dell’importanza che aveva la musica dotta europea. Agli schiavi neri, ed agli indios, veniva insegnata la costruzione degli strumenti musicali (ovviamente quelli europei). Ricordiamo inoltre che in Argentina passò gli ultimi anni della sua vita, il musicista De Falla , della scuola nazionale spagnola. Fra i musicisti italiani, ricordiamo Domenico Zipoli. |
La Musica Nell’Antica Provincia Del Paraguay
La Musica Brasiliana
In essa prevalgono gli elementi che diedero l’attuale fisionomia al Paese, soprattutto quelli latini. Infatti i latini, ovvero i portoghesi, colonizzarono quei territori. Anche i canti indigeni per finire, si rifanno ai modelli portoghesi. Il nostro sistema tonale prevale quasi sempre, anche nella musica indigena. Il commercio degli schiavi, fiorente in Brasile come negli U.S.A. lasciò tracce profonde nella cultura brasiliana. Ad esempio molti canti e danze brasiliane tipiche, sono di origine Bantù. In esse si può vedere quanto il ritmo abbia un ruolo preponderante e trascinante. Questo genere, in quattro secoli, contribuì moltissimo a formare l’attuale folklore del Paese; infatti da qui avrà origine la “Samba” che a partire dagli anni ’20 diventerà il ballo nazionale. Anche molti strumenti provengono dall’Africa . Il genere “Lusitano-brasiliano” è un filone di origine portoghese. |
Del genere religioso ricordiamo le danze di S. Cruz e del genere profano, il “Fandango” . Molte di quelle melodie sono legate al calendario: Natale, S. Giovanni, ma soprattutto Carnevale che in Brasile, assume una coreografia altamente suggestiva e pittoresca. Possiamo quindi raggruppare in tre fasce, la musica brasiliana. Quella di origine africana / origine europea / classica europea . Quest’ultima fu particolarmente incoraggiata dalla Chiesa. A partire del sec. XVIII si ebbe una fiorente attività del genere classico europeo. A Rio de Janerio ci fu una regolare attività concertistica alla fine del XIX secolo. |
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