L’Italia e La Sua Musica
L’Arte Popolare o Folklore
Il termine folklore sta ad indicare “popolare” ma non inteso come “fama”, “popolarità”, “notorietà” ecc. ma come tradizione popolare quindi: abitudini usanze, leggende, proverbi, racconti e fiabe, specialità gastronomiche nonché canzoni, ninne-nanne ecc. In sostanza “l’anima” di una certa popolazione. Per quanto riguarda le specialità gastronomiche, oggi vanno di moda quelle trasmissioni televisive mirate a far conoscere piatti tipici di alcuni paesi della nostra penisola ricchi di storia, atte ad incoraggiare il mantenimento di queste tradizioni che danno un volto, una caratteristica alla contrada, personalizzandola.
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La Capacità Di Esprimere Se Stessi
Dobbiamo infatti tenere presente che il grande pericolo della società d’oggi è l’appiattimento generale del gusto; per questo è bene, a meno di non trovare qualcosa di più eccellente ancora a cui aggrapparsi, valorizzare e conservare certe usanze, lungi dall’idea di considerarle come un qualcosa di antiquato.
Come possiamo constatare il folklore non include solo la musica, ma una infinità di cose le quali nel loro insieme, vengono definite “arte popolare”. Fino a non molto tempo fa il popolo (o la gente comune) parlava solamente il dialetto e non sapeva leggere e scrivere (tanto meno leggere la musica) ma non per questo gli mancava il senso del “bello” e pur non avendo una profonda cultura, a livello istintivo e con mezzi artigianali, riusciva a esprimere se stesso. |
Infatti ogni paese possiede un vasto repertorio di poesie dialettali, barzellette, canzoni suonate o imparate ad orecchio e trasmesse di generazione in generazione. Non dimentichiamo che sovente l’arte “colta” ha attinto ispirazione dal repertorio folkloristico. Grazie agli studi “Etnomusicologici”, oggi è possibile delineare in grandi linee, gli sviluppi e la fisionomia della musica flkloristica italiana. Attraverso questi studi quindi, sono stati messi in rilievo le particolari circostanze storiche ed ambientali, nonché le diverse situazioni climatiche del nostro Paese oltre che il variegato mosaico dialettale (comunque tutto di derivazione latina) nonché al grande divario fra la vita cittadina e quella di campagna. Oltre a questo, devono essere considerate le diverse influenza derivanti dalle dominazioni straniere. A differenza di altri Paesi, in cui troviamo una maggiore uniformità ed omogeneità nel loro folklore, in quello italiano notiamo invece una grande varietà dovuta a tanti fattori anche se il tutto si è amalgamato in modo unitario con caratteristiche proprie.
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Un Micromondo Che Riflette Il Mondo
Secondo l’affermazione di personaggi autorevoli nel settore, l’Italia è in sostanza un micro-mondo che contiene in piccolo quello che è in grande su tutto il globo, dalle Alpi con un clima totalmente continentale, ossia nordico in tutte le sue caratteristiche, alla Toscana ed il centro Italia in genere con le sue pacate e garbate mitezze delle campagne, per arrivare infine al clima torrido, tipicamente africano della Sicilia. |
Oltre a questo, l’Italia per quasi due millenni è stata divisa in tanti piccoli regni ognuno con una sua storia ed un suo sviluppo diverso dall’altro divenendo in questo modo, teatro di avvenimenti che trovano una certa analogia nel resto del mondo ovviamente in scala più grande. Malgrado però la sua eterogeneità il folklore italiano, come detto, si è amalgamato in modo pregevole con una sua fisionomia, come se tutte queste forme e correnti in fondo, abbiamo un comune denominatore. |
Canti Di Lavoro
Come criterio di collocazione dei brani popolari, viene utilizzato quello detto dei “modi di esecuzione” . Questi modi si sono stabiliti con il tempo acquistando una precisa fisionomia, pertanto possiamo suddividere il repertorio popolare in “canti a sola voce” , “canti polifonici” , “brani vocali e strumentali” , “brani strumentali” |
I canti a voce sola ( non polifonici) possono essere anche a voce alternate e comprendono il cosiddetto: “ciclo esistenziale” (ninne-nanne, lamenti funebri, giochi di bimbi, canti nuziali o d’amore ecc)
Canzoni rituali e calendariali (canti di questua, liturgici, di Carnevale ecc.)
Canti di lavoro (venditori ambulanti, marinai, contadini, cavatori di pietra ecc.) |
Bella Ciao - L'origine Yiddish Della Melodia
Come Porti I Capelli Bella Bionda
Sciur Padrun Da Li Beli Braghi Bianchi
Giovanna Daffini - Sciur Padrun Da Li Beli Braghi Bianchi
Bella Ciao (Canto Originale Delle Mondine)
La Bella La Va Al Fosso a Resentar
Passa U Ricuttaru - G. Campione
Notte Dei Tonni Alla Tonnara Florio
Cantica Popularia-Incantando (Canti di Terra di Lavoro)
Canto Delle Lavandaie Del Vomero
Canto Delle Lavandaie Del Vomero
Sergio Bruni - Canto Delle Lavandaie Del Vomero
Canto Ritmico dei Cavatori di Marmo
Nel ciclo esistenziale, le ninne-nanne e sovente i lamenti funebri, venivano cantate da donne. Nei canti calendariali e rituali, molto importanti sono quelli di “questua” e quelli abbinati ai riti per la fecondità della terra all’inizio di un periodo agricolo. Nei canti di lavoro sono noti ad esempio, i canti per la raccolta delle olive |
La Raccolta Delle Olive Nel Salento
Canto Di Salinara e Ballo A Jolla
Ogni lavoro un tempo, possedeva un repertorio musicale che “condiva” per così dire, l’attività. Oggi giorno ne è rimasta una piccola parte e d’altronde, sarebbe impensabile l’idea di un repertorio musicale finalizzato esclusivamente alle attività dei camionisti, che potrebbero essere considerati i successori dei carrettieri i quali invece avevano in passato, un importante repertorio musicale. I canti a più voci si dividevano in due categorie: quelli che pur essendo a più voci, cantano una sola melodia (come gli antichi greci con la melica corale o monodica) e quelli che cantano polifonicamente, a più voci, generalmente per terze parallele. |
Da Mille Serenate - Giorgio Tancredi
I brani vocali strumentali sono in genere stornelli, serenate canzoni narrative cantate da voci maschili con accompagnamento di chitarra o comunque da strumenti in grado di produrre accordi per l’accompagnamento. Nei brani strumentali ricordiamo alcuni fra gli strumenti più antichi italiani, come la “launeddas sarda” |
Antonio Domenico Camedda (Cabras 1881-1958) Pilloni
Uno Strumento Antichissimo
Su alcune statuette nuragiche 800 300 a. C. sono state scoperte alcune raffigurazioni di questo strumento. La launeddas è uno strumento polifonico a tre canne, con ancia semplice e senza fori per le dita. Per quanto riguarda la musica colta, poiché è consuetudine cominciare da quella liturgica, diremo che secondo l’opinione di diversi musicologi, Gregorio Magno, l’ideatore del canto gregoriano e Ambrogio, ideatore di quello ambrosiano, sono da considerarsi i primi rappresentanti di un gusto musicale specificamente italiano.
Dopo aver importato ed assimilato l’arte del contrappunto dai maestri fiamminghi, portandola a vette altissime con le scuole romana e veneziana, l’Italia “inventerà” il melodramma esportandolo in tutto il mondo. Nel XIX sec. verrà coinvolta dal movimento romantico da molti ritenuto una specie di rivoluzione culturale.
Ora faremo una panoramica sulle varie tradizioni musicali delle varie città e località italiane; perlomeno le più interessanti e caratteristiche. |
Nel periodo rinascimentale appare in parallelo al madrigale, una forma popolare chiamata: “Villanella” o “Villanella alla Napoletana” o semplicemente “Napoletana”. Secondo alcuni musicologi, questa, divenendo monodica (una sola linea melodica), costituirà la genesi della tipica canzone napoletana che come detto, assorbirà anche elementi dell’Opera e ancora oggi sopravvive alla grande. |
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